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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
Giovanni Brizzi,
Ribelli contro Roma.
Gli schiavi, Spartaco, l’altra Italia,
il Mulino, Bologna, pp. 232, € 16,00
Il libro: In questo suo lavoro, Giovanni Brizzi inquadra in una nuova prospettiva la nota ribellione contro i Romani capeggiata da Spartaco. La vicenda viene inquadrata in connessione con altri fenomeni, precedenti e contemporanei a Spartaco che manifestarono l’insofferenza di frange di territori e popolazioni italiche nei confronti del dominio romano. La terza guerra servile, vale a dire quella capeggiata da Spartaco, combattuta tra il 73 e il 71 a.C. si inserisce in un cammino che vede le sue premesse nella seconda guerra punica (218-202 a.C.) che causò danni ingenti a centinaia di città e devastazioni sistematiche alle campagne del Sud. Con l’aggiunta di deportazioni di massa che interessarono intere popolazioni. Con una conseguente grave crisi dell’agricoltura (intere zone rimasero quasi deserte e il declino della piccola proprietà e l’estendersi dei latifondi. I quali ricorsero agli schiavi per svilupparsi.
Le condizioni di sfruttamento brutale della schiavitù dette luogo, inevitabilmente, a sommosse che cominciarono a scoppiare, tra i dintorni della capitale e l’Etruria fra il 198 e il 196 a.C. Mentre tra il 135 e il 132 a.C. la rivolta interessò la Sicilia, che ebbe una replica tra il 105 e il 101 a.C.
In questo tragitto, che comprender anche guerre civili, si inserisce l’azione guidata da Spartaco che Brizzi verde non tanto e non solo come guerra servile, perché a combatterle non furono solo gli schiavi, in quanto Spartaco seppe farsi interprete di un malcontento diffuso tra gli italici. E, così, il suo esercito fu composto da rivoltosi provenienti per lo più dal Sud.
L’avventura di Spartaco si concluse, come è noto, con le seimila crocifissioni sulla Via Appia. Ma gli Italici ottennero quel che chiedevano, vale a dire l’essere riconosciuti in pieno come cittadini romani. Con tutto quel che ne conseguiva sul piano del godimento dei diritti.
L’immagine che Brizzi ci presenta è più complessa di quella tramandataci da gran parte della storiografia romana, che, secondo Brizzi, dimenticò e rimosse, «come del resto già aveva fatto nei confronti degli infelici Sanniti, quando l’annalistica di età sillana aveva cancellato “ufficialmente” la sconfitta subita da Roma nella prima guerra contro di loro, giungendo a stravolgere la cronologia degli eventi».
Un libro, in conclusione, che ci consente di gettare uno sguardo interessante su un periodo fondamentale della storia di Roma, documentatissimo e scritto in modo da consentire una lettura agevole e piacevole.
L’incipit: Dando inizio alla sua trattazione della guerra condotta da Spartaco contro Roma, Anneo Floro indulge ad alcune considerazioni che non possono non apparire singolari. Assumendo come termine di paragone l’episodio delle lotte combattute in Sicilia contro gli schiavi ribelli nella seconda metà del II secolo a,C,, lo storico e retore vissuto circa duecento anni dopo, a cavallo tra il I e II secolo dell’era nostra, osserva che, pur essendo questi ultimi «esposti a tutto a causa della loro sorte […], si potrebbe nondimeno sopportare anche il disonore di combattere» contro di loro, poiché, essendo quasi secundum hominum genus, costituendo per così dire «una seconda specie di esseri umani, […] possono esser partecipi dei vantaggi della nostra libertà». Al contrario, Floro si dichiara incapace persino di definire in qualche modo il bellum Spartaco duce concitatum, «la guerra suscitata sotto la guida di Spartaco. Poiché i soldati erano schiavi e i comandanti erano gladiatori, gli uni uomini della condizione più infima, gli altri della peggiore, questi ultimi accrebbero la sciagura di Roma con il disonore».
Per Floro si tratterebbe dunque di una sorta di vicenda aliena rispetto ad ogni altro contesto e, per così dire, difficile a definirsi perché sostanzialmente diversa da qualunque altro evento bellico. Ma possiamo veramente accettare la valutazione dello storico di età antonina, oppure è necessario compiere un passo ulteriore, considerando nella loro sequenza, sotto un più ampio sguardo di sintesi, le vicende che si susseguirono all’indomani della seconda guerra punica fino a inserirvi, come conclusione di un lungo processo, proprio la guerra di Spartaco?
L’autore: Giovanni Brizzi, professore di Storia romana nell’Università di Bologna, con il Mulino ha pubblicato Il guerriero, l’oplita, il legionario. L’esercito nel mondo antico (nuova 2013), Annibale (2014) e Canne. La sconfitta che fece vincere Roma (2016).