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IL CANTO DEGLI ALBERIdi David George Haskell, Einaudi, Torino, pp. 296, € 28,00.

 

 

David George Haskell rivolge le sue straordinarie capacità di osservazione a una dozzina di alberi in giro per il mondo, per dimostrare come la storia, l'ecologia e il benessere dell'umanità siano strettamente intrecciati con la vita delle piante. Che si trovi immerso nel fitto fogliame di una foresta dell'Amazzonia, all'ombra di un pero cinese a Manhattan o di un ulivo di Gerusalemme, Haskell è sempre in grado di entrare mirabilmente in contatto con la complessa energia vibrante di interi ecosistemi. Allertati, i suoi sensi s'affinano: non vi è poro di foglia, granello di polline, molecola atmosferica, riverbero di un canto d'uccello o ritmico crepitare di pioggia che sfugga all'acume del suo sguardo e alla finezza del suo udito. E il lettore, rapito dalla lirica sensibilità della sua prosa, ammira e ascolta bellezze e paesaggi altrimenti inimmaginabili. Un albero del corallo ci fa comprendere il ricco tumulto ecologico della foresta tropicale minacciata dai giacimenti petroliferi. A migliaia di chilometri di distanza, le radici di un abete balsamico del Canada sopravvivono in terreni poveri solo con l'aiuto di funghi e una rete di connessioni di quasi due miliardi di anni. In Giappone, la ricerca del luogo d'origine del pino bianco rende lampanti inaspettate parentele tra le piante dell'Asia orientale e quelle dei monti Appalachi. Le sequoie pietrificate nelle Montagne Rocciose raccontano come il clima della Terra si sia sviluppato attraverso gli scambi tra alberi, comunità dei viventi e atmosfera. Sebbene le azioni degli uomini stiano sempre piú recidendo le reti biologiche del pianeta, gli alberi, grandi connettori naturali, ci insegnano ad abitare in relazione con ciò che è la fonte, la sostanza e la profonda bellezza della vita stessa.



L’incipit: Per i greci di Omero, kleos, la fama, era fatta di canti. Le vibrazioni nell'aria racchiudevano la misura e la memoria della vita di ognuno. Ascoltare, dunque, significava apprendere ciò che è durevole. Ho prestato orecchio agli alberi, in cerca del kleos ecologico. Non ho trovato eroi, singoli individui intorno a cui intrecciare la storia, bensì ricordi vivi di alberi, raccontati dai loro canti che parlano di una vita comunitaria, di una rete di relazioni. Noi esseri umani partecipiamo a questa conversazione, come parenti di sangue, membri incarnati di questa comunità. Ascoltare, dunque, equivale a sentire le nostre voci e quelle della nostra famiglia.

Ogni capitolo di questo libro è dedicato al canto di un particolare albero: la fisicità del suono, le storie che danno vita a tale suono, e le nostre reazioni emotive, fisiche e mentali. Gran parte di questo canto si svolge al di sotto della superficie acustica. Ascoltare, dunque, significa appoggiare uno stetoscopio sull'epidermide di un paesaggio, e sentire cosa si agita lì sotto.

Ho cercato alberi in luoghi che, in apparenza, sono di natura molto diversa. I primi capitoli del libro raccontano storie di alberi che sembrano vivere separati dagli uomini, eppure l’esistenza di questi alberi e la nostra, presente e futura, sono strettamente intrecciate. Alcuni di questi legami sono antichi quanto la vita stessa; altri sono rivisitazioni, nell’epoca dello sviluppo industriale, di temi antichi. Mi sono poi rivolto verso resti riesumati di alberi morti da tempo immemore: i fossili e il carbone. Queste vestigia mettono in luce le storie biologiche e geologiche del passato e, forse, aiutano a intravvedere il futuro. Il terzo gruppo di capitoli si occupa degli alberi che vivono nelle città e nei campi. Gli esseri umani sembrano dominare, la natura invece pare assente o sottomessa. Le relazioni biologiche originarie rimangono tuttavia onnipresenti in ogni essere.

In ciascuno di questi luoghi il canto degli alberi scaturisce da una relazione. Nonostante i tronchi degli alberi sembrino condurre un’esistenza a sé stante, la loro vita contraddice questa visione atomistica. Tutti noi, alberi, esseri umani, insetti, uccelli, batteri, siamo entità plurali. La vita è un insieme di reti incarnate. L’Unicità, perfettamente autonoma e benevolente, non trova posto in queste reti viventi: esse sono piuttosto il luogo in cui le tensioni ecologiche ed evolutive tra cooperazione e conflitto vengono negoziate e risolte. Queste lotte spesso non portano all’evoluzione del più forte, del più indipendente dagli altri, bensì al dissolversi del sé in un tessuto di relazioni.

Poiché la vita è una rete, non esiste nulla di simile alla «natura» o «all’ambiente» intese come entità separate e distinte dagli esseri umani. Facciamo parte della comunità della vita, costituita di relazioni con «altri», dunque il dualismo umano/naturale, cosìcaro a molte filosofie è, dal punto di vista biologico, del tutto il lusorio. Noi non siamo, come recita un canto popolare: «viandanti stranieri» in giro per il mondo. E non siamo neppure le creature estraniate delle Ballate liriche di Wordsworth, cadute dalla

Natura in una «pozza stagnante» di artificio per deformare «la bellezza delle cose». Il nostro corpo e la nostra mente, le nostre «arti e le scienze» sono altrettanto naturali, e selvagge, come sono sempre state.

Non possiamo restare al di fuori del canto della vita. Noi siamo fatti di questa musica: è la nostra natura.

    La nostra etica dunque deve essere quella dell’appartenenza, un imperativo reso più urgente che mai dai tanti modi in cui le azioni umane stanno sfilacciando, modificando e recidendo reti biologiche planetarie. Ascoltare gli alberi, i grandi connettori naturali, significa dunque imparare ad abitare quelle relazioni che sono la fonte, la sostanza e la bellezza della vita stessa.

 

L’autore: David George Haskell insegna Biologia alla University of the South, Sewanee, Tennessee. Oltre a studi specialistici dedicati alla sua materia, ha pubblicato saggi e poesie. Con il libro La foresta nascosta (Einaudi 2014) ha vinto il National Outdoor Book Award ed è stato finalista al Premio Pulitzer 2013 per la saggistica. Nel 2018 Il canto degli alberi ha ricevuto la John Burroughs Medal per il miglior libro di storia naturale.

 

L’indice:

Parte prima

Albero del corallo

Abete balsamico

Palmetto

Frassino verde

Interludio. Mitsumata

Parte seconda

Nocciolo

Sequoia e pino giallo

Interludio. Acero

Parte terza

Pioppo americano

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Ulivo

Pino bianco giapponese

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