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CONTRO IL SACRIFICIO

Massimo Recalcati, Contro il sacrificio. Al di là del fantasma sacrificale, Cortina, Milano, pp. 152, € 13,00.

Il libro: Il sacrificio, da tempo immemore presente nella storia umana, è uno dei comportamenti che distinguono l’uomo dagli altri viventi. È, infatti, una dimensione diversa da quella naturale, alla quale gli animali aderiscono nel loro comportamento. Una dimensione che, oltre che sostanziarsi in atti concreti, e spesso cruenti, si carica anche di molti significati simbolici. Significati che possono essere positivi, perché ci consentono di dar vita al mondo civilizzato. Ma anche significati “fantasmatici”, nel senso del “fantasma sacrificale”, che sottomette «la vita all’ideale morale o religioso del sacrificio» per realizzare uno scambio economico: perdere la vita terrena per guadagnare quella eterna. Ma che può portare anche a fare del sacrificio un idolo, una passione, che diventa fine a se stessa. Un piacere del sacrificio, insomma. Il che ci porta nell’ambito delle nevrosi.
Tutto questo ci viene spiegato, insieme a molto altro, nell’ultimo libro dello psicanalista lacaniano Massimo Recalcati, che ci conduce in un cammino che parte proprio dalle differenze fra l’uomo e l’animale, dove vediamo anche che l’animale è esente dalla logica del sacrificio perché non è alla ricerca di un senso della vita e perché il sacrificio non rappresenta un istinto, ma una costruzione umana.
Il sacrificio, e la logica che ad esso presiede, è presente, come abbiamo detto, nella storia dell’uomo e anche nell’attualità (si pensi ai terroristi che “sacrificano” la loro vita con la prospettiva di un godimento eterno).
Recalcati propone una visione e un superamento del sacrificio, che partono da una interpretazione del cristianesimo rovesciata rispetto a quella fondata, appunto, sul sacrificio dell’oggi per un premio nel domani eterno e che presuppone un Dio giudicante. Immagine alla quale Recalcati sostituisce quella di un Gesù che con la sua parola, anticipando anche la psicanalisi, instaura «una concezione radicalmente antisacrificale della Legge […] L’invito affinché “la sinistra non sappia quello che fa la tua mano destra” o a “porgere l’altra guancia”, vuole mettere in scacco qualunque economia legata al dare per avere nella quale, come abbiamo visto, rientra perfettamente la logica espiatoria del sacrificio». E lo stesso sacrificio di Gesù sulla croce diviene non l’esaltazione massima del sacrificio, in quanto portatore della redenzione dell’umanità, ma il suo abbandono. Se esso, infatti, è caratterizzato, come abbiano già detto, dal sacrificare la vita terrena per ottenere il massimo risarcimento, «nel gesto di Cristo in primo piano sono una donazione ed una esposizione assolute che eccedono ogni forma di calcolo».
Un percorso, quello costruito da Recanati in questo libro, assai ricco, reso con pianezza logica ma anche con un sentire che – data anche la sua professione -  lo mette in sintonie con le profondità dell’animo umano. E reso con una scrittura non accademica, che consente ad ogni lettore di seguire un itinerario ricco di drammaticità, ma anche affascinante.

La passione per il sacrificio è solo umana. Gli uomini non si sono limitati a sacrificare sull’altare animali offerti ai loro Dei ma hanno sacrificato su quell’altare anche la loro vita. È il caso dell’uomo ipermorale che sacrifica il suo desiderio, o del martire del terrorismo che si immola per una Causa. Il sacrificio non è una semplice rinuncia al soddisfacimento ma una forma masochistica del soddisfacimento. È un fantasma che proviene da una interpretazione solo colpevolizzante del cristianesimo. La psicoanalisi, insieme alla parola più profonda di Gesù, si impegna invece a liberare la vita dal peso del sacrificio. Il che comporta un diverso pensiero della Legge: l’uomo non è schiavo della Legge perché la Legge – come sostiene la lezione cristiana e quella di Lacan – non è fatta che per l’uomo.

L’incipit: Gli uomini per secoli hanno praticato riti sacrificali. Hanno offerto ai loro Dei esseri umani e animali per placarne l’ira e la violenza imperscrutabile o per accattivarsene i favori. Nel nostro tempo il sacrificio si è de-ritualizzato e ha rinunciato al corpo dell’animale, pur continuando a permeare la nostra esistenza nella forma dell’autosacrificio. L’idea morale della vita fatta di sacrifici costituisce l’ombra lunga della violenza sacrificale. Si tratta, a mio giudizio, dell’esito di una cattiva interpretazione, sebbene egemone, del cristianesimo che ha tristemente condizionato la nostra cultura. Nel simbolo cristiano della croce e della passione di Gesù si rivelerebbe il destino ultimo dell’uomo di fede: assimilarsi a Cristo – Imitatio Christi -, condividere insieme a lui il dolore dell’esistenza finita e mortale per elvarsi attraverso il proprio autosacrificio alla pienezza dell’essere in un altro mondo. Il sacrificio diventa così il mezzo per raggiungere la propria beatitudine. Si tratta – come Nietzsche ha messo giustamente in luce – di un’economia di scambio. È un primo fondamentale aspetto di quello che in questo libro viene definito come il “fantasma sacrificale”: sottomettere la vita all’ideale morale o religioso del sacrificio comporterebbe la piena liberazione della vita. Rinunciare a niente (la vita terrena) per avere tutto (vita eterna): la perdita volontaria di se stessi realizzerebbe il guadagno massimo.

L’autore: Massimo Recalcati, tra i più noti psicanalisti in Italia, è membro analista dell’Associazione lacaniana italiana di psicoanalisi e direttore dell’IRPA (Istituto di ricerca di psicanalisi applicata. Insegna nelle Università di Pavia e Verona. Le sue numerose pubblicazioni sono tradotte in diverse lingue. Presso Raffaello Cortina ha pubblicato, tra gli altri, L’uomo senza inconscio (2010), Ritratti del desiderio (2012), Non è più come prima (2014) e Cosa resta del padre? (2017).

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