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PRONTUARIO DI PUNTEGGIATURAdi Bice Mortara Garavelli
Laterza
, pp. 162, € 12,00

Il libro: L’uso della punteggiatura è spesso ritenuta, specie da chi non vuol fare la fatica di studiarselo almeno un po’ (anche attraverso la lettura delle opere dei grandi scrittori) come un terreno nel quale scorazzare in piena libertà. E, in effetti, la punteggiatura non deve essere una camicia di forza che formalizzi eccessivamente lo scrivere, togliendogli aria e luce. Ma, come nota  l’autrice di questa libro, la libertà di punteggiatura non va scambiata con l’anarchia. E, per essere esercitata, richiede conoscenza delle “regole” e dei contesti comunicativi.  L’originalità e l’innovazione non nascono mai, insomma, dall’ignoranza di ciò che si sta facendo. Altrimenti si otterranno gli effetti comici tipici della famosa lettera che Totò detta a Peppino De Filippo in un noto film: «Punto! Due punti!! Ma sì, fai vedere che abbondiamo»[1]. O si potrebbe cadere negli strali ironici che Gadda riservò ad alcuni partecipanti ad un concorso letterario, come ci ricorda l’autrice: «Una vaga disseminazione di virgole e di punti e virgole buttati a caso, qua e là, dove vanno vanno, come capperi nella salsa tartara». Ci risparmiamo di aggiungere, qui, l’ironia che proromperebbe nell’analizzare la pressoché totale eliminazione della punteggiatura e la devastazione dell’ortografia che oggi viene perpetrato dal linguaggio in auge negli sms (che però non ha, almeno sinora, velleità letterarie).
La lingua e gli apparati che la sostengono non sono, in ogni caso, un sistema fisso. Al contrario mutano con il mutare delle società, con l’affermarsi di nuove coordinate culturali,  con i cambiamenti dell’universo comunicativo. Ragione di più per muoversi nel suo ambito con spirito libero, ma anche con l’ausilio di conoscenze solide. Questo manuale di punteggiatura, guardando a tutti e due questi apetti dello scrivere, assomma in sé le caratteristiche della serietà della ricerca e della leggerezza espositiva. Essendo scritta da una studiosa di indiscusso prestigio, è sorretto da una conoscenza solida dell’uso e del senso della punteggiatura. Una solidità che consente di scorgere gli spazi di libertà senza correre il rischio di banalizzare la trattazione. E senza il peso della pedanteria. Il manuale, al contrario, è di gradevole lettura ed è costellato di esempi che sono anche momenti di piacevole intrattenimento. Ha, infine, una indubbia utilità, come viene sottolineato nella presentazione dell’editore: «Uso dei segni di interpunzione, regolarità e diversità in relazione ai generi testuali, agli stili e alle occasioni di scrittura: in un agile manuale le risposte ai dubbi più frequenti, le indicazioni pratiche, le riflessioni sul ruolo della punteggiatura nella costruzione del testo, scaturite dalle analisi di una ricca serie di esempi».

L’incipit: Dare «istruzioni per l’uso» della punteggiatura può avere più di una giustificazione. Una, ad esempio, fa leva su una circostanza abbastanza comune: a chiunque scriva possono sorgere dubbi o interrogativi sulla scelta di determinati segni, sulla necessità o sull’opportunità di usarne uno piuttosto che un altro, o nessuno dei due. Altre giustificazioni derivano da inconvenienti non banali né troppo rari: le decisioni che prendiamo sono talvolta –diciamo pure di solito- poco sistematiche; le incoerenze interpuntive serpeggiano in testi a cui si richiederebbe la massima coerenza anche in questo settore. Degli inconvenienti sono in parte responsabili la negligenza, la distrazione, la fretta di chi scrive, e perfino l’ignoranza o la sottovalutazione delle norme. Ma la causa prima delle incertezze e delle incoerenze è la natura polimorfa dell’interpunzione, unita alla relativa labilità dei suoi statuti, mutevoli nel tempo e non ben definiti. Il risultato più vistoso della polimorfia –causa ed effetto di ricchezza e povertà- è la presenza di più funzioni in uno stesso segno.
La decisione di anteporre le indicazioni pratiche alla riflessione sulla natura e sui ruoli diversissimi che ha avuto nel corso dei tempi un sistema variabile come è quello di cui ci stiamo occupando nasce dall’intento di rispondere preliminarmente a una delle possibili aspettative di chi consulti un prontuario. Intento realistico, da cui è dipesa anche la scelta di dirigere l’attenzione sull’attualità prima che sul passato.

L’autrice: Bice Mortara Garavelli  è professore emerito di Grammatica all' Università di Torino. Tra i suoi libri: Le parole e la giustizia. Divagazioni grammaticali e retoriche su testi giuridici italiani (2001, Einaudi)  Manuale di retorica (2010, Bompiani),  Storia della punteggiatura in Europa (a cura si, 2008, Laterza), Prima lezione di retorica (2011, Laterza), Il parlar figurato. Manualetto di figure retoriche (2011, Laterza).


[1] Totò, Peppino e la malafemmina.

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