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SEMPRE IN CONTATTOStoria sociale del telefono cellulare
di  Joan Agar
Edizioni Dedalo, Bari, pp. 240, € 16,00

IL LIBRO: Capita di scoprirsi all’improvviso senza il cellulare,dimenticato a casa. E di sentirsi, ad un tratto, come nudi ed indifesi. La sensazione dura un attimo, se non si è già attraversata la soglia della patologia e si è ancora in grado di ricordare che l’umanità ne ha fatto a meno per diverse centinaia di migliaia di anni. Ma è comunque rivelatrice del fatto che questo aggeggio si è insinuato nella nostra vita quotidiana, quasi nel nostro corpo stesso, sino a diventarne una propaggine. Di qui il disagio di scoprirsene momentaneamente separati.
   Questo ritrovato, come tutte le tecnologie che nei secoli si sono susseguiti, non nasce –ovviamente- dal nulla. Al contrario, ha una lunga storia che, se volessimo esagerare nel vedere legati insieme tutti i fili della storia dell’uomo, potremmo far partire per lo meno dai primi tam tam nelle foreste. Più sobriamente, la storia di questo genere di comunicazioni può far data dal telegrafo senza fili e, naturalmente conosce un salto straordinario con l’avvento dell’elettronica e con il digitale. Un salto qualitativo di grande portata, si usa dire. Che, poi, non può che diventare un salto quantitativo, essendo le due dimensioni strettamente connesse tra loro, come ci ricordava Hegel due secoli fa.
   Le tappe di questa storia sono ora ricostruite nel libro di Jon Argan, con una angolazione che –assai opportunamente- non si ferma al solo aspetto strettamente tecnologico del cammino. Insieme a questo, vengono analizzate le implicazioni culturale dell’evolversi della comunicazione mobile e gli approcci con essa in diverse aree del pianeta (così come anche le tecnologie che ne sono alla base hanno le loro differenze). Ne esce fortemente ridimensionato il luogo comune che vuole il telefonino, e soprattutto le sue ultime applicazioni che ne ampliano gli usi e le possibilità di contatto con l’esterno (come gli smartphone), come uno strumento omologante. Dal libro di Argan emerge, invece, che  tal strumenti si inseriscono in modo diverso nelle varie realtà ed è oggetto di approcci diversi, tanto che si può parlare di “culture” e non di “cultura” della mobilità.
   Il libro, ancora, affronta aspetti di costume, come l’uso dei cellulari nei film e non sii sottrae a questioni spinose legate alla democrazia, alle intercettazioni e alla tutela della privacy, che nell’epoca degli smartphone e delle tecnologie connesse ha assunto una dimensione assai più amplia e complicata rispetto ai tempi precedenti. Il che mostra che, se dobbiamo imparare a non sentirci perduti quando dimentichiamo il cellulare a casa, non dobbiamo sottovalutare il ruolo che le “culture della mobilità” hanno assunto nella vita dei popoli e nelle relazioni tra essi

L’INCIPIT
: Alcuni libri nascono in seguito a una piccola osservazione che si incista nella memoria dell’autore e lo tormenta. Finché si sente costretto a fermarsi e a dedicare tempo e attenzione a comprendere ciò che ha visto. Sempre in contatto ne è un esempio significativo. Negli anni ’90 i miei amici hanno cominciato a portarsi dietro il cellulare. Io mi sono adeguato più tardi. Quando ho acquistato il mio primo telefonino, il fatti di possederlo non significava più voler essere all’ultima moda, e non era dettato nemmeno da un amore sviscerato per le novità tecnologiche, ma semmai dalla necessità: se ci tenevo ad avere una vita sociale, era il caso che me ne procurassi uno. I miei amici avevano già abbandonato da un pezzo il vecchio modo di organizzarsi in largo anticipo per uscire la sera, con tanto di dettagli precisi sul luogo e l’ora dell’appuntamento. Preferivano abbozzare un accordo e poi concretizzare all’ultimo momento con messaggini o rapide chiamate. così ho comprato il cellulare anch’io, per non rimanere tagliato fuori. […]
   Si può capire quali siano i valori di una cultura da ciò che ci si porta in tasca e nella borsa. Chiavi, pettini, denaro ci dicono che la proprietà, l’aspetto fisico o il commercio sono importanti. Ma quando si tratta di un oggetto costoso, l’investimento in gioco è ancora più importante. Al giorno d’oggi questo è il caso del telefono cellulare, o telefonino.

L’AUTORE: Jon Agar è professore del Dipartimento di Scienze e Studi Tecnologico dell’University College di Londra. Ha insegnato storia della scienza e delle tecnologie nelle Università di Manchester, Cambreidge e Harvard ed è autore di Science in the Twentieth Century and Beyond I e di The Government Machine: A Revolution History of the computer.

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