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Henning Mankell, Le ragazze invisibili, Marsilio, Venezia, pp. 320, € 18,00
Il libro: Henning Mankell sosteneva che il centro dell’Europa fosse Lampedusa. Quando nel 2001 scrisse Le ragazze invisibili, aveva già intuito con chiarezza le dimensioni del dramma che, sempre più imponente, negli anni avrebbe consumato le nostre coste e sconvolto gli equilibri dell’intero continente.
Leyla, Tanja e Tea-Bag, le protagoniste di questo romanzo di sorprendente attualità, sono tre ragazze arrivate in Svezia cariche di sogni. In fuga da paesi disperati, credono di poter cominciare una nuova vita, ma si trovano invece a fare i conti con una solitudine incolmabile: circondate da mura di paura, devono ogni giorno conquistarsi il diritto di esistere. A prescindere da dove arrivano – che sia il Medio Oriente, l’Europa dell’Est o l’Africa – o dal motivo che le ha spinte ad andarsene, sono costrette in un infinito presente, senza più niente alle spalle e senza niente ad aspettarle. Paradossalmente, sono proprio loro, le “ragazze ombra”, a riaprire le porte dell’ispirazione a Jesper Humlin, rispettatissimo poeta di Stoccolma. Ormai più interessante per la critica che per i lettori, Humlin sta vivendo un momento complicato, impegnato com’è a contrastare una fidanzata piena di pretese e la concorrenza di scrittori più intraprendenti di lui. Soprattutto, sta cercando di opporsi tenacemente alle insistenti richieste del suo editore, che vuole a tutti i costi convincerlo a scrivere un poliziesco.
Nel tentativo di recuperare la sua vena creativa, Humlin coinvolge rifugiati e illetterati in un corso di scrittura, lasciando che Leyla, Tanja e Tea-Bag lo conducano per mano al di là di un confine impercettibile, mostrandogli la sua arte, e il suo stesso paese, in una nuova prospettiva.
In questo curioso romanzo ritroviamo un Mankell insolito, capace di mescolare i generi con originalità – dalla commedia al romanzo sociale, fino al teatro dell’assurdo – e di offrire al lettore qualche pagina di pura poesia. E ritroviamo anche i temi a lui più cari, quelli che attraversano tutta la sua opera, dalla serie del commissario Wallander ai romanzi legati all’Africa, confermandolo acuto e ironico osservatore della società, scrittore autentico, in grado di dare una voce a chi non la possiede e un volto a chi è invisibile.
L’incipit: Era uno degli ultimi giorni del Ventesimo secolo.
La ragazza dal grande sorriso fu svegliata dalle gocce di pioggia che tamburellavano sulla tela spessa della tenda sopra la sua testa. Finché teneva gli occhi chiusi, poteva immaginare di essere ancora al villaggio, sulle rive del fiume che portava l’acqua fresca e chiara giù dalla montagna. Ma non appena li riapriva si ritrovava in un mondo vuoto e incomprensibile. Allora, del suo passato non rimaneva nulla, a parte i ricordi della lunga fuga che si susseguivano in sequenze convulse. Rimase distesa, immobile, riprendendo coscienza lentamente, per non abbandonare i sogni senza essere davvero pronta. Quei primi minuti del mattino decidevano spesso come sarebbe stata la sua giornata.
Durante i tre mesi già trascorsi nel campo profughi, si era creata un rituale mattutino per iniziare la giornata senza cedere al panico. La cosa più importante era non alzarsi di fretta dalla scomoda branda, con la falsa speranza che qualcosa di decisivo sarebbe accaduto proprio quel giorno. Ormai sapeva che non succedeva mai niente. Era stata la prima e più fondamentale lezione imparata dopo l’arrivo su quella pietrosa spiaggia europea, dove era stata accolta da cani minacciosi e dalle guardie di confine spagnole con le armi in pugno.
Essere rifugiati significava essere soli. Questo valeva per ognuno di loro, a prescindere da dove arrivasse o dal motivo che l’aveva spinto ad andarsene per raggiungere l’Europa. Ea sola, e non si aspettava che la sua solitudine la lasciasse preso, anzi, si era preparata a conviverci a lungo.
L’autore: Henning Mankell (1948 - 2015), ha vissuto tra la Svezia e il Mozambico. Scrittore e regista teatrale, noto per la serie del commissario Wallander, è autore di romanzi, polizieschi e libri per bambini tradotti in più di quaranta lingue con oltre quaranta milioni di copie vendute nel mondo. Con Sabbie mobili ha lasciato anche un libro testamento in cui si confronta con la malattia cui si è dovuto arrendere il 5 ottobre del 2015.