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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)
Cos'è Scuolaslow
Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
Sostituita con locuzioni astruse, l'alternanza scuola-lavoro continua ad essere un terreno scivoloso, nel quale si infiltrano abusi e manovre ideologiche. In nome dell'avvicinamento tra scuola e realtà. Come se la scuola vivesse su Marte e bisognasse riportarla a terra.
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Cosa ci insegnano i dati, di David Spiegelhalter, Einaudi, Torino, 2020.
Nei secoli la statistica ha svolto un ruolo di primo piano nella comprensione scientifica del mondo, e quotidianamente ognuno di noi sperimenta in quali innumerevoli modi le affermazioni statistiche determinano la nostra vita o vengono abilmente sfruttate da parte dei media e dei centri di potere. Nell’era in cui i big data si affermano come disciplina fondamentale del mondo dell’economia, della finanza e in tutti gli aspetti della vita politica e sociale, essere consapevoli delle basi della statistica è più importante che mai. Con questo libro, semplice e autorevole insieme, David Spiegelhalter guida il lettore attraverso i principi essenziali di un universo fondamentale quanto sconosciuto. Partendo da casi particolari della vita di tutti i giorni per introdurre ai concetti generali, Spegelhalter ci mostra quanto la statistica possa contribuire per esempio a catturare un serial killer prima che colpisca ancora o a individuar il passeggero più fortunato del Titanic o a capire quanto uno screeening medico sia veramente necessario. E poi, quanti alberi ci sono sul pianeta? Davvero gli ospedali con più pazienti hanno tassi di sopravvivenza più alti?
L’incipit: Harold Shipman è stato condannato per il maggior numero di omicidi della Gran Bretagna, benché non corrispondesse allo stereotipo del serial killer. Tra il 1975 e il 1998 questo mite medico di famiglia della periferia di Manchester praticò ad almeno 215 pazienti anziani un’iniezione con una forte overdose di oppiacei. Fece infine l’errore di falsificare il testamento di una delle vittime, inserendo un lascito di denari a proprio favore: la figlia della paziente era avvocata, insorsero sospetti, poi un’ispezione del suo computer rivelò cartelle cliniche modificate a posteriori, per aggravare lo stato di salute delle vittime. Shipman, noto fan delle nuove tecnologie fin dai primordi, non si era però reso conto che a ogni modifica era associato un orario (fra l’altro, questo è un buon esempio di dati che permettono rivelazioni inaspettate). Furono riesumati 15 pazienti che non avevano subito la cremazione: l’autopsia constatò livelli letali di diamorfina, la forma dell’eroina per uso medico. Nel 1999 Shipman fu processato con l’accusa di 15 omicidi, ma scelse di non difendersi e in tribunale non disse mai nulla. Fu condannato all’ergastolo; si avviò poi un’inchiesta per appurare se avesse commesso altri crimini, e se lo si sarebbe potuto smascherare prima. Fui uno degli statistici chiamati a testimoniare; l’inchiesta identificò 215 vittime certe di Shipman, e altre 45 vittime possibili.
Questo libro si concentra sull’uso della statistica per rispondere al tipo di interrogativi che insorgono quando vogliamo capire il mondo […] La statistica può chiarire e far comprendere i problemi che affrontiamo, ma tutti sanno che se ne può fare un cattivo uso, spesso per sostenere che un certo punto di vista o semplicemente per attirare l’attenzione. Saper valutare l’affidabilità delle affermazioni statistiche sembra essenziale nel mondo moderno, e spero che grazie a questo libro vi sentirete in diritto di mettere in discussione i numeri incontrati nella vita quotidiana.
L’autore: Sir David John Spiegelhalter dirige il Winton Center for Risk and Evidence Communication nell Statistical Laboratory della University of Cambridge. È uno dei più citati ed influenti ricercatori del suo campo, ed è stato eletto Presidente della Rpyal Statistical Society per il 2017.18.
Siamo alle prese con nuove forme di analfabetismo, sulle cui cause c’è molto da riflettere. La formazione di persone colte, libere, capaci di governare la complessità può essere attuata con criteri aziendalistici? L’educazione è il tempo della semina e richiede pazienza e tempi lunghi.
Nel campo scolastico le rilevazioni quantitative dei risultati vanno prese con le molle: soggetti ed oggetto dell’istruzione e dell’educazione sono individui unici, irripetibili, portatori di storie personali, oltre che di caratteristiche comuni che ne fanno persone del nostro tempo. Gli standard ai quali li si vuole commisurare rappresentano, perciò, un’astrazione. Comprensibile, poiché la società vuole capire cosa accade in una istituzione di cui si è assunta il carico. Ma dannosa quando essa diviene il fine dell’istruzione e dà luogo ad una sorta di ossessione valutativa. I test schematizzati costituiscono, in tal senso, più che un rischio.
di Gianfranco Mormino, Raffaello Cortina, Milano, 2020, pp. 274, € 24,00.
Il volume descrive come i massimi filosofi dell’Occidente abbiano affrontato il problema di rendere più vivibile il mondo, elaborando teorie sulla condizione dei singoli individui e sull’organizzazione della vita sociale e fornendo indicazioni su come metterle in pratica. Con rare eccezioni, sono partiti da un acuto disagio per lo stato delle cose, analizzandone i punti deboli e indicando possibili rimedi. Muovendo dall’idea che la filosofia sia un’attività di problem-solving, e precisamente uno strumento volto a migliorare la vita attraverso la riflessione e l’argomentazione, l’autore presenta la storia della morale dall’antica Grecia a oggi, individuando i mali contro i quali i filosofi hanno combattuto e gli obiettivi che hanno proposto come desiderabili. La filosofia pratica si definisce tale sia perché si occupa dell’azione (praxis) sia perché mira a un cambiamento dell’esistenza concreta; poiché dunque in essa convivono una dimensione teorica (come si può cambiare qualcosa se non lo si conosce?) e una dimensione “militante”, il volume si rivolge non solo a chi vuole sapere ma anche a chi vuole occuparsi di sé e degli altri.
Contro il lavoro disumano, di Antonio Aloisi e Valerio De Stefano, Editori Laterza, Bari-Roma, pp. 248, € 18,00.
Automazione, piattaforme, smart working, algoritmi: il mondo del lavoro sta vivendo una vera e propria rivoluzione. La paura è che crolli il numero degli occupati e che il lavoro umano venga riconosciuto e apprezzato sempre meno. Si teme la capacità di controllo dei software di intelligenza artificiale. Ma non esistono tecnologie buone e tecnologie cattive; esistono usi distorti e usi consapevoli delle invenzioni e delle innovazioni.