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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)
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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...
Noi viviamo in società basate su vecchi valori «borghesi»: onestà, servizio dello stato, trasmissione del sapere, lavoro ben fatto, ecc. Eppure «è sotto gli occhi di tutti che questi valori sono diventati vuoti simulacri […], quel che conta è solo quanto denaro avete intascato, poco importa come, e quante volte siete comparsi in televisione»[1]. Per dirla con altre parole, con Dominique Belpomme, gli «indumenti intimi» del sistema rivelano «megalomania individualistica, rifiuto della morale, ricerca delle comodità, egoismo»[2]. Si possono vedere dunque immediatamente i valori da rivendicare, quelli che dovrebbero avere la meglio sui valori (o piuttosto sulla mancanza di valori) oggi dominanti. L’altruismo dovrebbe prevalere sull’egoismo, la collaborazione sulla competizione sfrenata, il piacere del tempo libero e l’ethos del gioco sull’ossessione del lavoro, l’importanza della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, l’autonomia sull’eteronomia, il gusto della bella opera sull’efficienza produttivistica, il ragionevole sul razionale, il relazionale sul materiale ecc. «Amore della verità, senso della giustizia, responsabilità, rispetto della democrazia, elogio della differenza, dovere di solidarietà, uso dell’intelligenza: ecco i valori che dobbiamo recuperare a tutti i costi, perché sono la base della nostra realizzazione e la nostra salvaguardia per il futuro»[3].
(Serge Latouche, Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, Torino, p. 45)
[1] Cornelius Castoriadis, Les Carrefours du labyrinte, vol. 4: La Montée de l’insignifiance, Le Seuil, Paris, 1996, p. 68 (in italiano Gli incroci del labirinto, Hopefulmonster, Torino, 1989).
[2] Ibidem, p. 220
[3] Ibidem, p. 221
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