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HYBRIDPostumano e mutazione della specie, Filippo La Porta (a cura di), Enrico Damiani Editore, 2019, pp. 128, € 14,00.

 

Il libro: Nel corso del cammino della nostra specie, abbiamo da sempre proceduto in compagnia della tecnologia. La nostra scarsa dotazione biologica iniziale, che ci dava scarse possibilità di difesa da altre specie animali, dal clima e dagli eventi naturali, ci ha spinti a dotarci di attrezzi e protesi che ci consentissero, insieme, la sopravvivenza e lo sviluppo delle civiltà. Gli antichi greci - in particolare Platone nel Protagora – ce lo raccontano con il mito di Prometeo, che rubò agli dei il fuoco e la tecnica per rimediare alla inavvedutezza del fratello Epimeteo ed andò così incontro alla punizione divina, come Eschilo mette in scena nel Prometeo incatenato. Nel corso dei millenni sono andati aumentando i materiali conosciuti, le capacità di manipolarli, le invenzioni con le quali l’uomo ha tentato di ripararsi meglio, di difendersi e di aggredire con più efficacia, di risparmiare energia nel lavoro. Tanto che è andata via via aumentando la componente del simbionte (unione di biologia e tecnologia, secondo la definizione di Giuseppe O. Longo), è cresciuto il livello di capacità ed automatismo delle macchine, si è giunti alle ricerche e alle applicazioni pratiche dell’intelligenza artificiale. Ed è sempre più forte l’influenza degli umani nelle vicende della natura (ad esempio con i prodotti geneticamente modificati), nei mutamenti climatici, nella sedimentazione nel terreno di materiali da lui prodotti. Al punto che la comunità scientifica ritiene esaurita è pronunciata per la chiusura dell’epoca dell’Olocene e l’apertura dell’Antropocene.
Stiamo, dunque, assistendo alla formazione di un nuovo anello della catena evolutiva, con l’avvento di un essere postumano, o transumano? E, dunque, di un nuovo modo di stare al mondo, con tutte le sue implicazioni etiche? Insomma: il postumano, o transumano, è già fra noi?
All’analisi di questi problemi, che richiedono risposte complesse e che chiamano in causa tutti gli aspetti del nostro vivere, si dedica questo libro, curato da Filippo La Porta (con postfazione di Antonio Pascale), scritto da studiosi di diverse discipline, che ci fornisce una introduzione di spessore a chi voglia avviarsi all’approfondimento di un tema così decisivo per il nostro avvenire. E, al contempo, rappresenta una lettura di estremo interesse anche per il lettore che vuole semplicemente informarsi sullo stato dell’analisi del problema. Una lettura consigliabile, dunque, tanto agli specialisti che al vasto pubblico.

 

Il risvolto: Al postumano (o transumano) ci siamo già arrivati: cibo geneticamente modificato, protesi di nuova generazione, tecnologie riproduttive, clonazione…

Tutto questo può essere visto sia come felice opportunità (con nuove straordinarie forme di soggettività, aperta anche verso gli animali) sia come cupa distopia (l’incubo di una intelligenza artificiale in grado di governare il mondo senza di noi).

Sull’aggrovigliata questione del postumano – tra ingegneria genetica, tecnologie dell’informazione, robotica – si sono formati due partiti opposti: scientisti ottimisti e umanisti pessimisti. Per i primi, tra i quali troviamo anche femministe, mistici, filosofi, siamo alla vigilia di un ulteriore stadio della evoluzione, e la tecnologia ci potrà liberare dalla malattia, dal corpo e perfino dalla morte. Per i secondi siamo alla fine della civiltà umanistica, e l’uomo stesso rischia di diventare antiquato, per certi versi superfluo.

Un gruppo di scienziati e umanisti ci guida nelle profondità del problema e delle sue implicazioni bioetiche, lasciando poi a noi la scelta: sgomenti o entusiasti?

 

L’incipit: “Sarà vero che l’umanità è sull’orlo di un balzo tecnologico che la porterà ad avere poteri simili a quelli di una divinità?”. Con questo interrogativo comincia il contributo del primo dei nostri autori. L’umanità sogna di oltrepassarsi proprio quando sente di essere sull’orlo di una catastrofe. In molti preannunciano una mutazione di specie, un superamento dell’umano (come lo abbiamo conosciuto e sperimentato) promesso dall’enorme sviluppo di ingegneria genetica, robotica, biotecnologia, medicina rigenerativa e nanotecnologia. Per la prima volta l’essere umano è in grado di prendere in mano l’evoluzione e migliorarla. Ora, al postumano o transumano (uso spesso i due termini, impropriamente, come sinonimi, anche se nel transumano è implicita l’idea di un superamento dell’umano verso l’“alto” e non verso un “dopo”) ci siamo già arrivati; cibi geneticamente modificato, protesi di nuova generazione, tecnologie riproduttive, clonazione… (il termine “transumanesimo”, o “transumanismo”, fu inventato da Julian Huxley negli anni ’20). Ma chiediamoci: davvero una nuova specie sostituirà l’homo sapiens? L’avvento del postumano come felice opportunità (la vita oltre l’individuo e oltre la specie, nuove e straordinarie ibridazioni, scomparsa di malattie) o distopia degna del più cupo Philip Dick? Già Pinocchio può essere associato alla dignità del postumano: rappresenta una figura al confine tra artificiale e umano, un burattino di legno che ci permette di esplorare i limiti dell’umano. Sulla complicata questione del postumano si sono formati, come vedremo tra poco, due “partiti” opposti (variante del celebre “apocalittici e integrati” di Umberto Eco): ottimisti scientisti (e superomisti) e pessimisti umanisti (malinconici).

Il curatore:Filippo La Porta, critico e saggista, collabora regolarmente con la Repubblica. Fra i suoi libri: Maestri irregolari, Bollati Boringhieri 2007; Meno letteratura, per favore, Bollati Boringhieri 2010; Pasolini, Il Mulino 2012; Roma è una bugia, Laterza 2014; Indaffarati, Bompiani 2016; Il bene e gli altri. Dante e un’etica per il nuovo millennio, Bompiani 2018; Disorganici, Edizioni di storia e letteratura 2018. Per Enrico Damiani Editore ha curato e prefato: 12 apostati, 12 critici dell’ideologia italiana, 2015; Canone 2030. Una scommessa sulla letteratura italiana, 2016; Di cosa stiamo parlando?, 2017.

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