Novità
Scuola Slow è anche su Twitter (https://twitter.com/Scuolaslow) e su Facebook (https://www.facebook.com/scuola.slow)
La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)
Cos'è Scuolaslow
Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
Graditissimo ospite della rubrica è, in questa uscita,
Bruno Contigiani, scrittore e fondatore de L'Arte del vivere con lentezza
Gentilezza, mezza lentezza
Verrebbe voglia di rispondere: “60 minuti” come si faceva da piccoli.
La domanda in questione è: “ E allora?” nelle variazioni lombarde ”alura?”
Assisto a una conversazione in metropolitana (è quasi impossibile non sentire):
Soggetto 1 “E allora?”
Soggetto 2” Bene, e allora?”
Soggetto 1”Bene”
Silenzio, sguardo incollato allo schermo dello smart phone.
Mi viene voglia di intervenire, come in quella memorabile scena di Caro Diario, il film di Nanni Moretti, in cui in un bar di Roma, guardando alla TV il Dottor Zivago, tutti fanno il tifo gridando a Lara “Girati, guarda fuori” mentre lui, rincorre inutilmente il treno che la porterà via per sempre.
“Chiedile come sta” mi verrebbe da dire, “chiedile come è andata la giornata, se ha dormito bene, se la attende qualche cosa di particolare” o qualsiasi altra cosa che manifesti interesse per la persona che hai di fronte.
Non sarà in cima ai tuoi pensieri, ma sarà un piccolo regalo, e da quel gesto magari ne riceverai un altro in cambio, un interessamento per te, prima dare e poi avere.
Importante sarà poi mostrare attenzione, ascoltare, senza dare la stura a tutti gli acciacchi e agli accidenti capitati negli ultimi tempi. Porterebbe la conversazione su un piano spiacevole e incontrollabile. Stabilire chi dei due è più sfortunato, non servirebbe a nulla.
Ma se Soggetto 1 e Soggetto 2 si decidessero ad aprire un po' i loro cuori, senza troppi timori di
invadenze, senza trasformare un incontro in un confronto, potrebbero arrivare a comunicare, a sorridere.
Non è difficile. Ci vuole un po' di allenamento, si comincia salutando degli sconosciuti che incontriamo per strada, assaporando con piacere il gusto della sorpresa, nonché l'energia di ritorno da un caloroso saluto.
Che cosa ci spinge a essere così freddi con gli altri? Paura? Paura che scoprano le nostre debolezze?
Parlare (senza tracimare) può esser utile a noi e agli altri. Alcuni sociologi sostengono che in Giappone la crisi economica globale abbia avuto effetti più negativi che in altri paesi in termini di depressione umorale, per via della grande difficoltà che gli abitanti di quel paese hanno di comunicare i propri stati d'animo e i propri sentimenti agli altri, famigliari compresi. Timore, che in molti casi, i giapponesi riescono a superare solo ricorrendo ad abbondanti dosi di Sakè.
Noi possiamo contare e fare leva sulla nostra meridianità. Bastano due parole, per cambiare una situazione” Come stai?” Ma possono fare molto, possono migliorare la giornata a un'altra persona, ma anche la nostra. Trattasi di gentilezza, che fa rima con lentezza.
Bruno Contigiani