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DOVE VA IL TEMPOFisica, filosofia e vita quotidiana
di Werner Kinnebrock
il Mulino, Bologna, pp. 160, € 14,00

 Il libro: Che cos’è il tempo? Da dove viene? Dove va, dopo che è passato? Ha un inizio e una fine? Scorre solo in avanti, o può andare anche a ritroso? Sono domande che, variamente formulate, accompagnano il cammino dell’umanità da quando dalla cultura fondata sull’oralità –che viveva situazioni ma non esercitava la riflessione concettuale su di esse- si è passati progressivamente a quella della scrittura, con la conseguente capacità di astrazione ed elaborazione dei concetti. Domande che tutti si pongono, più o meno consciamente, avvertendo che lo scorrere del tempo è connesso allo scorrere della vita, ne segna le tappe, ne

favorisce l’inizio e ne decreta la fine. Questa presenza ha interessato tanto il senso comune che la riflessione filosofica e quella scientifica. Sono nate così le distinzioni tra tempo libero e tempo del lavoro, tra il regalare il nostro tempo e rubare quello degli altri. E’ nata la banca del tempo. E così via. Il senso comune (imboccato da lontano da Aristotele e, più da vicino, da Newton) pensa al tempo, ci ricorda Remo Bodei, come una «retta infinita sulla quale scorre, a velocità costante, un punto indivisibile e inesteso, il presente, che avanza a velocità costante, separando in maniera irreversibile il passato, che gli sta alle spalle, dal futuro, verso cui procede». Ma, addentrandosi nella riflessione e nella ricerca, filosofi e scienziati hanno visto la questione in maniera meno semplice e meno comoda.
Si è così dipanato un lungo cammino nel quale ci accompagna, ovviamente con la sua personale prospettiva e riflessione, Werner Kinnebrock, nel libro Dove va il tempo che passa, da poco uscito per il Mulino. Il libro pone le domande cui abbiamo accennato all’inizio, insieme ad altre un po’ più complicate: esistono unità minime di tempo? Il tempo è un continuo o procede per salti? E può addirittura fermarsi, come accade nei buchi neri? Ed ha una sua natura “oggettiva” o è solo legata alla percezione soggettiva che ognuno di noi ne ha? E’ vero che gli esseri viventi posseggono un orologio interiore che non ha nulla a che fare con la posizione del sole o con il ritmo giorno-notte?
Un viaggio affascinate, quello in cui Kinnebrock ci accompagna attraverso il pensiero dei filosofi e le enunciazioni degli scienziati e che arriva a considerare, nella parte finale, i “tempi non misurabili” delle esperienze raccontate da chi, clinicamente morto, viene poi rianimato. Sono le cosiddette esperienze pre-morte (che sarebbe, poi, più o meno quello di un mondo senza tempo), che fanno tornare Kinnebrock a riflettere sulla valenza soggettiva e/o oggettiva del tempo: «La fisica insegna che non esiste un tempo assoluto. Non esiste quindi nessun super-orologio che da qualche parte dell’universo regola tutto il resto. Il tempo viene percepito in maniera soggettiva. Non abbiamo nessuna buona ragione di credere che lo spazio e il tempo siano proprietà oggettive del nostro mondo» E, tuttavia, «i nostri pensieri e le nostre rappresentazioni dipendono tutti strettamente dal tempo: senza il tempo non sono affatto possibili». Siamo così tornati a Kant. Ma la questione viene, per così dire, complicata dallla scienza: «Esistono tuttavia oggetti fisici reali per i quali il tempo non ha nessun valore», come i fotoni («particelle elementari della luce e delle onde elettromagnetiche»), la cui conoscenza è stata trasposta dal fisico Markolf H. Niemz «a forme possibili di esistenza al di fuori dello spazio e del tempo».
Argomenti di per sé un po’ ostici, ma che non fanno del libro un lavoro riservato agli specialisti. Anche perché il viaggio di Kinnebrock non disdegna di passare attraverso aspetti meno “alti” del come l’umanità vive il tempo. Il che dà al libro anche una certa qual leggerezza narrativa, come ci avverte ancora Bodei nella Presentazione : «Nell’insieme si tratta di un libro di godibile lettura e pieno di curiosità come quando tratta i sistemi di misura tecnica del tempo, a partire dall’orologio solare, risalente agli esordi della civiltà egizia, per passare alla clessidra ad acqua che funziona anche quando manca il sole, per giungere poi all’invenzione della molla dell’orologio da parte di Heinrich Arnold, alla costruzione del primo orologio portatile, opera di Peter Henlein nel 1510 e, infine, all’invenzione dell’orologio atomico al cesio, da parte del fisico Isidoro Isaac Rabi nel 1994».


 L’incipit:Nel 2005 la Junge Akademie di Berlino ha bandito un concorso sul tema «Dove si trova il tempo?». Le risposte fornite dai partecipanti sono state più di 600. Quella di una bambina di quarta elementare è stata: «il tempo si trova nelle cose che abbiamo fatto». Una signora anziana era invece convinta che «il tempo rimanesse imprigionato tra le pieghe della nostra pelle».
           Se l’Accademia avesse domandato «Che cosa è il tempo?», le risposte avrebbero verosimilmente cercato di descrivere il tempo nelle sue manifestazioni. Che cosa sia davvero il tempo non si sa, come non si sa che cosa siano in fin dei conti la materia o l’energia. Sappiamo come si comportano, siamo in grado di descriverne la dinamica elaborando svariate formule, ma la questione ultima della loro origine e della loro essenza ci rimane assolutamente inaccessibile.
           L’universo può venir paragonato a un orologio a cui, all’inizio, è stata somministrata una certa carica. Da allora questo orologio procede incessantemente. A un certo punto, però, la carica si esaurirà e l’universo si disintegrerà nell’infinità dello spazio. Il processo di esaurimento della carica è irreversibile: la temperatura dell’universo si abbassa, l’entropia cresce e il tempo procede inesorabilmente. L’evoluzione della vita è solo un intermezzo negativo in questo trend dell’universo. La scienza, ora come ora, non è in grado di offrire una risposta soddisfacente al come e al perché l’orologio abbia ricevuto una carica iniziale.
           Ciò nonostante è possibile analizzare alcuni aspetti del comportamento del tempo.

 
L’autore: Werner Kinnebrock (1938) è stato professore di Matematica. Nel campo della divulgazione scientifica ha pubblicato Galaxien, Gene, Geist, Gehirn (2008) e Bedeuntende Theorien des 20. Jahrhunderts. Relativitätstheorie, Kosmologie, Quantenmechanik und Chaostheorie (20134).

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