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NEOPOPULISMIPerché sono destinati a durare, di Paolo Graziano, il Mulino, Bologna, pp.120, € 11,00.

 

Il libro: Chi lo brandisce come una sorta di insulto con cui bollare avversari considerati alla deriva, o pericolosi, chi se ne fregia come un vanto, presentando la sua adesione ad esso come un democratico essere in sintonia con il popolo: il termine “populismo”, che pur ha origini lontane, ha fatto di recente irruzione nel dibattito politico dopo l’ascesa al potere di Trump negli Usa e di altri leader “populisti” in Europa. Ma la sua immersione nella polemica quotidiana è avvenuta a scapito della riflessione sulla natura e della conoscenza reale di un fenomeno di cui pure tanti parlano a profusione.

Questo libro di Paolo Graziano tenta di riportare il tema nell’alveo di un dibattito che mira ad approfondire e a sottrarre alle quotidiane invettive. E ci apre subito uno spiraglio di riflessione, mostrandoci una novità fondamentale: che i populismi che si stanno sviluppando in questo periodo in Occidente, a differenza che nel passato, «si articolano in contesti democratici e si sono sviluppati perlopiù nell’ambito delle regole di regimi democratici consolidati». Il che porta subito ad una precisazione terminologica sostanziale, con la sostituzione del termine neopopulismi a quello di populismo, come del resto si capiva già dalla titolazione del libro. Del resto già per populismo era difficile parlare al singolare. Sia perché, come notato da studiosi che Graziano prende in esame, è difficile «trovare proprietà comuni che consentano al concetto di “viaggiare” nel tempo e nello spazio». Sia per le diversità di approcci che ha fatto registrare: «alcuni studiosi consideravano il populismo come “un’ideologia”, altri come “un movimento politico”, e altri come una sindrome – da cui la deriva peggiorativa che il termine ha assunto e continua spesso ad assumere, soprattutto in ambito giornalistico». Evidente, dunque, la necessità di fare chiarezza su un termine oggi tanto spesso usato (e non sempre a proposito).
Graziano, sulla scorta anche delle ricerche di altri studiosi, analizza il contesto delle crisi economica, politica e culturale nel quale i neopopulismi si sono sviluppati e poi, in dettaglio i vari partiti neopopulisti, che distingue fra esclusivi ed inclusivi, a seconda della definizione che essi danno del popolo e dell’idea che hanno circa la distribuzione delle risorse economiche destinate alle politiche sociali e la platea di chi dovrebbe usufruire dei diritti politici. Fra i primi vengono presi in esame il francese Front National, l’austriaco Freiheitliche Partei, il danese Dansk Folkeparti, l’olandese Partij voor de Vrijheid, l’ungherese Fidesz e l’inglese UKIP). Fra i secondi l’analisi si sofferma su Podemos (Spagna), Syriza (Grecia), Diu Linke (Germania) Sinn Féin (Irlanda), France Insoumise (Francia), Smer (Slovacchia).
Dopo questo ampio giro di orizzonte si approda in Italia, con la Lega (partito esclusivo) e il Movimento Cinque Stelle, la cui caratterizzazione come neopopulista incontra diverse ambiguità. Di essi vengono delineati gli orientamenti e le caratteristiche degli elettori. Nell’ultimo capitolo si tenta una risposta alla domanda se i neopopulismi costituiscano una minaccia o un’opportunità per la democrazia. E, al termine, il lettore scoprirà che, secondo Graziano, i neopoplusimi sono destinati a durare.
Il dibattito è dunque aperto. Questa volta, però, non nelle logiche di scontro delle tifoserie, ma su analisi ed argomenti. Per cui, al termine della lettura di questo libro, davvero ne sappiamo di più e saremo in grado di tornare sul terreno delle analisi e del dibattito delle idee.

 

Il risvolto: Trump, Grillo, Salvini: perché leader e partiti neopopulisti si sono diffusi tanto rapidamente nei paesi democratici? Chi sono i loro elettori? Dureranno nel tempo? La crisi della rappresentanza democratica e la crisi economica hanno creato un terreno molto fertile per la nascita o il rafforzamento di partiti neopopulisti. Il libro ricostruisce l’evoluzione recente del fenomeno, illustrandone le caratteristiche specifiche, le varianti e le prospettive future in diversi contesti nazionali.

 

L’incipit: All’indomani delle elezioni politiche del 2018 molti giornali italiani e stranieri hanno parlato di u trionfo populista. In occasione della Brexit e del successo di Donald Trump i titoli erano simili: a vincere, si scriveva, sono stati la paura e il desiderio di mandare un vigoroso segnale di protesta nei confronti delle élite tradizionali. Ma il populismo non è solo protesta. Se c’è una ragione per cui si è deciso di scrivere questo volume è quella di cercare di argomentare tale affermazione a beneficio di chi, in buona o cattiva fede, eccede in esercizi di semplificazione. Dietro a ciò che viene definito populismo vi è molto di più di una semplice protesta. Gli studiosi e gli osservatori più accorti ne sono ben consapevoli, anche se le eccezioni non mancano: ancora di frequente, in accademia e nel dibattito pubblico, si bolla come «populista» tutto ciò che è «diverso», oppure si considera populismo tutto ciò che può essere più propriamente definito popolare.

È necessario fare chiarezza.

Il libro prende giustappunto le mosse dal desiderio di fare luce intorno a un concetto spesso abusato perché utilizzato per definire in modo frettoloso tutto ciò che non rientra nelle categorie più tradizionali dell’analisi politica – o politologica. In questa sede, si utilizzerà il termine in modo analitico e non normativo, per cercare di catturare alcune proprietà specifiche della politica populista attuale. La speranza è di riuscire a fornire alcune indicazioni concettuali ed evidenze empiriche per invogliare le lettrici e i lettori ad approfondire ulteriormente. E l’auspicio è che questa «introduzione» al tema sia chiara e stimolante: ovvero che fornisca alcune (prime) risposte alla curiosità intellettuale di chi leggerà; e che induca a riflessioni che potranno essere continuate attraverso un dialogo intellettuale con altre autrici e altri autori.

 

L’autore: Paolo Graziano Insegna Scienza politica e Politica comparata all’Università di Padova. Il suo ultimo libro è Europeanization and Domestic Policy Change: The Case of Italy (Routledge, 2013) ed è co-autore, con Francesca Forno, di Il consumo critico (Il Mulino, 2016).

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