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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

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di
Maria Concetta Nicolai

Il libro: Come analizza l’autrice nella Premessa, il significato della festa è andato mutando in connessione con l’idea e, diciamo così, la pratica del tempo che si è venuta delineando nelle varie società. Diverso è il modo di vivere il tempo nelle società contadine e in quelle dello sviluppo industriale, diversi i valori che sottendono le varie fasi del calendario e della vita dell’uomo. Così è anche per le feste, che hanno conosciuto il depauperamento del loro valore antropologico, ma che conservano una presenza forte anche nella nostra epoca e rappresentano, a volte, un ambito le cui tracce vengono seguite per ricercare «certezze e valori fondamentali».
C’è, dunque una ripresa di interesse verso le ricorrenze tradizionali, che però presenta segni assai diversi a seconda dl modo in cui ci si accosta ad essa. Da un lato la riduzione delle feste a consumo, a spettacolarizzazione, ad occasioni turistiche, con l’inevitabile «banalizzazione»  della grande ricchezza portata dalla tradizione, cui ha contribuito anche  quella parte della pubblicistica che si ferma alla superficie degli eventi e si piega, per l’appunto, alle esigenze turistiche
Dall’altro «la scuola antropologica [che] si interroga sulle questioni poste, all’interno delle società complesse, dalla salvaguardia delle culture folcloriche e su di esse apre un dibattito di grande respiro che coinvolge tutte le scienze sociali e ridefinisce i parametri di lettura storica delle vicende umane».
Il lavoro di Maria Concetta Nicolai propone «una mediazione orizzontale tra i risultati delle indagini scientifiche, finora condotte, e l’informazione turistica». Un compito arduo, verso il quale l’autrice si avvia con il  consistente bagaglio di decenni di studi e ricerche che ne hanno fatto una presenza di tutto rispetto in questo campo. Un compito che viene svolto attraverso l’esame, rapido ma efficace, delle feste antiche abruzzesi, delle quali fornisce notizie, analizza i significati e propone possibili itinerari di approfondimento. Ma proprio il bagaglio culturale dell’autrice e il suo approccio al tema fanno di Abruzzo 150 Feste Antiche un libro che travalica l’ambito regionale del suo oggetto e si segnala all’attenzione di lettori di qualunque collocazione geografica.
Anche perché la chiarezza di esposizione  ne rende piacevole la lettura, ulteriormente impreziosita da una seconda parte ricca di notizie sui paesi delle feste e da un interessante corredo fotografico.

L’incipit: Per le società tradizionali tempo quotidiano e tempo della festa sono concetti sostanzialmente contrapposti e complementari nel senso che il primo fonda il proprio valore seriale sulla eccezionalità mitica e religiosa del secondo. In esse, se il giorno, il ciclo lunare, il corso delle stagioni sono la misura dell’uomo come individuo storico e sociale, la festa è il tempo meraviglioso e terribile in cui si ricompone l’attimo archetipo della Creazione, in cui si ristabilisce il rapporto con il Sacro e la vita acquista, al di là del computo degli anni e della concretezza materiale, una dimensione relazionata al Divino.
La cultura occidentale contemporanea, strutturata su principi economico-produttivi, al contrario, divide il tempo tra quello del lavoro e delle vacanze o, come ormai si dice,
libero, mettendo in atto due visioni poste su piani dicotomici ed inconciliabili che trovano, quasi per assurdo, un punto di incontro solo nella comune assenza di valori spirituali e soprattutto nella difficoltà di superare la solitudine in cui sembra affondare l’uomo di oggi, fondamentalmente incapace, nonostante la massiccia socialità del secolo, di instaurare una dialettica interpersonale all’interno del contesto in cui vive ed agisce.
Accade così che, mentre il tempo quotidiano fonda il suo modo di essere sulle logiche dell’individualismo produttivo che non concede molto spazio alla identificazione, quello del
non lavoro, più che scansione festiva, è un tempo vuoto e di crisi. Perduti i gesti, gli aspetti, i riti che in passato la qualificavano, la festa sembrerebbe aver perduto irrimediabilmente anche il suo valore antropologico. Eppure, nonostante che tutti i dati parrebbero avvalorare la ineluttabilità di questa profonda mutazione culturale, ieri come oggi di feste si vive. Ieri qualificando, con l’attesa e il consumo della festa, il ciclo dell’anno e della vita, oggi ricercando, attraverso le sue tracce, certezze e valori fondamentali
.

L’autrice: Ricercatrice instancabile e scrittrice prolifica, l’antropologa Maria Concetta Nicolai ha pubblicato molti libri, fra i quali:  La preghiera di Celestino. Eremita e papa (2014), La via verde della costa dei trabocchi (con Viviana Farinelli, 2012);  L' Abruzzo sulla via del Giubileo : percorsi religiosi e mete spirituali di pellegrinaggio (1998), Il sole nel piatto : la cucina contadina (1995), Il ballo della sposa : usi nuziali nella cultura tradizionale abruzzese (1994), tutti con la casa editrice Menabò, e Zampogne e zampognari d'Abruzzo : tra tradizione e letteratura (1993, Polla).

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