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EDIPOdi Giulio Guidorizzi, il Mulino, Bologna, 2020, PP. 168, € 14,00.

L'Edipo re di Sofocle: il capolavoro tragico che nel corso del tempo è stato decisivo punto di riferimento per pensatori come Aristotele e Freud. La storia è nota: Edipo, re di Tebe, deve trovare e punire l'assassino di Laio, il vecchio sovrano, perché solo così la città sarà liberata dalla pestilenza. La verità da conoscere è lì, evidente, eppure nessuno la vede. È questo silenzio, questa rimozione collettiva, che affascina il lettore. E anche l'angosciosa ricerca del protagonista, che ha il coraggio di guardare dentro sé stesso e i propri segreti. Alla fine il giallo si scioglie: è lui il colpevole, ha ucciso Laio senza saperlo suo padre, per poi sposarne la vedova Giocasta, sua madre. La vicenda di Edipo si eleva così a parabola della fragilità umana, dell'azione cieca del destino, del dolore e della tragicità del conoscere

Voi che abitate Tebe, la mia patria, guardate Edipo che risolse l'enigma famoso e fu l'uomo più potente, invidiato da tutti i cittadini: guardate in quale abisso di sventura è precipitato. Perciò non chiamate felice nessuno che attende il suo ultimo giorno, prima di aver visto se attraversa il confine della vita senza aver provato dolori.

Una recensione: [..] Con la passione e la sicurezza che contraddistinguono i suoi scritti, Guidorizzi ci conduce attraverso le pieghe del mito, mostrandoci la modernità della tragedia greca in generale e dell’Edipo re in particolare (non a caso apprezzato e studiato anche da Freud, che vi aveva letto l’agire oscuro dell’inconscio). È interessante ritornare, in una rilettura a posteriori, accompagnati da mano sapiente, su dettagli che prima si erano trascurati e adesso acquistano nuova densità: l’esplosione di violenza inspiegabile che oppone a un incrocio un figlio e un padre, ciascuno perseguitato dai propri fantasmi, e ignaro che siano speculari rispetto a quelli dell’altro; il concorrere tragico di una forza superiore e ineluttabile e delle scelte e le passioni individuali (“il destino prepara lo sfondo, la scelta dell’uomo lo riempie. Ognuno ha la sua porzione di scelta, per quanto esigua”, p. 22). Questi tre fattori sono le polarità intorno a cui si articola il dramma, e la lettura che ne propone l’autore, con l’intento esplicito di sollevare questioni (come quella dell’indipendenza della sofferenza rispetto alla colpa) che non si potranno mai risolvere in maniera definitiva: “l’Edipo re è la tragedia delle passioni, oltre che del destino e della scelta” (p. 23).
Per permetterci di comprenderne la genesi, Guidorizzi risale indietro nel tempo, fino alle radici del male, che affondano nella figura stessa di Laio, “un uomo senza morale, senza giustizia, spinto dalla parte più bassa dell’anima” (p. 25), che ha violato in preda agli eccessi l’ordine del cosmo ed è pertanto destinato a pagare con la vita. Anche Edipo del resto si muove in base a un impulso, che però riconosciamo come molto più umano, più vicino a noi: il desiderio di sapere, di conoscere le proprie origini, e poi ancora quello di non fare male a chi si ama. A innescare l’azione sono delle coincidenze, sempre legate a una parola di troppo, buttata lì per caso (o forse per un impulso profondo, nato dalla coscienza, o piuttosto dalla volontà degli dei). Lo studioso ritorna più volte sul tema conduttore dell’ambiguità del linguaggio, alla base di molta dell’ironia tragica del testo, ma anche delle principali svolte della trama – nella sua triplice forma di profezia oracolare, lapsus dei parlanti, potenza evocativa del sogno. L’errore di Edipo è di non capire che di fronte alla volontà divina non esiste possibilità di scampo. All’uomo è solo dato di scegliere se e come guardare in faccia la propria sorte.
[…]la scrittura, piana e gradevole, si presta a soddisfare l’aspettativa di un pubblico più o meno esperto, ripercorrendo da un lato i diversi nuclei fondanti della vicenda, ma offrendo anche interessanti scorci sulla ricezione del mito in epoche successive (perché “un mito è fatto per essere raccontato, e ogni volta che lo si racconta cambia un po’”, p. 54), approfondimenti di carattere antropologico e possibili agganci con il presente. Edipo infatti è uomo antico, ma anche pienamente novecentesco, grazie all’interpretazione che ne ha dato il padre della psicanalisi, su cui Guidorizzi indugia con piacere […].
Il “nuovo” Edipo, che Freud inaugura e che accompagna tutto il Novecento, delinea un tipo di uomo inquietante perché dentro di lui si manifesta un intreccio di forze davanti alle quali la volontà è disarmata; forze in conflitto tra loro, che rendono vana la volontà di essere come si è deciso di essere e anche come si è convinti di essere. (p. 52-53)
Con Edipo si indagano tematiche attualissime, come la possibilità di autodeterminarsi, l’esistenza del caso, il rapporto tra colpa e volontà. Per esplorarne le diverse sfaccettature, la trattazione si muove a livello sincronico tra le diverse riscritture del mito diffuse nella Grecia antica, ma anche lungo lo sviluppo della storia immaginato dallo stesso Sofocle (nell’Edipo a Colono il protagonista ormai anziano si autoassolverà per non aver mai desiderato fare il male che gli è capitato). E, mentre si seguono i ragionamenti proposti dallo studioso nella lunga premessa teorica, o si ripercorre il testo vero e proprio con un’attenzione inedita, non si può far a meno di ritrovare in Edipo una voce che sembra parlarci ancora direttamente.  
(Carolina Pernigo, Scendere nell’abisso con Edipo, Critica Letteraria, 7 settembre 2020- https://www.criticaletteraria.org/2020/09/giulio-guidorizzi-sofocle-il-mulino.html)

