Per me rallentare vuol dire cercare il giusto ritmo, il proprio tempo, diverso da persona a persona. Vuol dire  trovare un equilibrio intelligente tra il nostro correre quando dobbiamo e il nostro fermarci quando possiamo.

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Esiste un movimento di persone che, dando spazio alle proprie passioni e ai propri talenti, ha silenziosamente rallentato e silenziosamente rivoluzionato la propria esistenza, trovando e dedicando tempo a quelle cose che ci rendono felici davvero: le relazioni umane, il rapporto con la natura e con gli animali, l’espressione della creatività, l’accettazione del proprio presente.                  

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Vivereconlentezza quando la Borsa, gli stipendi e il potere d’acquisto scendono significa anche, per esempio, riflettere e interrogarsi sul modo di spendere e di consumare, sull’atteggiamento generale di volere crescere all’infinito in un mondo dalle risorse finite, come da anni si sforza di farci capire Serge Latouche.                                                   

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[…] dove ci ha portato il perenne senso di urgenza in cui viviamo, che ormai è un’abitudine mentale e spesso non corrisponde assolutamente a un ‘reale’ momento d’impellenza di ‘reali’ cose da sbrigare: rabbia, irritazione, maleducazione, mancanza di gentilezza e insofferenza verso chi interrompe il nostro ritmo, ci fa perdere tempo o non si adegua e non rispetta i nostri tempi. In molti abbiamo sviluppato un doppio metro di valutazione: benevolo all’eccesso nei confronti di noi stessi, intollerante al massimo nei confronti degli altri, così stiamo crescendo una società ad altissimo tasso di conflittualità.

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Così, in una società che si strappa i capelli almeno due volte al giorno per l’eccesso di egoismo e d’individualismo, ho scoperto che le persone davvero soddisfatte e felici di quello che sono e che fanno sono altruiste: anche sul lavoro.

(Bruno Contigiani, Vivere con lentezza, Orme, , Milano, Miscellanea)