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GRECIA ANTICAa cura di Jean-Pierre Vernant, Raffaello Cortina, Milano, 2018, pp. 356 + XLI, € 29,00

Il libro: Tornata (se mai era tramontata) ad affermarsi in tante parti del mondo come mezzo per affrontare conflitti economici, religiosi, etnici, la guerra si ripropone prepotentemente all’attenzione anche di quelle altre parti, come l’Europa, che, pagato l’immenso tributo di sangue con le due guerre mondiali, sembrava averla messa nel dimenticatoio. È tornata all’attenzione quotidiana anche da noi per via del terrorismo che, oltre ad introdurre frammentati stati di guerra nelle città europee, rimanda alle situazioni e ai luoghi di guerra permanente da cui scaturisce. E vi è tornata, ovviamente, per la risonanza che gli eventi bellici trovano nei media e nei social sempre più presenti nella nostra vita quotidiana.

La crudeltà e le efferatezze belliche -e i disastri di vite, di culture, di città e di paesaggi che esse provocano- e che quotidianamente entrano, attraverso le immagini, nelle case anche dei popoli “in pace” farebbero pensare ad un fenomeno tutto moderno. Molto antica è, invece, la presenza della guerra nel mondo. Si potrebbe, anzi dire che essa da sempre accompagna l’uomo nel suo cammino. Antica è anche la riflessione sulla guerra da parte degli uomini, se già in Eraclito troviamo il famoso frammento: «Polemos è padre e re di tutte le cose, e gli uni indica come dei, altri come uomini, gli uni fa schiavi, gli altri liberi». Frammento dal quale si può dedurre «l’anteriorità della guerra rispetto i confliggenti», come ricorda Umberto Curi nella approfondita prefazione a questo volume. Con il che la guerra assurge a modalità non solo distruttiva e si presenta anche come «produttrice di nuove forme, di nuovi ordini». Questo emerge dal mondo antico e questa è la linea di ricerca che accomuna i saggi raccolti nel libro. Ma è ancora così? Continua Polemos la sua opera che fa sorgere «non solo l’opposizione, le fratture, gli scarti, le distanze, ma anche le giunture e le aggiunte[1]»? Si può discutere, se si interpreta il Polemos non in chiave strettamente di guerra cruenta. Ma certo è, ricorda ancora Curi, che, nell’ultimo secolo «la guerra non è più intessuta di leali duelli tra campioni, ne è più “mestieri di eserciti” (come la definiva Alessandro Manzoni), ma è diventata attività di sterminio indiscriminato, paradossalmente sempre più riguardanti popolazioni civili, e sempre meno tale da coinvolgere i professionisti della guerra».
Questo per l’oggi. Ma il volume analizza, con ricchezza di contributi caratterizzati dal rifuggire schemi ideologici, le idee e la pratica della guerra nella Grecia antica, dalla civiltà micenea fino all’epoca ellenistica. Passando attraverso i poemi omerici, Atene, Sparta e le altre polis, la guerra del Peloponneso. Analizzando le tecniche belliche di terra e di mare, i significati politici, gli aspetti giuridici e i mutamenti che tutti questi aspetti fanno registrare nelle diverse fasi storiche. Nonché le loro ripercussioni sulle diverse civiltà. E utilizzando l’archeologia, la mitologia, le fonti di varia natura.

   Il tutto a comporre un quadro di grande interesse per gli specialisti, ma ben leggibile  anche da chi non è addentro all’argomento. Ed utile a tutti per riflettere su passi importanti del cammino dell’umanità.

Il risvolto: Jean-Pierre Vernant e altri studiosi come Marcel Detienne e Pierre Vidal-Naquet presentano qui i risultati di una ricerca svolta in una duplice prospettiva, storica e sociologica, nella quale non si è trattato soltanto di delineare una panoramica delle istituzioni militari e di elaborare il ritratto psicologico del combattente ma, in modo ancor più approfondito, di definire il ruolo, lo statuto sociale e il significato stesso della guerra nella civiltà greca.

   Il mondo miceneo, il sistema classico e l'epoca ellenistica costituiscono i tre momenti in cui si articola il nuovo volto della guerra. Nel mondo miceneo, essa sembra costituire una funzione specializzata. Con la polis classica e la falange degli opliti, la guerra diventa "politica": la figura del guerriero cede il posto al cittadino-soldato e l'attività guerriera si confonde con la vita in comune del gruppo. In epoca ellenistica, con gli eserciti di mercenari reclutati dai principi per conquistare imperi, la guerra si separa dalla politica, per assumere la forma di un'attività professionale al servizio dei sovrani.

L’incipit dell’Introduzione: Il presente studio La Guerra nella Grecia antica ha fatto epoca, non solo per la qualità degli interventi, forniti da un’ampia gamma dei migliori specialisti della materia, ma anche, e soprattutto, perché si è trattato del primo tentativo di affrontare una parte considerevole della vita sociale greca in una prospettiva comparatistica.

   Il testo può oggi considerarsi un classico. Per attribuire a questa riedizione -sotto una nuova forma- tutta la sua portata, è certamente opportuno ricordare in quali condizioni e con quale spirito il Centre de recherches comparées sur les societes anciennes, che io stesso dirigevo, ha potuto avviare e svolgere questa ricerca. In una prima fase, alcuni storici hanno delineato un quadro generale, necessariamente molto schematico, della funzione guerriera nella Cina preimperiale, presso gli Assiri, gli Ittiti, nell’antico Israele, in Grecia, a Roma e nell’Arabia preislamica. Questo rapido confronto sottolineava già l’estrema varietà del fenomeno. La guerra non è un fatto umano costante e universale -esistono società che non la conoscono- ma si presenta come un fascio di istituzioni, connesse a determinate condizioni storiche e che comportano sempre un qualche elemento di arbitrarietà, nel senso che i linguisti attribuiscono a tale termine. Armi e tecniche di guerra, reclutamento, addestramento, comportamento dei combattenti, cornice spaziale e temporale della lotta, occasioni e motivi di conflitto, definizione del nemico, procedura di avvio e di abbandono delle ostilità, convalida della sconfitta e della vittoria: l’insieme delle articolazioni dell’attività guerriera rivela, attraverso la molteplicità delle sue regole, aspetti di diversità e variazione. Inoltre, il ruolo stesso della guerra in una società, le funzioni che essa vi assume, i significati che essa riveste per i gruppi in conflitto non sono dati permanenti. Lo statuto sociale della guerra ha subito, nel tempo, delle trasformazioni, così come la configurazione delle istituzioni guerriere.

Il curatore: Jean-Pierre Vernant, storico della filosofia, storico delle religioni e antropologo, studioso dell’età classica, si è occupato in modo particolare della mitologia greca. È stato professore onorario al Collège de France. Tra le sue opere ricordiamo: Mito e tragedia nell'antica Grecia (con P. Vidal-Naquet, Einaudi, 1977), Mito e pensiero presso i greci (Einaudi, 1978), Mito e società nell'antica Grecia (Einaudi, 1981), tra mito e politica (Raffaello Cortina, 1998), L’individuo,la morte, l’amore (Raffaelo Cortina, 2000), Le astuzie dell'intelligenza nell'antica Grecia (Laterza 2005), Senza frontiere (2005), L’uomo greco (Laterza 2012), Dialogo sulla storia (Laterza 2015).


[1] Così Derrida in un passo riportato da Curi, nell’introduzione, a p. XXXVII.

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