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Oralità e scritturaLe tecnologie della parola     
di Walter J. Ong
il Mulino, Bologna, pp. 104, € 10,00

Il libro: Il progressivo diffondersi delle nuove tecnologie, per le quali transitano le comunicazioni fra gli uomini,  ha portato un numero sempre crescente di studiosi ad occuparsi delle diversità che i mezzi stessi determinano nel modo di comunicare e di relazionarsi. E, procedendo genealogicamente,  si è tornati a studiare i mutamenti introdotti nella cultura umana con l’affiancarsi della parola scritta a quella veicolata oralmente. Strada lungo la quale si era già avviata, come è noto, la linguistica a partire da Ferdinand de Saussure. 

che conobbe sviluppi sofisticati con le indagini di McLuhan sulla natura dei mezzi di comunicazione e sul loro influsso sulla società e sui singoli. Proprio con il sociologo canadese ebbe modo di collaborare, da una posizione autonoma ed originale, Walter J. Ong, di cui molto opportunamente il Mulino ripubblica ora un classico degli studi sul tema, Oralità e scrittura, apparso per la prima volta nel 1982 e che sviluppa una ricerca sul rapporto tra oralità, scrittura, stampa e media elettronici.
Lo studioso parte dall’analisi del legame della parola con il suono, che caratterizza l’oralità primaria, vale a dire la comunicazione immediata che è legata alla presenza fisica di chi parla e di ascolta; per, poi, analizzare il passaggio alla centralità della scrittura,  specialmente attraverso il percorso di Platone che, come è noto, se ne occupa in modo critico nella Lettera VII e nel Fedro. E’ proprio la scrittura a rendere possibile una comunicazione che non richiede necessariamente la presenza fisica dei suoi attori e a configurasi, così, come una tecnologia, poiché – come ci ricorda Gino Roncaglia nella Prefazione – richiede strumenti e si attua come una costruzione artificiale. Con una avvertenza fondamentale, che ci  ricorda la collaborazione di Ong con McLuhan: «proprio la natura tecnologica della scrittura mostra come le tecnologie non siamo meri aiuti esteriori, ma anche trasformazioni interiori delle coscienze». 
Ong analizza ampiamente il progressivo affermarsi della scrittura,  il suo correlato allontanarsi ed allontanarci dalla cultura dell’oralità primaria, il subentrare di una oralità diversa, che convive con la scrittura e che è «già pronta a farsi testo, regolata ed organizzata da regole a  loro volta analitiche e astratte», vale a dire secondo le caratteristiche che l’alfabeto e la scrittura hanno introdotto nella comunicazione umana. Una “oralità secondaria”, dunque, che è ben radicata nella cultura della scrittura e che ha trovato nuova linfa nel cinema, nella radio, nella tv, nei mezzi audiovisivi in genere. 
Si tratta di un cammino complesso, che conosce altre svolte rivoluzionarie, come l’avvento della stampa, che gioca un suo ruolo nella nascita della scienza moderna, e , in epoca a noi più vicina, lo svilupparsi dei mezzi elettronici. Un cammino, si è già detto, che non si svolge in un mondo separato della tecnica, che modifica profondamente il nostro modo di percepire e di relazionarsi. Ong non ebbe il tempo di assistere agli ultimissimi sviluppi delle “tecnologie della parola, ma si rese conto, per citare ancora Roncaglia, «dell’avvicinarsi di una nuova, epocale trasformazione, legata non solo all’oralità secondaria dei media audiovisivi, ma anche e forse soprattutto alla convergenza al digitale». Intuisce, cioè, il sorgere «di una sorta di “scrittura secondaria”, (…) che ha con la scrittura primaria e con la stampa lo stesso rapporto che l’oralità secondaria ha con l’oralità primaria». 
Un cammino nel quale Ong si avvia con il conforto di studi e ricerche di cui rende puntualmente conto e che espone in forma gradevole. Un cammino che, in Oralità e scrittura, viene opportunamente arricchito dalla già citata Prefazione di Gino Roncaglia e da due saggi di John Hartley, posti all’inizio e al termine del volume, significativamente intitolati Prima di Ong e Dopo di Ong, che ci aiutano ad inquadrare criticamente quello che, comunque, resta un classico in materia di pensiero ed espressione. (n.c.)


L’incipit: Il mondo della cultura negli ultimi decenni ha cominciato a rendersi conto del carattere orale della lingua e di alcune implicazioni insite nella differenza tra oralità e scrittura. Molte ricerche sul campo , concernenti le società orali, sono state eseguite da antropologi, sociologi e psicologi, mentre gli storici della cultura hanno investigato sempre più a fondo nella preistoria, ovvero nella vita dell’umanità prima che la scrittura rendesse possibile la trasmissione verbalizzata del ricordo. Ferdinand de Saussure (1857-1913), padre della linguistica moderna, richiamò l’attenzione sulla priorità del discorso orale, che sorregge tutta la comunicazione verbale, così come sulla persistente tendenza, anche tra gli studiosi, a considerare la scrittura come la forma base del linguaggio. La scrittura, egli osserva, è caratterizzata al tempo stesso da «utilità, difetti e pericoli»[1]. Eppure egli la riteneva una specie di complemento del discorso orale, e non pensava che potesse trasformare la verbalizzazione stessa[2].
A partire da Saussure, la linguistica ha fatto grandi passi avanti nel campo della fonologia, ossia del modo in cui la lingua è agganciata al suono. […] Ma la linguistica moderna con tutta la sua attenzione all’aspetto fonico del discorso, si è fino a  pochissimo tempo fa occupata solo incidentalmente, quando lo ha fatto, delle differenze tra l’oralità primaria (quella delle culture che non conoscono la scrittura) e la scrittura stessa[3]. Gli strutturalisti hanno analizzato dettagliatamente la tradizione orale, ma per lo più senza metterla esplicitamente a confronto con le composizioni scritte. […] Recentemente, tuttavia,la linguistica applicata e la socio-linguistica si sono sempre più occupate del confronto tra le dinamiche della verbalizzazione primaria e quelle della verbalizzazione scritta.

L’autore: Walter J. Ong (1912-2005), studioso di storia della cultura, di retorica e dei problemi della comunicazione, ha insegnato Humanities alla saint Louis Universirty (Missouri). In Italia sono usciti, per il Mulino, La presenza della parola (1970) e Interfacce della parola (1989).



[1] Corso di linguistica generale, Bari, Laterza, 1970, p. 35.

[2] Ibidem, p. 35.

[3] G. Sampson, Scuole di linguistica, a cura di A. Ancillotti, Milano, Mondadori, 1983.

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