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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)

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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

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CURAdi Moreno Montanari, Mursia,Milano, pp. 170, € 14,00

Il libro: Partendo dalla prospettiva indicata nell’ incipit (che potete leggere qui sotto e che si richiama a Nietzsche) Montanari invita a liberarsi dalla tendenza a considerare patologica ogni forma di disagio esistenziale per provare a pensare filosoficamente "la fatica di essere se stessi". Capitolo dopo capitolo, il volume si dipana in un percorso nel quale la malattia e l'eccesso di medicalizzazione, l'ansia da prestazione e il senso d'inadeguatezza, la bassa soglia di sopportazione delle difficoltà, il risentimento e il senso di colpa rispetto al tempo passato, la frustrazione per quello presente e l'angoscia per quello futuro, la relazione tra la paura di morire e quella di vivere si trasformano in opportunità per esaminare il nostro modo di essere al mondo e per vedere se l'esistenza, 

inquadrata da nuove prospettive, possa apparire sotto una luce diversa che ne rischiari il senso e le dia nuovo slancio. E se la filosofia non sarà sempre in grado di apportare agli uomini quella guarigione che "consisterà nel liberare l'anima dalle preoccupazioni della vita, per condurla alla semplice gioia di esistere" - come amava dire Epicuro -, essa potrà almeno insegnargli "a non farsi ingannare".

L’incipit: Secondo Nietzsche la filosofia non nasce affatto, come si è invece soliti pensare, da un afflato disinteressato al sapere, ma da un’inquietudine esistenziale figlia dell’incapacità dell’uomo di dare un senso alla propria esistenza. «Un’enorme lacuna circondava l’uomo –egli non sapeva giustificare, spiegare, affermare se stesso, soffriva del problema del suo significato. Soffriva anche d’altro, era principalmente un animale malaticcio: ma non la sofferenza in se stessa era il suo problema, bensì il fatto che il grido della domanda “a che scopo soffrire” restasse senza risposta. […] L’assurdità della sofferenza non la sofferenza è stata la maledizione che fino ad oggi è dilagata su tutta l’umanità»[1].
   In virtù della sua peculiare capacità di indagare il senso delle cose la filosofia apparve dunque, sin dai suoi albori come una cura per l’anima: «La filosofia cura le malattie dell’uomo […] I suoi argomenti stanno all’anima come i rimedi del medico stanno al corpo. Essi sono in grado di sanare, ed è in conformità alla loro capacità di sanare che vanno valutati. Come l’arte medica compie progressi prestando soccorso al corpo malato, analogamente si comporta la filosofia verso l’anima in pena».
[2]
   Anche se questa definizione di Martha Nussbaum si riferisce alla filosofia ellenistica, già nel V secolo a. C., Democrito spiegava che «la medicina è l’arte che cura le malattie del corpo e la filosofia quella che sottrae l’animo al dominio delle passioni»
[3], e Socrate, suo contemporaneo, invitava gli uomini a prendersi cura della loro anima «affidandosi coraggiosamente alla ragione come a un medico»[4]. Da allora ai giorni nostri, seppur progressivamente ridimensionato e diversamente interpretato nel corso dei secoli, il richiamo alla filosofia come cura non è mai venuto meno. Anche se , da Epicuro a Wittgenstein, non sono mancati filosofi che, nel solco di questa analogia, hanno propostole loro riflessioni come vere e proprie terapie, questo libro si propone di indicare nella cura, e non nella terapia, lo specifico della filosofia. Tale scelta, oltre a essere filologicamente più corretta[5] rispetto all’altra, permette di uscire dal sempre più dilagante fenomeno di medicalizzazione della vita che, considerando «patologico» qualsiasi fenomeno di disagio e «malattia» qualunque problema esistenziale , sta riducendo l’individuo a un impersonale sistema immunitario da sanare. A differenza della terapia, la cura attinge e rimanda invece a una pluralità di ambiti semantici capaci di abbracciare un orizzonte diverso e più ampio rispetto a quello medico-sanitario.

L’autore: Moreno Montanari, nato ad Ancona nel 1969, vive e lavora a GrottammareMONTANARI (AP). Dottore di ricerca in dialettica e mondo umano, socio fondatore di SABOF (www.scuolaphilo.it/sabof.html), è analista biografico a orientamento filosofico e consulente filosofico di Phronesis (www.phronesis.info). Propone, tanto nei suoi corsi quanto nei suoi libri, una contaminazione di psicologia del profondo e pratiche filosofiche d’Oriente e d’Occidente. Ha scritto Hadot e Foucault nello specchio dei Greci. La filosofia antica come esercizio di trasformazione (2009) e Il Tao di Nietzsche (2004) e ha curato il volume collettaneo Consulenza filosofica: terapia o formazione? (2006).



[1] F. Nietzsche, (…), La genealogia della morale, Adelphi, Milano, 1993, p. 156.
[2] M. Nussbaum, (…) Terapia del desiderio. Teoria e pratica nell’epoca ellenistica, Vita e Pensiero, Milano, 1998, p. 22.
[3] Democrito, Fr. 31 (..), in I presocratici. Testimonianze e frammenti, Rizzoli, Milano, 1995, p. 761.
[4] Platone, Gorgia, in Opere complete, vol. 5, Laterza, Roma-Bari, 1992, p. 179.
[5] Secondo Michel Foucoault l’intera filosofia antica può considerarsi come espressione «della cura di sé». Cfr. M. Foucoault (…) La cura di sé, Feltrinelli, Milano, 2001; id. (…) Tecnologie del sé, Bollati Boringhieri, Torino, 1992 e id. (…) L’ermeneutica del soggetto. Corso al Collège de France (1981-82), Feltrinelli, Milano, 2003.

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