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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

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ARIANNAIL MITO DI ARIANNA
di Maurizio Bettini e Silvia Romani
Einaudi, Torino, pp. 284, € 30,00 

Il libro: Dagli inferi alle stelle, da un capo all’altro d’Europa, da Esiodo a Nietzsche e a Yourcenar, il mito di Arianna si dipana come il celebre gomitolo legato alla sua storia con Teseo, incrociandosi più volte con se stesso nel corso dei secoli, ma senza riuscire a formare una tela dai contorni definiti. Perché è nella natura stessa del mito dar luogo a variazioni, rielaborazioni, riemersioni in culture anche lontane da quelle in cui è nato. Accade così anche per Arianna che, a partire dalle prime versioni divulgate, ha conosciuto diverse parabole che l’hanno via via portata dal labirinto, luogo inquietante che per diversi studiosi simboleggia il mondo infero (e che tuttavia presenta una via d’uscita) alla spiaggia, spazio aperto ma non privo di insidie, prevalente in varie versioni del mito, fino alla sfera divina, collocatavi dal dio Dioniso, che ne fa la sua sposa (in altre versioni, invece, Arianna si toglie la vita sull’isola di Nasso, in altre ancora rimane pietrificata incrociando lo sguardo di Medusa). Variazioni del mito che, naturalmente, si estendono anche agli altri personaggi, che cambiano i loro contorni e le motivazioni delle loro azioni nelle varie versioni. Valga per tutti l’esempio di Teseo, visto a volte come spregiudicato tombeur de femmes che abbandona senza scrupoli Arianna, che pur l’aveva salvata, altre volte come strumento della volontà divina, che gli provoca un momentaneo stordimento, durante il quale compie l’azione ingrata. Altre volte ancora, Teseo è un eroe misurato e saggio.
   Il mito di Arianna attraversa, dunque, spazi geografici, dimensioni letterarie, epoche storiche. Lo ritroviamo in una congerie di scrittoti greci, latini, rinascimentali, moderni. E, anche, nei mondi delle arti visive e della musica. Un viaggio affascinante attraverso il quale ci guidano ora Maurizo Bettini e Silvia Romani con Il mito di Arianna, il nuovo volume della preziosa collana di Einaudi “Mythologica”, che lo stesso Bettini (coautore di tutti i libri della collana) inaugurò nel 2002 con Il mito di Elena, scritto con Carlo Brillante.
   Lo studioso apre il volume con un racconto ammaliante che presenta, in una seria di sequenze quasi cinematografiche girate dal vivo, Arianna sulla spiaggia di Dia, un’isola «solitaria, sen’acqua  e senza alberi» alle prese con il miraggio di una nave che la salvasse, ma che non sarebbe mai attraccata e con una memoria che riappare a ricordarle l’intrigata vicenda d’amore con il suo Teseo, che l’aveva abbandonata lì dopo aver danzato con lei, per l’ultima volta il geranos, la danza che lei gli aveva insegnato ed eseguendo la quale «era come se si percorresse tutti i cammini del mondo». Una memoria opprimente, dalla quale nell’epilogo drammatico chiede a Dioniso di essere separata per perdersi in un oblio che, concessole, si spanderà per l’intero mare, sino a raggiungere la nave di Teseo, il quale dimenticherà  di mettere le vele bianche, innescando l’ulteriore dramma della morte di Egeo. Un racconto, quello di Bettini, ricco di fili, magie, presagi, simboli che si intrecciano variamente per raccontare una storia ed evocare mondi. 
    Silvia Romani  ci conduce poi con acume e saldezza filologica nel viaggio che il mito di Arianna compie, nel corso dei secoli, nelle varie culture e latitudini, nella diverse interpretazioni, nelle mille raffigurazioni letterarie, pittoriche,  musicali.  Partendo dalla presenza dai contorni incerti ed immersa nelle ombre nella raffigurazione della pompeiana Villa dei Misteri, si giunge alle trasposizioni letterarie degli anni più recenti, attraversando secoli e secoli di grande intensità, dalle mille sfaccettature, che rendono estremamente ricca la storia di Arianna, la quale resta tuttavia «una rotta ricamata nell’ombra; un tessuto sfuggente e lasco; una luce accesa per un attimo e poi subito spenta. E seguirne le orme significa entrare, in sua compagnia, all’interno del labirinto». 
    Un libro, dunque,  che accompagna al rigore della ricerca, che lo rende un testo interessante per gli studiosi, una brillantezza di scrittura che ne fa una lettura piacevole anche il lettore non specialista, che nei libri cerca le storie che viaggiano con la vita. Dove si finisce spesso per incontrare, per l’appunto, il mondo fecondo del mito. (n.c.)

