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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)
Cos'è Scuolaslow
Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
Il narratore di storie è sempre di ritorno da un lungo viaggio, durante il quale ha visto cose meravigliose e terrificanti (…). Tuttavia non sempre il viaggiatore è stato il protagonista dell’avventura; molte volte ha dovuto accontentarsi di ascoltare le peripezie di un altro. […]
Il narratore trasmette, ma non inventa; che cosa trasmette? (…) la speranza degli uomini nelle proprie possibilità. (..) non c’è speranza se non nella memoria: lì si trovano i trionfi e la lezione impartita dai fallimenti, le vittorie su ciò che sembrava invincibile, l’intervento favorevole o avverso degli dèi, l’annientamento dei tiranni, l’astuzia e il coraggio… Il narratore deve mantenere viva la fiamma più improbabile, quella della speranza, e per questo non può alterare a suo piacimento il messaggio che altri hanno lasciato giungere fino a lui. […] proprio perché in grado di sperare e di infondere speranza, la narrazione è irrimediabilmente ingenua, [nel senso etimologico dell’ ingenuus latino, che ] significa “nobile, generoso” e in senso proprio “nato libero”.
[…] Ciò che torna nella narrazione sono i pilastri della condizione umana:l’incontro con il mare e con la foresta, la nostra definizione rispetto agli animali, l’iniziazione dell’adolescente all’amore e alla guerra, il trionfo dell’astuzia sulla forza bruta, la reinvenzione della solidarietà, i meriti della pietà e del valore.
[…] Già cresciutelli e maturi, ogni tanto torniamo allo spazio proibito delle storie, dove ci attendono in agguato le foreste brulicanti d’occhi folgoranti e le navi fantasma dell’infanzia. Ecco che di nuovo scendiamo nella nebbiosa terra che diede i natali alla nostra anima, anestetizzati dalla maturità, ovattati da quella sensazione di smarrimento controllato che ci invade ogni sabato sera. Inalberiamo una parola che per taluni è censura, per altri incentivo e per altri ancora un antidoto adeguato contro il veleno mortale della nostalgia: evasione. […] Evadere verso dove? Perché se fosse davvero possibile abbandonare questo mondo per un altro più conveniente, non riesco a trovare la benché minima ragione per non farlo. Il punto è stato felicemente enucleato da Paul Eluard: «Ci sono altri mondi, ma sono qui». […] Tuttavia neppure la fuga fa parte del calcolo del narratore, che abbiamo definito all’inizio come colui che viene da lontano. Il narratore non se ne va, bensì è sempre di ritorno.
(Fernando Savater, L’infanzia recuperata, Laterza, Roma-Bari, pp. 8-41)
Accompagnato da Fabrizio De André
con il brano Il ritorno di Giuseppe
Per ascoltarlo cliccare qui
Il quadro:
Rousseau il Doganiere
Donna che cammina in una foresta equatoriale (1905)