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LA NONNA DI PITAGORAL'invenzione matematica spiegata agli increduli
di Bruno D'Amore e Martha Isabel Fandiño Pinilla
Dedalo, Bari, pp. 192, € 15,00

 

IL LIBRO: Che reazione avremmo se, d’improvviso, scoprissimo che la dimostrazione del teorema di Pitagora non è dovuta al celebre matematico di Samo, ma alla sua geniale nonna? Si tratta di una pura invenzione narrativa, certo, per dimostrare che la matematica è fatta da esseri umani, anche se ad alcuni questa banale ma importante osservazione sembra sfuggire. Le dieci storie di fantasia raccontate in questo libro sono create e calibrate intorno a personaggi reali e fatti quasi realmente avvenuti.
Nella seconda parte dell’opera la storia viene recuperata con rigore in dieci biografie, ciascuna delle quali presenta il personaggio immerso nel suo vero ambiente storico e scientifico.
«La “fabula è costante: il grande matematico è alle prese con un problema che, malgrado il suo sapere, lo disorienta. Poi avviene qualcosa di casuale, di solito l’intervento di un secondo personaggio, il più delle volte di pura fantasia, e la soluzione del problema si determina per un fato casuale, o per un involontario suggerimento del personaggio “ignorante”. Così la nonna di Pitagora, la sorella di Archimede, la governante di Peano … sono i veri portatori inconsapevoli della “verità”. I racconti scorrono piacevoli, favolistici, falsi in definitiva. Qual è il vantaggio pedagogico? Che uno studente non si dimenticherà mai più della nonna di Pitagora che sviluppa a maglia i quadrati dei cateti e dell’ipotenusa. Grande risultato didattico: i 23 ragazzi rimasti (tolto me e l’ipercritico) assoceranno per sempre Pitagora al suo teorema». (Dalla prefazione di Maurizio Matteuzzi).

 

L’INCIPIT: Ma chi l’ha detto che non si può scherzare sui temi aventi a che fare con la matematica? Chi ci impedisce di pensare che il teorema di Pitagora, di fatto, sia stato dimostrato non dal grande matematico di Samo, ma dalla sua amata nonna? Perché non potete immaginare che il teorema di Talete sia legato a due gemellini che non stavano mai fermi? Che uno degli assiomi di Peano sia nato dalla riflessione sulla spesa della sua domestica? O che l’asse delle ordinate sia stato aggiunto a quello delle ascisse non da una geniale intuizione di Cartesio, ma da un prete che lo stava rimproverando per le sue attitudini libertine?
           Perché no?
            Tutti dicono che gli adolescenti odiano o, per lo meno, non amano la matematica; ma non sarà perché la vedono come intoccabile, lontana dalla loro vita reale, perfetta, cristallina, intoccabile? Se ascoltano una bella musica, la possono replicare, ci possono ricamare sopra, reinventandosela: Se assistono ad una bella partita di calcio, sognano a occhi aperti d’essere anche loro sul campo, a dare la botta fatale in rete, semmai con un magistrale e inatteso colpo a cucchiaio. Se vedono un bel film, si immedesimano nel protagonista o si inventano epiloghi diversi. Se esce un nuovo prodotto tecnologico, se lo procurano e, dopo pochi secondi, lo stanno già utilizzando, senza bisogno di manuali o spiegazioni. Si appropriano di tutto quel che li entusiasma. Perfino di una poesia, un romanzo, una lettura, una pittura, possono pensare di essere autori. Ma di matematica, no! La matematica è riservata a poche Menti Elette, non si può cambiare, guai a scherzarci sopra! […] Ai più sembra impossibile che la matematica sia stata fatta da persone, da esseri umani, come loro, come tutti noi, con i loro problemi esistenziali.

 

GLI AUTORI: Bruno D’Amore e Martha Isabel Fandiño Pinilla, matematici, sono PhD in Mathematics Education e lavorano entrambi nei master post-laurea e nei dottorati di ricerca in Didattica della Matematica, soprattutto in Colombia, dove vivono.

 

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