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LA GRANDE ACCELERAZIONEUna storia ambientale dell'Antropocene dopo il 1945, di J. R. McNeill Peter EngelkeEinaudi, Torino, 2018, pp. 258, € 22,00.

 

 Il libro: Da ospite del pianeta, al pari di tutti gli altri viventi, l’’uomo si è andato trasformando progressivamente nella creatura che ha impresso la sua mano sul destino del Pianeta, di ciò che in esso vive e anche in parte di ciò che lo circonda. Al punto che gli studiosi hanno ormai accettato l’idea che l’Olocene, che ci ha accompagnato per oltre 11 mila anni, possa dichiararsi concluso e che l’epoca geologica nella quale viviamo debba definirsi Antropocene, La svolta si ebbe nel Settecento, quando si cominciò ad usare su scala sempre più ampia l’energia derivante dai combustibili fossili, le tecnologie si svilupparono e richiesero fabbisogni energetici sempre più elevati, la produzione di anidride carbonica aumentò sensibilmente e, con essa, l’inquinamento atmosferico. Inoltre ebbe inizio un incremento demografico di ampia portata che fece lievitare, a sua volta, l’esigenza di risorse alimentari, idriche, di energia per uso civile e, poi, dei prodotti dell’industria destinati ad un consumo sempre più di massa.                         

A cavallo della metà del secolo scorso, tutto ciò subì ina ulteriore, potente accelerazione che ha poi inciso su tutto l’equilibrio del pianeta, a cominciare dalle condizioni climatiche.
In modo chiaro e ben ordinato, facendo uso di varie discipline, questa grande accelerazione viene ricostruita dal libro di John R. McNeill e Peter Engelke, che Einaudi ha da poco mandato in libreria.
Il racconto di questo rapido cammino prende le mosse dall’immediato secondo dopoguerra e procede attraverso le vicende storiche che hanno inciso sui cambiamenti ambientali, l’impatto che l’inurbamento e il mutare delle società e delle attività umane hanno avuto sul clima, sulle risorse forestali, idriche, naturali in genere. Esaminandole nella loro connessione con la storia civile, politica, militare che, ovviamente, non può andare disgiunta da quella ambientale, essendo con essa in stretta connessione e determinando assai spesso l’andamento. Non sono estranee le scelte politiche, ad esempio, nella diffusione di fertilizzanti che hanno ricadute pesanti sull’ambiente, sulla salute umana e sulle possibilità di vita di specie animali; , le scelte energetiche inquinanti; le colate di plastiche e cemento che invadono territori vastissimi.
Si è trattato, nello svolgersi dei decenni, di un fardello che l’umanità ha messo sulle sue proprie spalle e che indurrebbe ad una visione pessimistica dell’oggi, ma che postula nel contempo una generalizzata presa di coscienza e interventi responsabili a livello politico ed istituzionale.

 
Il risvolto: La Terra è da poco entrata in una nuova era, in cui l’uomo condiziona 
sempre più massicciamente l’ecologia globale: il periodo più anomalo nella storia della nostra relazione con la biosfera. Dalla metà del xx secolo, il ritmo accelerato dell’uso di energia, le emissioni di gas serra e la crescita della popolazione hanno spinto il pianeta dentro un gigantesco esperimento incontrollato. I numeri sono impressionanti: più di tre quarti dell’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera ha avuto luogo dal 1945 a oggi; nello stesso periodo il numero di veicoli a motore è cresciuto da 40 a 800 milioni, la popolazione del pianeta è triplicata e gli abitanti delle città sono passati da 700 milioni a 3,5 miliardi. Un gigantesco terremoto ecologico, del quale La Grande accelerazione spiega cause e conseguenze, evidenziando il ruolo dei sistemi energetici, nonché gli andamenti dei cambiamenti climatici, ambientali e urbani. Finora, gli uomini non hanno mai gestito i cicli biogeochimici del pianeta. Ma se provassimo a controllare questi sistemi attraverso la geoingegneria, inaugureremmo un’altra fase dell’Antropocene. Quali che ne siano gli esiti.

