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lA DIGNITA AI TEMPI DI INTERNETPer un’economia digitale equa

di  Jaron Lanier
Il Saggiatore, Milano, pp. 416, € 22,00 

IL LIBRO: In un mondo in cui i quattro quinti della popolazione, lavorando anche quindici ora al giorno in condizioni fisiche e sociali riconducibili alla schiavitù, si carica sulle proprie spalle il benessere dell’altro quinto, alle prese con i vantaggi e le devianze del “virtuale”, il libro di Jaron Lanier può forse appare, per così dire, un po’ sbilanciato verso il quinto privilegiato della popolazione del pianeta. Nel senso che prevede i problemi legati all’ulteriore sviluppo della tecnologia e cerca di individuarne la soluzione. Ma, a ben vedere, il destino dei quattro quinti di “sopravviventi” non è meno legato degli altri al ruolo della tecnologia nel futuro dell’umanità. Perché l’ulteriore massiccia diffusione della disoccupazione, legata all’automazione di un numero sempre maggiore di attività umana potrà complicare ulteriormente, oltre che la tenuta  società occidentale, anche la disastrata esistenza di chi vive già al di fuori del quinto privilegiato degli umani.
    In ogni modo, dando dell’attuale crisi economica una lettura prevalentemente tecnologica, Lanier analizza la brutale avanzata della disoccupazione come frutto dello sviluppo delle tecnologie e, come già detto, prevede un’ulteriore restringimento delle possibilità occupazionali. Alla sofferenza sociale, e individuale per miliardi di persone, che ciò comporta, fa da contrappunto un arricchimento sempre più sfacciato della èlite che sa come, quando e dove far fruttare la rete, anche mediante l’utilizzo gratuito di informazioni che i social media espropriano di continuo agli utenti. E, naturalmente, sapendo usare a proprio profitto le innovazioni digitali nel mondo nell’ascesa e nel predominio della finanza nell’economia di questi tempi.
    Arricchimenti inauditi, riduzione delle classi medie, disuguaglianze sociali sempre più marcate, restringimento degli spazi di democrazia sono i fenomeni più eclatanti e insostenibili che si accompagnano al cammino della tecnologia così come è oggi impostato. E che fanno sembrare fuori dal mondo i sostenitori dell’idea che l’innovazione informatica salverà il mondo e assicurerà un futuro radioso agli abitanti del pianeta.
    Che strada prendere, allora? Iniziare a «
concepire un sistema in cui gli individui siano retribuiti per le informazioni che producono e condividono ogni giorno. Non è utopia, è una via d’uscita fondata sul recupero di una caratteristica già presente nelle prime reti: la bidirezionalità dei collegamenti. Spetta a noi decidere per una rivoluzione digitale che crei prosperità equamente diffusa, riconoscendo dignità alle persone». E’ una strada che val la pena di approfondire con una attenta lettura del libro. Il quale ci ricorda, però, in qualche modo che la tecnologia, e la rete in particolare,  non sono una divinità a se stante che regola i destini del mondo e che l’uomo non deve necessariamente recitare la parte della comparsa: «Ecco il mio suggerimento: sperimenta te stesso. Cancellati per sei mesi da tutti i servizi online gratuiti e guarda cosa succede. Non dovrai rinunciare per sempre, dare giudizi di valore o vederla come una scelta drammatica. Sperimenta. Secondo me imparerai molto di più su te stesso, gli amici, il mondo e Internet di quanto accadrebbe senza l’esperimento. Ci saranno dei costi, poiché il sistema in cui siamo immersi è vagamente punitivo, ma ne varrà la pena».
   Parole che assumo un valore particolare per ché vengono da un pioniere delle ricerche sulla realtà virtuale, che è di casa nella
Silicon Valley.

L’INCIPIT: Siamo abituati a trattare le informazioni come se fossero «gratis», ma il prezzo che paghiamo per l’illusione della gratuità è accettabile solo finché l’economia in generale non è incentrata sull’informazione. Ggi possiamo ancora pensare all’informazione come al supporto intangibile che rende possibili la comunicazione, i media e i software. Ma con i progressi tecnologici di questo secolo le nostre attuali intuizioni sulla natura dell’informazione verranno ricordate come ristrette e di corta veduta. Possiamo avere una visione così angusta dell’informazione solo perché settori quali il manifatturiero, l’energia, la sanità e i trasporti non sono ancora particolarmente automatizzati i Internet-centrici.
   Ma in futuro è probabile che gran parte della produzione sarà mediata dal software. Il software potrebbe essere la rivoluzione industriale conclusiva, e potrebbe racchiudere in sé tutte le rivoluzioni successive. Per esempio, ciò si verificherà quando le automobili e i camion saranno guidati da software invece che da esseri umani, le stampanti 3D produrranno quelli che un tempo erano beni manifatturieri, macchinari automatizzati troveranno ed estrarranno le risorse naturali e infermieri robot si faranno carico degli aspetti materiali della cura degli anziani questi e altri esempi verranno esplorati in dettaglio più avanti). Non c’è la certezza che in questo secolo l tecnologia digitale progredirà abbastanza da dominare l’economia, ma lo ritengo probabile.
   Forse la tecnologia renderà tutti i bisogni della vita così poco costosi che vivere bene sarà virtualmente gratuito, e nessuno dovrà più preoccuparsi del denaro, del lavoro, delle disparità economiche o di pianificare la vecchiaia. Ma dubito fortemente che questo bel quadro si realizzerà.
    E’ probabile invece, se tutto continuerà come ora, che entreremo in un  periodo di iperdisoccupazione, con relativo caos politico e sociale. Le conseguenze del caos sono imprevedibili, e non è su questo che dovremmo fare affidamento per pianificare il nostro futuro.
    E’ più saggio esaminare in anticipo come nel lungo periodo si possa vivere in un mondo con un alto grado di automazione.     
                                      

L’AUTORE: Jaron Lanierè un pioniere dell’informatica, musicista e scrittore, famoso per il suo lavoro di ricerca sulla Realtà virtuale. Ha contribuito allo sviluppo di startup poi acquisite da Google, Adobe e Oracle, e attualmente lavora a un grande progetto, non ancora reso noto, per Microsoft Research. Nel 2010 Time lo ha inserito tra i cento pensatori più influenti del nostro tempo. Il suo primo libro, Tu non sei un gadget (Mondadori 2010), è stato un best seller internazionale.

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La parabola della parola "vecchiaia": da evocatrice di saggezza e rispetto a termine da nascondere e negare- La vuota retorica "del nuovo"

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(G. Leopardi, Zibaldone, 16. Settem. 1832).

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