Novità
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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)
Cos'è Scuolaslow
Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
di Nando Cianci (con presentazione di Carlo Sini),Teaternum, pp. 160, € 10,00
Sin da epoche assai remote gli adulti hanno manifestato la tendenza a considerare i tempi andati (quelli della propria gioventù) come migliori di quelli presenti. E a deprecare gli atteggiamenti dei giovani ritenuti non conformi agli antichi costumi. Oggi, però, si può scorgere una novità: ai giovani viene imputata una sorte di mutazione antropologica.
Si pretende di scorgere in essi una accentuata dipendenza dagli strumenti informatici e video-elettronici, una conseguente irrimediabile incapacità a concentrarsi e una schizofrenica oscillazione tra il non stare mai fermi e la mancanza di intraprendenza che sconfina qualche volta nell’assenza di interesse per la vita. Oltre, naturalmente, ad un mutare negativo dei costumi che si sostanzierebbe nel rincorrere successo e ricchezza a buon mercato e nello sfuggire alle responsabilità
Di fronte ai veri o supposti cambiamenti, spesso gli adulti non sanno che pesci prendere, se non invocare maggiore severità da parte della scuola e delle istituzioni.
Ma, guardando le cose un po’ più a fondo, si può vedere che lo stile di vita consumistico e la "schiavitù" nei riguardi della tecnica sono cose che riguardano prima di tutto gli adulti e che sono stati proprio questi ad invadere, con le proprie ansie e le proprie angosce, il mondo dei giovani e quello dei bambini. Così facendo siamo forse proprio noi adulti che non riusciamo più a scorgere la ricchezza delle pulsioni, di vario segno, che stanno nell’animo dei giovani e che reclamano il diritto ad esistere, a svilupparsi, a sublimarsi o ad estinguersi per vie umane. .
Questo libro, riflettendo su alcuni episodi di cronaca, tenta di far emergere la coscienza che non possiamo pretendere che i giovani abbiano un progetto di umana convivenza se noi stessi non lo abbiamo. E se non restituiamo ai bambini e ai ragazzi un diritto troppo a lungo estirpato: quello, appunto, di essere bambini e ragazzi, di fantasticare e di sognare, di essere sottratti alle ansie e alle frenesie di una insensata corsa che eleva la competizione a valore supremo dell’umanità. E se noi stessi non impariamo a coltivare la speranza