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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)
Cos'è Scuolaslow
Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
Ricordi di un contadino
di Sebastiano Napolitano
Nuovo Mondo, pp. 96, € 5,00
Era l’ottobre del 1977 quando Sebastiano Napolitano, contadino di San Salvo (Chieti) che si avviava a compiere gli 81 anni, cominciò a vergare con mano ancora abbastanza ferma le pagine di un block notes. Si lasciò la prima pagina libera per l’indice e nella seconda scrisse: «San Salvo ottobre 1977 Sebastiano Napolitano Racconto corto della mia vita civile, politica e militare. Le mie riflessioni su certi fatti di rispetto Umano su quello che ho sentito, su quello che ho visto, su quello che ho letto». Il 28 marzo 1978 aveva riempito l’ultima delle 77 pagine del blocco. Dove aveva raccontato tutto quello che troverete in questo volumetto. Ma «Zio» Sebastiano (il titolo di zio, più propriamente «zi’», è di pertinenza degli anziani nelle culture contadine) non era ancora soddisfatto. Lui, che aveva frequentato la scuola sino alla seconda elementare, voleva che il suo racconto fosse comprensibile a tutti e, quindi, fosse linguisticamente più adatto alla necessità. Così, ad oltre 80 anni suonati, si compra una macchina da scrivere ed un vocabolario. Consuma letteralmente il vocabolario, controllando parola per parola la giustezza di quanto aveva scritto. Controllando, si batte a macchina il manoscritto. Compie, così, 84 anni.
«Il primo contenuto del libro è il suo autore, la sua connotazione umana e antropologica. Viene fuori , per esempio, una cronologia che non è quella dei libri di storia. Ed il tempo non è quello scandito dagli orologi. E’, anzi, il tempo della memoria, per cui un avvenimento che ha avuto un peso fondamentale nella vita e nella coscienza del narratore torna più e più volte. Torna quando vuole. La prima guerra mondiale, per esempio, torna anche dopo la seconda. Il tempi ubbidisce alla memoria e alla coscienza del narratore. Il qual disubbidisce alle scadenze canoniche dello storico. Per il semplice motivo che storico non è. E non è nemmeno scrittore. Ma scrive in una lingua che, almeno per un motivo, chiunque gli invidierebbe. Scrive in una lingua che, a ben guardare, non conosce il dolore dell’artificio, aderisce naturalmente alle cose, alla storia ed al vento, come fa tutta questa cultura contadina straordinariamente concreta, compatta, unitaria, indivisa dalla natura. Non diversamente da Zi’ Sebastiano che, a sua volta, scrive come parla e come vive».
(dalla Introduzione di Nando Cianci)