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(Nando Cianci)
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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
Il talento di Zi’ Angelo
che nulla sa di internet
di NANDO CIANCI
Nella valle del Sangro un anziano contadino veleggia serenamente verso le 90 primavere. E’ un uomo di straordinaria cultura. Ha terminato gli studi nel 1936 conseguendo la licenza elementare. Le letture, di cui andava ghiotto, sono sempre state limitate dalla scarsità dei libri in circolazione durante la sua gioventù e dalle esigenze dei lavori che gli confiscavano l’intera giornata, dall’alba al tramonto. Leggeva e rileggeva, perciò, i pochi libri che riusciva a conquistare, rinunciando ai due gelati all’anno che gli toccavano in occasione delle
festività solenni: La Genoveffa, Pinocchio e Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno.
Ha tenuto, però, sempre spalancati gli occhi e le orecchie sul gran libro del mondo ed ha immagazzinato nella sua tranquilla ed estesa memoria una quantità enorme di storie, con le quali racconta il mondo a se se stesso e agli altri. Ha conquistato una saggezza radicata nell’intreccio delle mille esperienze umane e fantastiche che popolano le sue straordinarie narrazioni.
Per tutti è Zi’ Angelo e viene chiamato nelle più svariate occasioni a narrare le sue storie: in incontri sulla cultura locale, in rassegne teatrali, persino in una scuola di teatro, dove rappresenta una specie di lezione vivente. E non è uno sprovveduto: memorabile, alcuni anni fa, un suo duetto improvvisato con Ascanio Celestini sul palcoscenico de Il Paese Mediterraneo, una rassegna teatrale che si tiene ogni estate a Paglieta, in provincia di Chieti.
Un uomo saggio, portatore di una sapienza antica e di una cultura viva. Ma che, stando ad una versione della democrazia che va circolando in questi mesi, non ha diritto di parola. Perché Zi’ Angelo conosce il mondo e le sue storie, ma non sa neanche accendere un computer. Dunque, se –come dicono alcuni- alla democrazia si partecipa prevalentemente sul web, Zi’ Angelo è fuori dalla comunità.
Questo paradosso non viene qui evocato per menare un fendente alla visione della vita che ci va proponendo, attraverso le sue votazioni sul web, il Movimento 5 Stelle. Il quale, nel suo voler incarnare esigenze diffuse di rinnovamento, forse mitizza gli strumenti nuovi del comunicare, ma dimentica quelli che, pur vecchi di millenni, sono ancora assai diffusi. Come, ad esempio, la parola e il dialogo. Nessuna polemica: solo la posizione di una questione che va al cuore della democrazia. Si dice, infatti, che il web renda possibile la democrazia diretta. Solo che i milioni di italiani che, per età o per cultura non sanno usare il pc sono esclusi dal novero di coloro che possono partecipare alle decisioni. Ma la democrazia, per essere tale, deve fondarsi sul principio di inclusione, non su quello di esclusione. Con il rischio che il potere, dalla casta attuale, di cui davvero non se ne può più, passi ad un’altra casta: quella degli informatizzati abili nella navigazione. Magari fondamentalmente onesta e di buona volontà, ma sempre casta, nel senso di gruppo racchiuso in sé e che non ha titolo a rappresentare gli interessi generali. Perché immergendosi nel web si può anche avere l’impressione di tenere sotto controllo, di vedere (e di dominare) il mondo intero. Ma, nella realtà dei fatti, la gran parte del mondo vive al di fuori della rete. E non può esservi trascinata dentro a forza (anche questo non sarebbe affatto democratico).
Occorre abbandonare, dunque, la presunzione che solo nel web stia la vita e risieda la sostanza della democrazia. Perché anche persone come Zi’ Angelo, pur ignorando il concetto di ”società liquida” di Bauman, sanno benissimo che viviamo in una società nella quale il cambiamento continuo e vorticoso delle situazioni rende difficile avere punti fermi di riferimento e valori duraturi. E tuttavia continuano a coltivare la speranza di un rinnovamento che si sostanzi in qualcosa di concreto: esercitare in pieno il diritto di cittadinanza. Perché i tanti Zi’ Angelo di cui abbonda il mondo hanno avuto spesso per destino quello di non contare nulla. Non avevano voce in capitolo di fronte ai proprietari terrieri quando erano braccianti o mezzadri; non contavano nell’epoca del boom economico segnato dalle reti delle clientele. E non vorrebbero essere ridotti al silenzio, oggi, da una nuova élite –quella di chi sa stare abilmente sul web- che, per quanto ben intenzionata, finirebbe con l’assomigliare alla casta degli scribi dell’antico Egitto che, proprio perché possedeva le tecniche per comunicare, esercitava un immenso potere sul resto della popolazione.
Va bene la società liquida, va bene l’entusiasmo per il web. Ma vogliamo occuparci di garantire la partecipazione democratica anche a quei milioni di italiani che non usano il computer? O dobbiamo considerare il pc una sorta di divinità-mostro mitologico che divora tutti quanti non intendano adorarlo? E che riconosce cittadinanza solo a quanti accettano di comunicare tramite esso? Nessuna polemica. Ma vogliamo discuterne?
(Il Centro, 18 aprile 2013. Nella foto: Zi’ Angelo con Ascanio Celestini)