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LANGERAlexander Langer. Costruttore di ponti
di Marco Boato
La Scuola
, Brescia, pp. 128, € 9,90
Il libroUn costruttore di ponti tra religioni, modi di pensare, di concepire le vicende umane, di vivere diversi deve necessariamente avere capacità profetiche. Perché vede quello che altri non vedono: la possibilità di mettere in contatto, de far dialogare, mondi separati da dirupi a prima vista invalicabili. Vede le ferite future e le sofferenze che al Pianeta verranno arrecate da un suo uso che i più, nel presente, vivono come fonte di godimento. Vede in anticipo il fossilizzarsi in dogmi sterili di idee che al momento sembrano “progressiste” e foriere di nuova luce.    Certo, vivere con queste capacità profetiche, comporta molta sofferenza. In un certo senso si soffre doppiamente: ora per quello che deve ancora accadere, poi quando le cose realmente accadono. Una sofferenza che può diventare

un fardello insostenibile, perché si cammina come se ci si fosse caricati sulle proprie spalle tutti i mali del mondo. ‘ forse questo il destino che è toccato ad Alexander Langer, una figura ancora oggi molto ripianta, di cui Marco Boato, che ne fu amico, ci restituisce nella sua ricchezza, umanità, capacità profetica straordinarie. Lo fa nel libro che La Scuola di Brescia manda meritoriamente in libreria a 20 anni dalla scomparsa dell’intellettuale alto-atesino: Alexandel Langer. Costruttore di ponti.
   Emerge dal libro quello che il cardinale Loris Capovilla (che fu segretario particolare di Giovanni XXIII), nella Presentazione definisce un «apostolo di verità e di giustizia, di libertà e di amore». Langer attraversò un percorso politico nel quale fu capace sempre di uno scatto in avanti ogni volta che le idee abbracciate andavano declinando verso la fossilizzazione, il dogmatismo: così militò in Lotta continua, per poi  promuovere esperienze politiche locali, tentare la strada della Nuova Sinistra e, infine, animare l’esperienza dei Verdi. Progressivamente sempre più attento a costruire ponti, nei quali si potesse transitare «entrambe le direzioni», convinto che l’identità non è una configurazione statica, ma si costruisce continuamente nell’incontro con l’altro. Una idea e una pratica del dialogo che non gli facevano temere di assumere posizioni assai scomode, per le quali subì critiche aspre anche da suoi compagni di strada, come quella sui temi della bioetica (dei quali avvertì la crescente portata e l’importanza, su di essi, si un dialogo con il mondo ecclesiale), sugli “equivoci” del progressismo, sull’aborto, sul pacifismo (lui, non violento, arrivò a chiedere un intervento di “polizia internazionale” in Bosnia per porre fine ai massacri che lì venivano perpetrati, perché il pacifismo non significa “stare a guardare”.
   Ma dove, proprio in queste settimane, balza agli occhi di tutti la sua capacità profetica è nel concetto che egli propugnò di “conversione ideologica”, di un cambiamento di atteggiamento etico verso l’universo, di mutamenti di stili di vita che non potevano nascere dall’imposizione della legge, ma da qualcosa che viene dal profondo dell’uomo e diventi condivisione sociale. Un concetto la cui espressione viene letteralmente ripresa dalla recente enciclica di Papa Francesco, che indirizza i credenti verso una visione dei rapporti con il creato, che torni ad essere la casa dell’uomo , arginando le ansie produttivistiche che  creano un momentaneo benessere, non per tutti, in cambio di una progressiva distruzione.
   Alexander Langer era arrivato all’idea di “conversione ideologica”molto prima, soffrendone sino a consumarsene. Prima di lasciarci aveva avuto il tempo di regalarci, fra le tante altre cose, il bel motto  Lentius, profundius, suavius (più lentamente, più profondamente, più dolcemente) nel quale convertiva una espressione nata nel mondo dello sport ma diventato ormai simbolo della visione imperante dell’economia e della società più veloce, più alto, più forte. Una conversione ancora da compiere, che lo sguardo profetico di Langer aveva visto ed indicato con lucidità.

L’incipit: Volentieri accetto di aprire con le mie parole questo libro dell’amico Marco Boato, dedicato ad un vero “costruttore di ponti”.
   E con animo commosso sono anch’io a condividere la memoria dei vent’anni dalla morte di Alex Langer, uomo vissuto a servizio non solo del suo Alto Adige, ma dell’Italia, dell’Europa, del mondo.   
   Sì, come anche queste pagine ci ricordano, Alex Langer è stato un eccezionale apostolo di verità e di giustizia, di libertà e di amore. L’ho conosciuto, l’ho apprezzato e talora mi pare ancora di sentire la sua voce al telefono, che mi invita ad andare con lui ed altri seminatori di pace a Sarajevo, in momenti ardui, difficili e contrastati. 
  
Sì, Alex è stato un uomo vissuto nel servizio: agli altri e in piedi.

Permettetemi un piccolo ricordo personale che associo al ricordo di Langer, uomo in piedi.
   Rammento che nel 1933 andai a Roma, giovinetto ancora, nell’anno del giubileo straordinario della redenzione dell’umanità. Per l’occasione le ferrovie dello stato favorirono in tutti i modi il confluire laggiù per due celebrazioni: una religiosa, cioè l’anno della redenzione, e l’altra patriottica.
   Ragazzo entusiasta, io partii con un proposito: compiere quel pellegrinaggio in spirito di penitenza, e così, da Mestre a Roma viaggiai tutta la notte in piedi, pregando accanto il finestrino. E si può immaginare come arrivai affumicato a Roma, in luglio, con i treni a vapore. Giunto alla meta, feci le mie pratiche religiose ed ebbi la gioia di vedere Pio XI, Achille Ratti di Desio, e tanti monumenti della città eterna... Perché questo piccolo episodio? Perché esso mi fa pensare che, proprio in questo tempo, siamo entrati nell’epoca voluta da Dio, in cui dobbiamo stare tutti sempre “in piedi”, avanzando per la costruzione di un mondo nuovo, che corrisponda al messaggio evangelico.

   Ecco: Alexander Langer aveva nella mente e nel cuore la visione di un mondo pacificato e in collaborazione reciproca con tutti i cittadini.
    E questo me lo rende doppiamente caro.
    […] La lezione di Langer torna incoraggiante e beneaugurante dai cieli eterni. Non è tutto. Alexander Langer, “costruttore di ponti”, ci richiama la figura e l’opera del suo professore e poi amico Giorgio La Pira: cristiano, docente di diritto romano, sindaco di Firenze, innamorato di tutte le genti della terra, iniziatore di tentativi di contatti e di pace con tutto il mondo, pagando in prima persona le sue ardite iniziative. […]

   Anche Alex Langer ha fatto la stessa cosa, come ci dimostra la rete delle sue relazioni, bene evocata dalle pagine seguenti di Marco Boato.
   Anche Alex ha perseguito ostinatamente la pace, e, insieme, la custodia del creato.
   Ha inseguito con tenacia questi ideali. Ne ha fatto la sua passione e la sua vita.
(Dalla presentazione di Loris Capovilla)

L’autore: Marco Boato − sociologo, giornalista, ricercatore universitario e più volte parlamentare − è un esponente del movimento ecologista, che ha contribuito a fondare in Italia. È autore di libri e saggi sul ’68, sulla questione cattolica e sull’ecologia politica. Ha curato il volume Le parole del commiato, dedicato ad Alexander Langer. Ha proposto la costituzione della “Scuola Langer” a Trento, collaborando alle sue attività.

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