L’incipit: A partire dal XIX secolo geologi, studiosi di scienze della Terra, biologi dell’evoluzione e altri loro colleghi hanno diviso la storia della Terra in una serie di ere, periodi ed epoche. Costoro, studiando quanto rivelato dai resti fossili, si sono basati, approssimativamente, sulla storia ambientale del pianeta, soprattutto sui momenti di svolta dell’evoluzione della vita sulla Terra. Ci troviamo (ormai da molto tempo) nell’era Cenozoica, nel periodo denominato Quaternario. E, all’interno del Quaternario, siamo nell’epoca dell’Olocene, che comprende all’incirca gli ultimi 11 700 anni. A connotare questo periodo e soprattutto il clima, una fase interglaciale che finora si è dimostrata gradevolmente continua rispetto alle precedenti. Tutto ciò che convenzionalmente viene considerato storia umana, compresa l’intera storia dell’agricoltura e dell’inizio della civiltà, è cominciato nell’Olocene. O forse si potrebbe dire che tutto si è svolto nell’Olocene.
     Questo saggio accoglie l’ipotesi secondo cui nella storia della Terra l’Olocene sarebbe da considerarsi ormai concluso e avrebbe lasciato spazio a qualcosa di nuovo: l’Antropocene. A partire dal 2000, l’idea dell’Antropocene e stata diffusa dallo studioso olandese Paul Crutzen, esperto di chimica dell’atmosfera e vincitore del premio Nobel nel 1995 per il suo studio sulla riduzione dello strato di ozono nella stratosfera. Secondo Crutzen l’alterazione della composizione dell’atmosfera, soprattutto l’aumento di anidride carbonica, ampiamente documentato, era tanto ronunciata e potenzialmente densa di conseguenze per la vita sulla Terra da portarlo a concludere che fosse iniziata una nuova fase della storia del pianeta, durante la quale il genere umano si era imposto come un’influenza decisiva sull’ecologia globale. Il nodo centrale del concetto e il seguente: un nuovo periodo (non sappiamo se si tratti di un’epoca, un periodo o un’era, in termini geologici) che ha preso forma nel momento in cui le azioni umane hanno posto in secondo piano la silenziosa persistenza dei microbi e le interminabili rotazioni ed eccentricità orbitali della Terra, interferendo con i suoi sistemi fondamentali.
     Crutzen sostenne che l’Antropocene fosse cominciato nel tardo portarono allo sfruttamento di altri combustibili fossili, in particolare Settecento, con l’inizio del regime energetico basato sui combustibili fossili. Negli anni ottanta del Settecento, l’uso del carbone stava già diventando parte integrante della vita economica della Gran Bretagna e in seguito avrebbe rivestito un ruolo sempre più ampio nell’economia globale. Le nuove tecnologie e i nuovi fabbisogni energetici petrolio e gas naturale. Già nell’ultimo decennio dell’Ottocento, metà dell’energia mondiale era ottenuta da combustibili fossili, e nel 2015 tale quota aveva raggiunto quasi l’80 per cento. La storia moderna si è dispiegata nel contesto di questo regime energetico basato su combustibili fossili e, come vedremo, della crescita esponenziale dei consumi di energia.
     Sebbene Crutzen dia meno peso a questo fenomeno, sullo sfondo della storia moderna c’è anche l’incremento demografico incontrollato. Nel 1780 vivevano sulla Terra circa 800/900 milioni di esseri umani. Nel 1930 c’erano più o meno due miliardi di persone, e nel 2011 sette miliardi. Anche se allora nessuno se ne rese conto, a partire da metà del Settecento cominciò una crescita demografica consistente e di lungo periodo, che partì piano ed ebbe (come vedremo) una vera e propria impennata dopo il 1950. Nessun primate, forse nessun mammifero, ha mai goduto di condizioni tanto favorevoli alla riproduzione e alla sopravvivenza durante tutta la storia della Terra. Nella storia demografica della nostra specie non c’è, né mai ci sarà, nulla di simile all’aumento della popolazione avvenuto in tempi moderni, e la sua cronologia conferma l’idea di Crutzen, secondo cui l’Antropocene avrebbe avuto inizio nel XVIII secolo. Entrambe le impennate cui si è assistito, nel consumo di energia e nella crescita della popolazione, ebbero inizio nel Settecento e sono tuttora in corso. Nessuno può prevedere come si evolveranno in futuro, ma nelle pagine che seguiranno proveremo a formulare qualche ipotesi. Ad ogni modo, a partire dalla fine del XVIII secolo la specie umana si è avventurata in una nuova impresa che non conosce precedenti nella storia e nella biologia.

 

Gli autori:

J. R. McNeill insegna Storia ambientale e del mondo alla Georgetown University,

Washington (D.C.). Per Einaudi ha pubblicato Qualcosa di nuovo sotto il

sole. Storia dell’ambiente nel xx secolo (2002).

Peter Engelke è Senior Fellow presso lo Strategic Foresight Initiative dell’Atlantic

Council, Washington (D.C.).

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