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LE ORIGINI DELLA CREATIVITÀdi Edward O. Wilson, Raffaello Cortina Editore, Milano, pp. 194, € 19,00.

 

«Scoprire di essere parenti può aiutare a fare la pace. Scoprire di avere un’origine comune può aiutare a dare importanza a ciò che ci lega, e non a ciò che ci divide. Succede tra due persone, tra due popoli, tra culture diverse, e persino tra differenti modi di vedere il mondo. L’esercizio che ci propone in questo libro il grande naturalista di Harvard e due volte premio Pulitzer Edward O. Wilson è proprio quello di andare alle sorgenti della creatività umana, per poi comprendere, discendendo lungo le sue correnti, che scienza e umanesimo, oggi così separati, sono in realtà due rami dello stesso fiume».

Homo sapiens è l’unica specie superstite dotata di intelligenza simbolica. Forse altre specie umane sono andate alla ricerca della loro originalità artistica e culturale, ma non ce l’hanno fatta. Il potere di immaginare altri mondi dentro la propria testa, e di saperli raccontare con sfoggio di metafore davanti al fuoco, è ora soltanto nostro. Ne abbiamo fatto un uso ambivalente e ironico: nella nostra natura chimerica, scrive Wilson, siamo progrediti e pericolosi, e più progrediti siamo, più pericolosi diventiamo.

Siamo chimerici perché quella sorgente della creatività umana risiede nel punto di giunzione tra evoluzione biologica ed evoluzione culturale. Da una certa fase evolutiva in poi, orientativamente tra gli 80.000 e i 60.000 anni fa, nella nostra specie l’evoluzione culturale si è innestata in quella biologica, influenzandola e venendone influenzata. Siamo culturali per natura, e sempre più naturali per via culturale e tecnologica. […]

I problemi globali che l’umanità dovrà affrontare (riscaldamento climatico, impoverimento degli ecosistemi, migrazioni, disuguaglianze) richiedono quella lungimiranza che soltanto una convergenza tra la comunità scientifica e i valori più profondi dell’umanesimo potrà generare»[1].

A questa convergenza ci invita Wilson in questo libro, fornendoci numerosi esempi che ne attestano la necessità e accompagnandoci in un lungo viaggio dagli albori dell’umanità fino all’età dell’Intelligenza Artificiale.

 

 

Il risvolto: "La creatività è il carattere distintivo della nostra specie e ha come fine ultimo la comprensione di noi stessi.” Così Wilson avvia la sua analisi delle discipline umanistiche e dei rapporti che le collegano a quelle scientifiche. Ripercorrendo l’evoluzione della creatività dai nostri antenati primati fino ai moderni esseri umani, Le origini della creatività mostra come le discipline a contenuto umanistico, sospinte dall’invenzione del linguaggio, abbiano svolto un ruolo cruciale nel definire la nostra specie. Esplorando una molteplicità di esperienze creative, dall’istinto di creare giardini all’uso delle metafore e dell’ironia nel discorso, fino alla forza della musica, Wilson auspica la nascita di un nuovo e duraturo Illuminismo, nel quale l’amalgama dell’ambito scientifico e di quello umanistico ci garantirà una conoscenza più approfondita della condizione umana, chiarendo in ultima analisi quale sia stata la sua origine.

 

 

L’incipit: La creatività è il carattere distintivo della nostra specie e ha come fine ultimo la comprensione di noi stessi: che cosa siamo, come siamo diventati così e quale destino, se esiste, determinerà le tappe future della nostra traiettoria storica.

Che cos’è, dunque, la creatività? È la ricerca innata dell’originalità. La sua forza trainante è l’amore istintivo che il genere umano prova per la novità – scoprire soggetti e processi mai visti prima, superare antiche sfide e ricercarne altre, il valore estetico del sorprendersi per fatti e teorie inattesi, il piacere che ci danno volti nuovi, il brivido dei mondi sconosciuti. Giudichiamo la creatività in base all’ampiezza della risposta emotiva che evoca in noi. La seguiamo internamente, spingendoci sempre più in profondità nelle nostre menti condivise e verso l’esterno immaginando la realtà in tutto l’universo. I traguardi raggiunti ne producono di nuovi e la ricerca non si interrompe mai.

I due grandi rami della conoscenza, l’ambito scientifico e quello umanistico, sono complementari nel nostro esercizio della creatività. Condividono infatti le stesse radici dell’impresa innovativa. Le discipline scientifiche si occupano di tutto ciò che può accadere nell’universo; le discipline umanistiche di tutto ciò che è concepibile dalla mente umana.

Attingendo alle conoscenze combinate della nostra specie, ognuno di noi può andare ovunque nell’universo, catturare qualsiasi forza, raggiungere qualsiasi meta, cercare l’infinito nello spazio e nel tempo. Naturalmente è anche vero che, quando è governata dalle congetture irragionevoli e dalle passioni animali che tutti condividiamo, la nostra fantasia sfrenata può disintegrarsi nella follia.

 

 

L’autore: Edward O. Wilson,vincitore di die premi Pulitzer per la saggistica, riconosciuto comer uno dei puù insigni scienziati nelpanorama internazionale, è professore emerito di Biologia alla Harvard University, Per Raffello Cortina ha pubblicato La conquista sociale della Terra (2013), Lettere a un giovane scienziato (2013).

 

L’indice:

Prefazione di Telmo Piovani

  1. La conquista della creatività
  2. La nascita delle discipline umanistiche
  3. Linguaggio
  4. Innovazione
  5. Sorpresa estetica
  6. I limiti delle discipline umanistiche
  7. Gli anni dell’abbandono
  8. Le cause ultime
  9. Substrato
  10. Il grande passo in avanti
  11. Cultura genetica
  12. La natura umana
  13. Perché la natura è madre
  14. L’estasi del cacciatore
  15. Giardini
  16. Metafore
  17. Archetipi
  18. L’isola più lontana
  19. Ironia. Una vittoria della mente
  20. Il terzo Illuminismo



[1] Dalla Prefazione all’edizione italiana di Telmo Pievani.

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