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generazione-decrescente-bRIFLESSIONE SEMI-AUTOBIOGRAFICA SUL MONDO CHE E’. E CHE POTRA’ ESSERE
di Andrea Bertaglio
Edizioni L’Età dell’Acquario
, Torino, pp. 152, €14,00

Il libro: L’aura di sacralità che viene costantemente diffusa da economisti, politici e mass media sul PIL, la devozione sacerdotale con la quale si sviluppa la quotidiana preghiera per la crescita di questa divinità, il suo ergersi a criterio assoluto per determinare il grado di benessere di un popolo, hanno finito per distorcere completamente il nostro rapporto con la realtà e con la nostra interiorità. Così, come nota già nella Premessa Andrea Bertaglio, dal momento che il PIL viene misurato sul valore dei beni e dei servizi prodotti in un  Paese, della circolazione di merci e denaro, delle transazioni economiche, a rigor di logica «se dedico del tempo a mia nonna che se ne sta sola a casa, se regalo un vecchio libro a un amico, se vengo supportato/a moralmente da qualcuno dovrei essere triste: l’economia del mio Paese, infatti, in quel momento non sta crescendo, dato che di soldi non ne sto spendendo e di “consumi” non ne sto facendo. Se invece sono depresso e acquisto bottiglie di whisky e confezioni di psico-farmaci, se installo un allarme perché non mi sento sicuro in casa mia, se me ne sto incolonnato per ore nel traffico consumando più carburante e respirando più gas di scarico per muovermi di pochi metri, invece, dovrei gioire, perché sto facendo “crescere” il mio Paese». Non è l’unico paradosso cui conduce l’elevazione del PIL a regolatore della nostra vita individuale e sociale. E non sono di poco conto le conseguenze sul pianeta e sulla vita degli uomini dell’idea che la crescita debba e possa procedere all’infinito, a cominciare dal degrado ambientale, dal depauperamento delle risorse naturali, dalle sperequazioni disumane tra le varie aree del mondo, dalle ingiustizie sociali, dalle guerre che si combattono per il controllo di materie prime fondamentali per la crescita continua della produzione, magari mascherandole con nobili motivi “umanitari”. In questo rovesciarsi sulla terra di un modo di fare che, con evidente illogicità, pretenderebbe di dar luogo ad uno sviluppo infinito utilizzando risorse che infinite non sono, si delinea un paesaggio ancor più inquietante: la mancanza di prospettive per le nuove generazioni.
Logica, saggezza e senso del reale vorrebbero quindi che il PIL fosse considerato per quello che è: un parametro che indica alcune cose, ma che non riassume l’essere dell’uomo al mondo. E’ quanto sostengono l’autore di questo libro e il Movimento, per la decrescita felice, che non propongono  in alcun modo il ritorno alla candela o il ripudio della tecnologia, ma di utilizzare tutti i vantaggi che ci siamo venuti costruendo nel corso della storia per crescere nella qualità della vita più che nella quantità delle merci, di non lasciare fuori dall’idea di benessere l’azione di volontariato, il dono gratuito, il gesto d’amore. Per ricondurre, come scrive Maurizio Pallante nella  Prefazione, «l’economia al suo ruolo di mezzo di cui gli esseri umani si servono per migliorare la qualità della loro vita», unica strada per ridare prospettiva ai giovani e alle generazioni che non hanno beneficiato in maniera diretta del boom economico. A proposito delle quali, leggiamo nella quarta di copertina: «Quella di chi ha oggi trenta-quarant’anni è la prima generazione che non avrà di più dei propri genitori. Ma non avere di più, non significa non potere fare di più, né tanto meno non avere di meglio. Del resto è proprio questa generazione a parlare con convinzione di sostenibilità o decrescita, sia per una visione diversa della vita e del mondo, sia perché la limitatezza delle risorse appare particolarmente minacciosa per chi ha più anni da trascorrere su questo piccolo pianeta».

L’incipit: Che cosa è, che cosa vuol dire «decrescita»? In effetti è un termine strano, generalmente associato a qualcosa di negativo, tanto da fare quasi paura. Ma perché? Forse perché, per dirla con Serge Latouche, il nostro immaginario è talmente colonizzato da vedere sotto una luce negativa tutto ciò che non riconduce direttamente a crescita, velocità, accumulazione ecc. Vediamo dunque di spiegare in breve che cosa è questa decrescita, e quale tipo di riflessione implica.
La “decrescita” critica il fatto che, come tutti abbiamo sentito almeno una volta al telegiornale, dovremmo andare tutti in paranoia quando il nostro paese non è riuscito nell’ultimo semestre a far crescere la sua economia e, di conseguenza, il suo prodotto interno lordo (PIL). Il termine «decrescita» nasce quindi in ambito economico, nel senso che contesta il concetto di crescita economica illimitata, impossibile su un pianeta limitato.
Questo concetto è bene espresso dalla New Economics Foundation (NEF) di Londra, che ha istituito a tal proposito un club chiamato «Il criceto impossibile» (www.impossiblehamster.org). Con un efficacissimo cartone animato di un solo minuto di durata , il NEF spiega l’assurdità del concetto di crescita illimitata. Perché un criceto impossibile? Perché questo piccolo roditore dalla nascita all’età adulta raddoppia di peso e di dimensioni ogni settimana. Se però, una volta appunto raggiunta l’età adulta, non si dovesse fermare nel suo raddoppio settimanale, al suo primo compleanno raggiungerebbe un peso di circa nove miliardi di tonnellate, divorando un mostro capace di divorare in un solo giorno la produzione mondiale di mais di un intero anno. C’è una ragione per cui in natura si cresce in dimensioni fino a un certo punto. Quindi perché, si chiede il narratore del video, economisti e politici pensano che l’economia possa crescere in eterno?

L’autore: Andrea Bertaglio, classe 1979, scrive per vari quotidiani nazionali, tra cui La Stampa, riviste e web-magazine, occupandosi principalmente di temi ambientali e sociali. Laureato in Sociologia, ha lavorato nel 2007 in Germania presso il Centre on Sustainable Consumption and Production, nato dalla collaborazione tra il Wuppertal Institut per il Clima, l’Ambiente e l’Energia e l’UNEP, il «Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente». Fa parte del Movimento per la Decrescita Felice, di cui è stato vice-presidente e a cui collabora partecipando a seminari, convegni e conferenze. È co-autore del documentario Presi per il PIL.

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