L’incipit:L’Edipo re è molto più che un’opera teatrale. A Sofocle riuscì di creare un modello, e non lo sapeva: questo dramma, infatti, nel corso di epoche molto lontane tra loro, ebbe la sorte di servire da punto di riferimento a pensatori della grandezza di Aristotele e Freud, al primo come esempio di perfetta tragedia, al secondo come guida per penetrare nei meandri dell’inconscio. Come opera teatrale, l’Edipo re forse non è perfetto: altri drammi antichi, poniamo la Medea o le Baccanti, stanno meglio sulla scena, emozionano e commuovono di più: ma probabilmente nessuna come l’Edipo re è così capace di aprire un baratro davanti ai lettori.
A Voltaire la tragedia di Sofocle non piaceva: troppe irragionevolezze e troppe illogicità. Tutto è chiaro subito, eppure bisogna arrivare alla fine perché il Mistero si sciolga. E poi, poca lucidità nei personaggi, tutti sballottati dal caso e non padroni di sé. E la trama d’amore, la più tragica delle passioni, dov’è? La soluzione è lì, evidente sin dall’inizio, davanti a tutti, eppure nessuno la vede. Oppure, forse tutti sanno, ma nessuno dice?
Invece a noi piace per lo stesso motivo per cui il filosofo la criticava. Sono appunto il silenzio, la rimozione, l’essere in bilico tra sapere e non sapere, tra dire e nascondere, la sotterranea e continua tensione che ce la rendono affascinante: e anche il viaggio del personaggio verso il centro di sé stesso, perché Edipo è un uomo che tra rabbie e angosce ha però il coraggio di svelare il suo segreto fino in fondo. Così cade dentro il suo personale abisso; non ha la scaltrezza di Ulisse, non sa (o non vuole?) evitare la sua Cariddi né uccidere il suo Ciclope.
Sin dalla prima lettura, non si può non rimanere intrappolati da quest’opera. Intrappolati è la parola giusta. Edipo è intrappolato nel suo destino, e noi siamo intrappolati da Edipo.

L’autoreGiulio Guidorizzi ha insegnato Letteratura greca all’Università degli Studi di Milano e di Torino. Col Il Mulino ha pubblicato anche La trama segreta del mondo. La magia nell’antichità (nuova ed. 2019) e Il grande racconto della guerra di Troia (2028).

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