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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)
Cos'è Scuolaslow
Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
La quarantennale esperienza del maestro Franco Lorenzoni raccontata in un colloquio con Peppe Aquaro, sul Corriere della Sera e nel libro I bambini ci guardano (Sellerio editore).
La nuova era dell’intelligenza artificiale, di AA.VV. , a cura di Douglas Heaven, Edizione Dedalo, Bari, 2018, pp. 272, € 16,90.
Il libro: Il progredire dell’intelligenza artificiale e la creazione di sempre più sofisticate macchine intelligenti ha portato con sé speranze, entusiasmi, timori, persino incubi. L’uso che se ne fa nell’assistenza ai malati, nella chirurgia, in svariate funzioni sociali, ci ha reso amiche queste macchine, ha aumentato il senso di sicurezza, ha reso più facili le comunicazioni, ha fondato la speranza di poter contare su aiuti materiali e “intelligenti” anche in situazioni di solitudine, di difficoltà, di carenza di sostegno umano. Ma, d’altro canto, sono stati anche evocati scenari che destano preoccupazioni di vario grado, fino a quello massimo che vede le macchine intelligenti impadronirsi del mondo, sottomettere l’uomo e metterne a rischio la futura esistenza della specie.
Che le preoccupazioni non siano peregrine è certificato dal fatto che numerosi studiosi e scienziati hanno più volte lanciato l’allarme. D’altro canto sono molto diffuse, tra i ricercatori, anche le voci rassicuranti, che prefigurano un avvenire nel quale l’umanità potrà contare su supporti artificiali che renderanno più confortevole e duratura l’esistenza.
A fare il punto su un dibattito che, per i suoi aspetti pratici e per i suoi risvolti etici (e persino teologici), si propaga anche nel senso comune, Interviene a proposito questo libro a più mani che mette insieme articoli apparsi su New Scientist e capitoli elaborarti per l’occasione, mandato in libreria dalle Edizioni Dedalo.
Onorare le storie dei pazienti, di Rita Charon, Raffaello Cortina, Milano, 2019, pp. 300, € 25,00.
Il libro: A più di un paziente sarà capitato di avere a che fare con un medico ingrugnito, che lo tratta come uno scocciatore e, per spiegare quel che sta facendo, borbotta quattro parole tecniche incomprensibili ai più. Medici che ignorano come la loro scienza, se spogliata del senso umano del loro operare, può far funzionare, forse, l’organismo, ma gela il cuore. Medici che ignorano come il paziente non sia un mosaico di organi, ma un essere composto di fisico, pensieri e sentimenti. Si tratta, naturalmente, di casi limite. Ma non è neanche raro di incontrare medici che, per quanto rispettosi del paziente, non riescano a inserire il rapporto con il paziente e le informazioni sullo stato di salute all’interno di una relazione umana che tenga conto di ansie, sentimenti, solitudini. E che, formalmente corretti, affidano all’asetticità del linguaggio il mantenimento di una distanza che non considera la sfera emotiva del paziente. Che non considera l’unicità del paziente, giacché ogni persona può vivere la stessa malattia in modo molto diverso.
Per superare la barriera linguistica, con i suoi risvolti negativi nella relazione medico-paziente, Rita Charon ha inaugurato e percorso un sentiero nuovo, che ci racconta in questo libro, Medicina narrativa, nel quale anche il sottotitolo ha una valenza di immediata evidenza: Onorare le storie dei pazienti. Un percorso che mette insieme ricerca teorica e illustrazioni di esperienze cliniche, scoprendo analogie tra la medicina e le strutture della narrazione, del romanzo, del racconto.
Schiavi, animali, macchine, Intelligenza Artificiale, di Remo Bodei, il Mulino, Bologna, pp. 408, € 28,00.
Dominio e sottomissione sono i due termini di un rapporto di potere fortemente asimmetrico che innerva la storia dell’umanità e che nella civiltà occidentale ha conosciuto numerose metamorfosi. Di questa vicenda millenaria il libro offre una magistrale ricostruzione, mettendo a fuoco alcuni momenti esemplari e sempre soffermandosi sulle teorie filosofiche che hanno plasmato i nostri modi di pensare, sentire, agire, e sulle implicazioni antropologiche, politiche e culturali connesse ai cambiamenti. A partire dalla tradizione antica della schiavitù che trova in Aristotele la sua più potente legittimazione, il racconto si snoda lungo i secoli per concentrarsi sull’evoluzione delle macchine chiamate a sottrarre il lavoro umano prima agli sforzi fisici più pesanti, poi a quelli mentali più impegnativi. Un processo che continua oggi con i prodigiosi sviluppi dei robot e degli apparecchi dotati di Intelligenza Artificiale o, detto altrimenti, con il trasferimento extracorporeo di facoltà umane come l’intelligenza e la volontà, e il loro insediamento in dispositivi autonoli.
Il colore del cibo. Geografia, mito e realtà dell'alimentazione, di Vito Teti, Meltemi, Milano, 2019, pp. 284, € 24,00.
Il tema: Prospettata come genuina, salutare, scudo contro l’obesità indotta dalle abitudini alimentari disordinate e sbilanciate, che spesso vengono raggruppate sotto l’etichetta di junk food, cibo spazzatura, la dieta mediterranea conosce da alcuni decenni un successo crescente. Da star dell’universo gastronomico. Molto di tale popolarità si deve, però, all’azione del marketing, che ha trovato valide ragioni per proporla ben al di là dei luoghi che le danno il nome. La triade -olio-vite-grano, la varietà di prodotti ortofrutticoli e il pesce sono oggi, in effetti, apprezzati in tante parti del mondo. Bizzarramente, però, l’espandersi della fama della dieta mediterranea ha coinciso con l’aumento, proprio nelle regioni che si vorrebbero come sua origine, dei cibi che essa contemplava solo marginalmente o per nulla: carne, grassi, zuccheri, ad esempio.