Statistiche

2282427
Tot. visite contenuti
2282427

Cerca

Newsletter

Iscriviti al servizio newsletter di Scuolaslow!

Novità

Scuola Slow è anche su Twitter (https://twitter.com/Scuolaslow) e su Facebook (https://www.facebook.com/scuola.slow)Twitter  Facebook

 

La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)

Cos'è Scuolaslow

Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

LEGGI TUTTO >>>

Condividi

LA STORIA DELLACQUAdi Maja Lunde, Marsilio, Venezia, pp. 352, € 18,00.


Il libro
: È il secondo romanzo di una tetralogia che ruota intorno ai cambiamenti e ai disastri climatici. Il primo, La storia delle api, attraverso le vicende di tre protagonisti, inscenava il rapporto tra l’uomo e la natura nel corso del tempo. Con una forte presenza dell’amore come sentimento fondamentale che muove le nostre vite. Amore verso le persone (il coniuge, i figli), ma anche verso le proprie passioni e, soprattutto, la scienza.

Questo secondo romanzo è costruito intorno al tema della risorsa vitale dell’acqua. Con un intreccio di storie e di relazioni, specie familiari, e il sottofondo di esperienze che l’autrice ha vissuto nell’adolescenza sul mare. Storie di vite intorno ad un tema forte, dunque. Ma con la precisazione che l’autrice ha affidato ad una recente intervista: «I miei libri non cominciano con l’intenzione di lanciare un messaggio, cominciano invece con delle persone di cui voglio comprendere l’ossatura, entrare nelle loro vite e nelle loro teste. È un lavoro di attraversamento che converge con le mie ansie personali, che le tocca inevitabilmente perché si mischiano con la mia esperienza, con i miei pensieri»[1].

 

Lo scenario che fa da sfondo a questo romanzo appartiene al filone che ambienta le storie in un futuro in cui le improvvidenze del genere umano, lo suo sfruttamento dissennato delle risorse naturali, la distrazione verso i cambiamenti che pur si svolgono sotto gli occhi dell'uomo hanno portato i loro frutti avvelenati. Siamo proiettati, così, dall’oggi all’Europa del 2041, flagellata da siccità, incendi, popolazioni in fuga da città che bruciano e che si spingono verso il nord, che può contare su una situazione migliore ed una relativa abbondanza di acqua. In quell’Europa di domani si ripropongono problemi che già oggi conosciamo: le terre nordiche “dell’acqua” chiudono i confini e respingono i migranti. Stavolta, dunque, i profughi vengono da quel sud d’Europa che oggi “difende i confini” da popolazioni ancor più meridionali. Attraverso le vicende di un giovane francese e di una ambientalista norvegese, i due tempi, il presente e il futuro (che per il tempo del romanzo sono il passato e il presente) si intrecciano e ci mostrano, anche, come i prodromi della catastrofe siano già evidenti nei giorni nostri. Il lettore viene portato, così, in un frequente andirivieni tra questi due mondi, secondo uno schema che ricorda quello del romanzo precedente, dove si viaggiava a ritroso dal 2098, quando le api si erano estinte, vittime dei pesticidi, al 1852, anno del tentativo, frustrato, di un biologo inglese di introdurre un rivoluzionario metodo naturale per allevare le api.

Il terzo volume della tetralogia è già in preparazione e avrà, quale tema relativo all’ambiente, l’estinzione degli animali. Mentre per il quarto l’idea è di incentralo su piante, semi e tutto quanto cresce in natura.
Sarà l’epilogo di un percorso attraverso i disastri naturali causati dagli uomini, ma che non può essere definito pessimistico tout-court. Perché, ci informa l’autrice, «i primi tre hanno la cifra dell’estinzione, a causa di qualcosa che abbiamo consumato, per ingordigia e miopia. Il quarto è invece più in forma di augurio».
Intanto, però, godiamoci la lettura di questo secondo romanzo. Ricco di motivi di riflessione sul nostro modo di stare al mondo. Ma che trovano il loro terreno di crescita, comunque, sempre in una avvincente storia da leggere.

 

Il risvolto: Dopo una lunga serie di vagabondaggi in giro per il mondo, a quasi settant’anni Signe fa ritorno ai luoghi dell’infanzia, sulla costa occidentale della Norvegia, là dove il fiume incontra il fiordo e l’acqua della montagna diventa tutt’uno con quella del mare. È arrivata sulla sua Blå, la barca a vela che porta il nome del colore del ghiacciaio, ma si fermerà per poco, giusto il tempo di constatare quanto tutto sia cambiato e camminare per l’ultima volta sopra il “suo” ghiaccio. Presto salperà di nuovo l’ancora con un singolare carico a bordo. Vuole attraversare parte dell’Atlantico e raggiungere il litorale francese, dove spera di trovare l’uomo che amava. Ventiquattro anni dopo, la violenta siccità che flagella il Sud dell’Europa costringe la gente a migrare verso nord: le case sono vuote, i campi inariditi e non c’è più acqua per tutti. Ma per David, troppo giovane per sentirsi un buon padre, e la sua piccola Lou la speranza si riaccende quando, in un giardino bruciato dal sole, scoprono una vecchissima barca a vela. Una barca che ha custodito un carico singolare, molto prezioso. Nel suo illuminante romanzo, seconda parte di una tetralogia letteraria sul clima, Maja Lunde ci racconta dell’amore per i figli e della difficoltà di conciliare gli ideali con l’esperienza quotidiana, mettendo a nudo i disastrosi effetti che le nostre azioni possono avere sul pianeta. Ogni sua frase, solida e insieme emozionante, diventa un inno all’acqua, e di conseguenza alla vita

 

L’incipit: Niente fermava l’acqua, la potevi seguire dal monte al fiordo, dalla neve che scendeva dal cielo e si adagiava sulle cime, al vapore che si alzava dal mare e tornava nuvola in cielo.

