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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)
Cos'è Scuolaslow
Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
Onorare le storie dei pazienti, di Rita Charon, Raffaello Cortina, Milano, 2019, pp. 300, € 25,00.
Il libro: A più di un paziente sarà capitato di avere a che fare con un medico ingrugnito, che lo tratta come uno scocciatore e, per spiegare quel che sta facendo, borbotta quattro parole tecniche incomprensibili ai più. Medici che ignorano come la loro scienza, se spogliata del senso umano del loro operare, può far funzionare, forse, l’organismo, ma gela il cuore. Medici che ignorano come il paziente non sia un mosaico di organi, ma un essere composto di fisico, pensieri e sentimenti. Si tratta, naturalmente, di casi limite. Ma non è neanche raro di incontrare medici che, per quanto rispettosi del paziente, non riescano a inserire il rapporto con il paziente e le informazioni sullo stato di salute all’interno di una relazione umana che tenga conto di ansie, sentimenti, solitudini. E che, formalmente corretti, affidano all’asetticità del linguaggio il mantenimento di una distanza che non considera la sfera emotiva del paziente. Che non considera l’unicità del paziente, giacché ogni persona può vivere la stessa malattia in modo molto diverso.
Per superare la barriera linguistica, con i suoi risvolti negativi nella relazione medico-paziente, Rita Charon ha inaugurato e percorso un sentiero nuovo, che ci racconta in questo libro, Medicina narrativa, nel quale anche il sottotitolo ha una valenza di immediata evidenza: Onorare le storie dei pazienti. Un percorso che mette insieme ricerca teorica e illustrazioni di esperienze cliniche, scoprendo analogie tra la medicina e le strutture della narrazione, del romanzo, del racconto.
Il colore del cibo. Geografia, mito e realtà dell'alimentazione, di Vito Teti, Meltemi, Milano, 2019, pp. 284, € 24,00.
Il tema: Prospettata come genuina, salutare, scudo contro l’obesità indotta dalle abitudini alimentari disordinate e sbilanciate, che spesso vengono raggruppate sotto l’etichetta di junk food, cibo spazzatura, la dieta mediterranea conosce da alcuni decenni un successo crescente. Da star dell’universo gastronomico. Molto di tale popolarità si deve, però, all’azione del marketing, che ha trovato valide ragioni per proporla ben al di là dei luoghi che le danno il nome. La triade -olio-vite-grano, la varietà di prodotti ortofrutticoli e il pesce sono oggi, in effetti, apprezzati in tante parti del mondo. Bizzarramente, però, l’espandersi della fama della dieta mediterranea ha coinciso con l’aumento, proprio nelle regioni che si vorrebbero come sua origine, dei cibi che essa contemplava solo marginalmente o per nulla: carne, grassi, zuccheri, ad esempio.
Siamo alle prese con nuove forme di analfabetismo, sulle cui cause c’è molto da riflettere. La formazione di persone colte, libere, capaci di governare la complessità può essere attuata con criteri aziendalistici? L’educazione è il tempo della semina e richiede pazienza e tempi lunghi.
Nel campo scolastico le rilevazioni quantitative dei risultati vanno prese con le molle: soggetti ed oggetto dell’istruzione e dell’educazione sono individui unici, irripetibili, portatori di storie personali, oltre che di caratteristiche comuni che ne fanno persone del nostro tempo. Gli standard ai quali li si vuole commisurare rappresentano, perciò, un’astrazione. Comprensibile, poiché la società vuole capire cosa accade in una istituzione di cui si è assunta il carico. Ma dannosa quando essa diviene il fine dell’istruzione e dà luogo ad una sorta di ossessione valutativa. I test schematizzati costituiscono, in tal senso, più che un rischio.
Essere "umani" nel monto antico, di Maurizio Bettini, Einaudi, Torino, pp. 144, € 12,00.
Il libro: Quelli dei naufraghi, dei profughi e dell’accoglienza non sono problemi inediti, sorti in tempi – i nostri – che conoscono calamità su vasta scala (carestie, guerre, terre ipersfruttate che non danno più di che vivere) e conseguenti migrazioni epocali (7 milioni di persone in fuga dalle proprie terre). Sono fenomeni che, in dimensioni e con modalità differenti, hanno sempre interessato il pianeta. Dando luogo ad approcci diversi, ad accoglienze e respingimenti, ad aperture e rinserramenti a seconda delle condizioni storiche e delle culture dei popoli che ne erano investiti.
La solitudine di una generazione iperconnessa, a cura di Matteo Lancini, Raffaello Cortina, Milano, pp. 334, € 26,00.
Il libro: Centomila ragazzi italiani agli arresti domiciliari. Non in forza di sentenze della magistratura. Ma per scelta propria, se di scelta si può parlare. È questo il numero impressionante dei giovanissimi che nel nostro Paese vivono 24 ore al giorno, per mesi o anni, autoreclusi in una stanza, spesso con le tapparelle abbassate, avendo, come unico contatto con il mondo, la Rete. Ancora ”pochi” di fronte al milione di coetanei giapponesi di pari condizione, che in quella terra uno psichiatra ha etichettato come hikikomori, termine che corrisponde al nostro stare in disparte.
Ma come si arriva a escludere dalla propria vita tutti i contatti diretti con gli altri e ad accettare solo quelli di natura virtuale?