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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

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MALEDUCATIdi Isabella Milani, Vallardi, Milano, pp. 304, €  13,90

Il libro: I nostri ragazzi sono, in un certo senso, orfani di responsabilità; vengono considerati, a sentire le geremiadi di molti adulti, come scesi all’improvviso da Marte a cambiare l’ordinato scorrere delle generazioni. Come se avessero attinto il loro particolare modo di relazionarsi con il mondo – e gli strumenti tecnologici che sono tanta parte di questa relazione – in un altro mondo. Come fossero il risultato di processi educativi ai quali siamo estranei. O di fronte ai quali siamo impotenti.
Le cose, ovviamente, non stanno così, e non sfugge all’occhio dell’educatore consapevole e attento allo svolgersi del mondo che molto spesso gli adulti sono essi stessi vittime di quel modo di concepire la vita che rimproverano ai giovani e che viene costantemente introdotto dal consumismo e dai suoi correlati sociali e culturali, di fronte ai quali proprio gli adulti hanno sostanzialmente abbassato la guardia.
Invece le responsabilità ci sono, ed hanno nomi e cognomi, come ci aiuta a comprendere il nuovo libro di Isabella Milani, che sin dal titolo molto esplicito richiama a tali responsabilità: Maleducati o educati male?
Per la loro individuazione Milani conduce un lavoro certosino che, mettendo in correlazione scuola e società, accompagna il lettore in un breve tour storico per giungere alla comprensione dei fenomeni dell’oggi. Fenomeni verso i quali l’autrice non manifesta alcuna accondiscendenza, ma dai quali ravvisa la necessità di un processo educativo che veda uniti in modo consapevole tutti i protagonisti del processo educativo (non a caso il sottotitolo del libro propone una nuova intesa tra scuola e famiglia). E che riafferma con molta convinzione la necessità dell’educazione, in un momento in cui la sua stessa funzione viene messa in discussione da più parti.
Il modo dell’autrice di richiamare tutti i protagonisti alla responsabilità educativa non è tanto quello di esortare gli altri, quanto quello, ben più efficace, di assumersi in prima persona le proprie responsabilità educative. E lo fa indicando e sostenendo i valori imprescindibili che ritiene fondamentali perché i nostri ragazzi vengano finalmente educati bene. Valori non nuovi, certamente: vivere bene la sessualità, amare le persone e la vita,  educare alla scelta, alla libertà, alla sobrietà, comprendere il valore della cultura e la sua incommensurabile superiorità rispetto al culto dell’apparire, riconoscere ed avere passioni, sapersi risollevare da un insuccesso. Avere coraggio.
Valori di per sé non nuovi, si diceva, ma che uniti – come fa l’autrice – in un mosaico di interdipendenze in cui ognuno dà forza all’altro costituiscono un insieme capace di diradare il pessimismo, l’arrendevolezza, l’inadeguatezza con i quali spesso gli adulti affrontano problemi nuovi ma non insormontabili.
Una forza che il libro emana anche per un’altra sua caratteristica: quella di non risultare animato dal moralistico desiderio di infliggere condanne e fustigare gli ignari protagonisti della mala educazione. Bensì da quello di dar loro una mano. Una serie di consigli anche pratici. Ma non nel senso di quella manualistica di istruzioni per l’uso tanto cara ai tecnicisti dell’educazione, la cui natura disumanizzante è stata così efficacemente smontata, a suo tempo, da Robert M. Pirsing[1].  E neanche nel senso di quel praticismo spicciolo da molti secoli sconsigliato da Leonardo Da Vinci (quelli che s’innamoran di pratica sanza scienza, son come ‘l nocchiere, ch’entra in navilio senza timone o bussola, che mai ha certezza dove si vada).
I consigli pratici hanno, nel caso del libro della Milani, una loro solidità che viene dal substrato di una impostazione pedagogica che l’autrice è venuta maturando, sperimentando e modificando in trent’anni  di insegnamento e, per così dire, di pratica della cittadinanza. E nel suo essere madre.
Il che manifesta la sua influenza anche nello stile di scrittura, che risulta piano e scorrevole in quanto si nutre
della praticità dell’esperienza, della sostanza delle letture e della continua riflessione sul proprio delicato lavoro.
Il tutto a formare un insieme che conferma pienamente quanto di buono l’autrice ci aveva già mostrato quattro anni fa nel suo L’arte di insegnare.
                                                                                              n.c.

L’incipit: Questo libro è il risultato di quello che – come insegante, come madre e anche come cittadina – ho studiato, letto e pensato sull’educazione e sull’insegnamento negli ultimi trent’anni. Ed è il risultato delle osservazioni che negli ultimi sei anni ho potuto fare leggendo e rispondendo alle migliaia di richieste di aiuto che mi sono state ricolte da genitori, insegnanti e ragazzi attraverso il mio blog[2].
   Il libro è indirizzato, quindi, a tutti quelli che a vario titolo educano i bambini e i ragazzi: i genitori prima di tutto, ma anche gli altri familiari, e poi gli insegnanti e gli educatori professionali.
   Sono giunta alla conclusione che come educatori – a scuola, a casa e nella società – dobbiamo porci alcune domande:

$    ·  Esiste oggi un problema dell’educazione? In che cosa consiste, esattamente? I      bambini e i ragazzi sono maleducati o educati male?

      · Come siamo arrivati a questo punto? Ci sono dei responsabili? Perché genitori e insegnanti incontrano tante difficoltà?

      · Che cosa possono fare i genitori? Che cosa possono fare gli insegnanti? Che cosa dobbiamo insegnare ai nostri figli e ai nostri alunni?

Ecco,  nel libro ho cercato di dare una risposta a queste domande.
   In particolare, ho spiegato che se abbiamo constatato e constatiamo ogni giorno che molti ragazzi non sono in grado di impegnarsi, di faticare per ottenere quello che desiderano, o di porsi degli obiettivi; se alcuni ragazzi hanno difficoltà a vivere fino al punto da diventare autolesionisti, la responsabilità è degli adulti che li circondano (genitori, parenti e altre figure di riferimento), che li hanno lasciati crescere consumisti, immaturi prepotenti (e adesso li criticano perché sono consumisti, immaturi prepotenti).


L’autrice
: Isabella Milani è lo pseudonimo di una professoressa e blogger che ha un’esperienza di insegnamento più che trentennale. Ha già pubblicato, per l’editore Vallardi, nel 2013, L’arte di insegnare.



[1] In Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, Adelphi, Miano, 1981.

[2] Il blog si chiama  «La professoressa Isabella Milani è online» e lo trovate a questo indirizzo: http://laprofessoressamilanivirisponde.blogspot.it

 

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