Ogni inverno il ghiacciaio cresceva, raccoglieva la neve e s’ingrandiva com’era giusto che fosse e ogni estate si scioglieva, si squagliava goggia dopo goggia e le gocce diventavano rigagnoli, trovavano la strada per scendere; spinti dalla forza di gravità, i rigagnoli si trasformavano in cascate, in fiumi.

Eravamo due paesi che condividevano il monte e il ghiacciaio, li condividevamo da tempo immemore. Un fianco del monte era a strapiombo, lì scrosciavano le Sosterføssene, le cascate sorelle, precipitavano fragorosamente per settecentoundici metri, giù verso il lago Eide, uno specchio d’acqua verde scuro che donava il nome al paese, Eidesdalen, e fertilità agli animali e agli uomini che ci vivevano.

Eidesdalen, il paese di Magnus.

Non si vedeva il fiordo da Eidesdalen, non si sentiva quel sapore salmastro sulle labbra, il sale non arrivava con il vento, e nemmeno l’odore del mare. Magnus era diventato grande così. Lì avevano la loro acqua, un’acqua insapore, che faceva crescere qualunque cosa, e a lui il mare non era mai mancato, mi avrebbe detto un giorno.

Il versante opposto era più dolce, digradava più lentamente, l’acqua si raccoglieva nel fiume Breio, popolato di salmoni, di spiriti dell’acqua con i loro violini, di molluschi d’acqua dolce; il fiume si apriva un varco nel paesaggio, lo creava con milioni di gocce al secondo, con le sue cascate. Le rapide e il suo defluire lento e placido. Quando il sole splendeva, era come un nastro che brillava di luce propria.

Il Breio proseguiva fino a Ringfjorden e lì, in quel paese sul mare, il fiume incontrava il fiordo, l’acqua del ghiacciaio diveniva tutt’uno con quella del mare.

Ringfjorden, il mio paese.

E così si univano, l’acqua del ghiacciaio e l’acqua del mare, prima che il sole attirasse ancora una volta le gocce a sé e le sollevasse nell’aria in forma di vapore, fino alle nuvole dove sfuggivano alla forza di gravità.                                                                                                                                                                                           L’autrice:
Maja Lunde (1975) vive a Oslo. Scrittrice e sceneggiatrice per la tv, dopo numerosi libri per ragazzi si è affermata a livello internazionale con il suo primo romanzo per adulti, La strategia delle api, vincitore in Norvegia del Premio dei librai e pubblicato con successo in trentadue paesi.



[1] Il Manifesto, 11 settembre 2018.

Condividi

A passo d'uomo

Parole al vento

VECCHIAIA

di NANDO CIANCI

La parabola della parola "vecchiaia": da evocatrice di saggezza e rispetto a termine da nascondere e negare- La vuota retorica "del nuovo"

Grande studio (ambizione) degli uomini mentre sono immaturi, è di  parere uomini fatti, e quando sono uomini fatti, di parere immaturi.   
 
(G. Leopardi, Zibaldone, 16. Settem. 1832).

Leggi tutto...
PUNTATE PRECEDENTI

Magnanimità
Gradimento 
Flauto 
Curiosità 
Tablet ai lattanti 
Fannulloni 
E allora? 
Penelope e 'a carogna 
Stare in fila
Truccati per la competizione  
La rivincita del somaro 
Psicofarmaci ai bambini 
Asfaltare l'avversario

Libri lenti

VIANDANTI E NAVIGANTI. EDUCARE ALLA LENTEZZA AL TEMPO DI INTERNET

                                                   COPERTINA COPIA LAVORO

 di Nando Cianci

Youcanprint, Tricase pp. 120, € 10,00

Leggi tutto...
SLOW SCHOOL

RITSCHERdi Penny Ritscher, Giunti, Firenze, pp. 144, € 10,00

Leggi tutto...
LAVORARE CON LENTEZZA

LAVORARE_LENTEZZA

di Bruno Contigiani, Dalai Editore, Milano, pp. 112,      € 13,00

Leggi tutto...
GIOVENTU' SCIPPATA
copertina_libro
 
di Nando Cianci                  (con presentazione di Carlo Sini),Teaternum, pp. 160, € 10,00
Leggi tutto...
LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA

PedagogiaLumaca 1

   di Gianfranco Zavalloni, EMI, Bologna, pp. 153, € 12,00

Leggi tutto...
ELOGIO DELL'EDUCAZIONE LENTA

FRANCESCH

di Joan D. Francesch        La Scuola, Brescia,                 pp.192, € 9,50

Leggi tutto...
L'EDUCAZIONE NON E' FINITA

di Duccio Demetrio
RaffaelloCortina Editore, pp. 155, € 11

Leggi tutto...