Novità
Scuola Slow è anche su Twitter (https://twitter.com/Scuolaslow) e su Facebook (https://www.facebook.com/scuola.slow)
La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)
Cos'è Scuolaslow
Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
Storia della vita di Jayber Crow, barbiere, membro della comunità di Port William, scritta da lui medesimo
di Wendell Berry
Lindau, Torino, pp. 520, € 24,00
IL LIBRO: C’è qualcosa di epico nella vita delle persone comuni, nella tessitura di esistenze individuali che concorrono ad ordire la più vasta tela della comunità. Vite che hanno, ognuna, una impronta caratteristica ed irripetibile, ma che resterebbero in una dimensione asfittica, se non si intrecciassero con le altre cento vite alle quali danno e dalle quali traggono alimento.
Wendell Berry ci srotola davanti una di queste tele comunitarie, inquadrandola dal punto di osservazione di una delle tante singole maglie che compongono l’insieme.
Ci narra, così, una storia che egli vorrebbe fosse gustata dal lettore solo come tale, senza la ricerca di messaggi nascosti, come premette, con ironica perentorietà , alla narrazione: «Chiunque tenti di trovare un “testo” in questo libro sarà perseguito; chiunque tenti di trovarvi un “sottotesto” sarà bandito; chiunque tenti di trovarvi un “sottotesto” sarà bandito; chiunque tenti di spiegarlo, interpretarlo, districarlo, analizzarlo, decostruirlo o “capirlo” in qualche altra maniera sarà mandato in esilio su un’isola deserta in compagnia degli altri interpreta tori suoi simili». Parole dalle quali non trasuda una considerazione lusinghiera per i critici letterari. Ma che sono, soprattutto, un invito al sano piacere della lettura, come potremmo dire anche con le parole che Fernando Savater usa per indicare un sano approccio alla lettura de Lisola del tesoro di Stevenson: «non è impossibile commentare e spiegare la narrazione, ma voglio dire che non è ciò che essa vuole, ciò che chiede alla generosità di chi l’ascolta o la legge».
Con questo viatico ci si può inoltrare, dunque,nella storia di Jaiber Crow, per più trent’anni barbiere di Port William, nella cui bottega sono passate persone e vicende che egli racconta, narrandoci nel contempo la propria vita e senza perdere di vista uno sfondo che abbraccia avvenimenti che vanno dalla grande depressione seguita alla crisi del1929 alla seconda guerra mondiale, al Vietnam ed oltre. Con tutte le ripercussioni che avvenimenti che si svolgono su uno scenario apparentemente lontano hanno sulla concreta esistenza di un piccolo centro e sui «suoi delicati equilibri ecologici, economici e umani». Un intreccio, a volte anche doloroso, che non servono a Berry, come ci avverte acutamente la presentazione del libro, per innalzare lodi nostalgiche ai tempi andati, ma per riproporre «temi cruciali per definire l’identità della nostra società: l’effetto disgregante dell’industrializzazione agricola e la distruzione della natura, l’elogio della lentezza e della parsimonia, il rispetto per la Terra, il senso di solidarietà delle piccole comunità e l’amore per il prossimo».
Una ricchezza di temi, non nascosti e non da decifrare, se vogliamo seguire l’invito fatto in premessa dall’autore, ma che non impediscono al lettore di guardare al libro con la propria personale angolazione prospettica. Sempre accompagnato dal piacere di una lettura gradevole.
L’INCIPIT: Non ho mai sistemato un’insegna o un palo da barbiere, e neppure dato un nome al negozio. Non ce n’era bisogno. Tutti conoscevano l’edificio come «il negozio del barbiere». Si chiamava così perché quello da tempo immemorabile era il suo nome. Port William non possedeva molta storia scritta. La sua storia era la memoria vivente di se stesso, e sorvolava gli anni come un raggio di luce in movimento. Il suo inizio era ormai dimenticato, e la fine ancora da scoprire. Pareva fosse lì da sempre. Dopo che sono rimasto lassù un certo tempo, la gente ha cominciato a chiamare il negozio «Jayber Crow», o più semplicemente «Jayber». «Be’, io vado da Jayber» dicevano le persone, come se il posto fosse segnato su una cartina invece che nella loro testa. Non ho mai avuto un telefono e perciò il mio nome non è mai stato sulla guida.
Dal 1937 al 1969 sono stato «il barbiere» di Port William. Il mio negozio si trovava al fondo dell’avvallamento al centro del paese. La strada seguiva il fiume da Hargrave. A circa un miglio da Port William si arrampicava sulle colline, faceva un paio di curve e saliscendi, oltrepassava il cimitero e le case di fronte, poi la chiesa, la banca e un pugno di altre attività, sfilava davanti al mio negozio e all’officina in fondo all’avvallamento, quindi risaliva sfilando davanti ad altre case. In cima alla salita superava la scuola e si allontanava in fretta. I forestieri che attraversavano Port William in auto non hanno mai sentito gran bisogno di rallentare, tranne che in presenza della polizia e per l’abitudine dei locali di conversare da un’auto all’altra fermandosi in mezzo alla strada. E sono ancora il barbiere di Port William, l’unico del paese, anche se ormai non vivo più là dal 1969.
L’AUTORE: Romanziere, poeta e critico, ma anche agricoltore, attivista ecologico, pacifista, Wendell Berry è nato nel 1934 in una cittadina del Connecticut. Autore di saggi, romanzi, raccolte di poesie, ha anche insegnato in diverse università nordamericane. Jayber Crow è il primo romanzo pubblicato in Italia.