L’incipit: Quella notte la luna illuminava ogni pietra del litorale e ogni cresta del mare. L’isola appariva selvaggia, e se non fosse stato per quella figura di donna – statua o persona? – in piedi fra i mucchi delle alghe, la solitudine sarebbe stata completa. «Passava in cielo l’ora in cui la terra si cosparge di brina», avrebbero un giorno raccontato i poeti. La donna guardava verso il mare e i suoi occhi se ne riempivano, come le pupille di vetro con cui guardano le statue. Improvvisamente quel corpo che pareva di pietra ebbe un sussulto, le braccia si agitarono, percuotendo il petto in un gesto di disperazione. Poi la donna cominciò a correre, con fatica, come se portasse un peso, e correndo si inerpicò lungo l’erta della collina, aggrappandosi agli arbusti, facendo rotolare sassi e zolle di terra. Il cammino era difficile e nell’ansia di arrampicarsi la veste le cadde di dosso: ma lei non rabbrividì. Come se quella luna cattiva, che versava brina e luce sulle rocce, le avesse tolto ogni sentimento. La cima era ormai a un passo eppure le pareva che non sarebbe mai riuscita a raggiungerla. Invece ci riuscì e il vento l’accolse con un urto violento di salmastro. Perché lassù il vento soffiava libero, e rombava come un tempo rombavano i corni nella reggia di Creta.
   Alzò gli occhi, sotto di lei si illuminava un grande tratto di mar. Creste innumerevoli, che parevano impastate con l’argilla di un vasaio, rompevano il nero dei flutti. Le nubi che solcavano il cielo facevano trascorrere ombre sul mare, mentre il moto delle onde simulava figure di carri, di buoi, di grandi animali che d’un colpo si scioglievano per rinascere subito dopo in una forma diversa. La donna guardava. Era una nave quel barlume là in fondo, uno scafo inarcato dallo sforzo dei remi? Una nave greca, con gli occhi beffardi dipinti sulla prora? Gridò, ma la sua voce suonò flebile; volle agitare le braccia, ma il vento le piegò e le torse come a lui piaceva. E poi era troppo buio laggiù. Altre ombre trascorsero sul mare, cavalli bianchi sorsero bruscamente fra i flutti poi si dileguarono in un bagno di schiuma. La sagoma di quella nave, ammesso che fosse mai esistita, era scomparsa del tutto. Un gabbiano salì poco sopra di lei. A lungo restò fisso sul filo del vento, inclinato come un aquilone dalle ali di stoffa. Poi si lasciò cadere a capofitto nel mare che lo attendeva. Fu in quel preciso momento che Arianna cominciò di nuovo a ricordare. Perché nella sua vita Arianna non aveva mai dimenticato nulla. Fin dalla fanciullezza la memoria era sempre stata la sua gioia e la sua malattia.

Gli autori
Maurizio Bettini,  saggista e scrittore, insegna Filologia classica all'Università di Siena. Tra i suoi libri:Il ritratto dell'amante(1992; 2008); Nascere. Storie di donne, donnole, madri ed eroi(1998), Le orecchie di Hermés(2000),Voci. Antropologia sonora del mondo antico(2008);Affari di Famiglia. La parentela nella cultura e nella letteratura antica(2009),Contro le radici(2011) eVertere. Un'antropologia della traduzione nella cultura antica(2012). Nella collana «Mythologica», che dirige presso Einaudi, ha pubblicato:Il mito di Elena(con C. Brillante, 2002),Il mito di Narciso(con E. Pellizer, 2003),Il mito di Edipo(con G. Guidorizzi, 2004), Il mito delle Sirene(con L. Spina, 2007),Il mito di Circe(con C. Franco, 2010);Il mito di Enea(con M. Lentano, 2013);Il mito di Arianna(con S. Romani, 2015). Collabora con la pagina culturale de la Repubblica.
Silvia Romani
è ricercatrice all'Università di Torino dove insegna Mitologia classica. Si occupa di poesia arcaica, di teatro classico, in particolare di Aristofane, e di antropologia del mondo antico. Ha tradotto leOpere e giornidi Esiodo eLo scudo di Eracle(Mondadori, 1997). Ha lavorato sulla concezione della nascita nell'Antichità, tema a cui ha dedicato una monografia (Nascite speciali. Usi e abusi del modello biologico del parto e della gravidanza nel mondo antico,Edizioni dell'Orso, 2004); ha scritto molti articoli e contributi su aspetti diversi del rito e del mito classico. Con Maurizio Bettini ha pubblicato, per Einaudi, Il mito di Arianna(2015). De Agostini ha pubblicato i suoi libri per ragazzi (Iliade,1997;Odissea,1997;Mitigreci,1998).

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