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(Nando Cianci)

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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

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IL TRAMONTO DELLA REALTàIl libro: La diffusione sempre più massiccia e pervasiva di strumenti tecnologici, specie elettronici, ci dà la sensazione di annullare le distanze di spazio che ci separano da luoghi e da persone più o meno lontane e ci immerge in una sorta di eterno presente che modifica sensibilmente la nostra percezione del tempo. I media hanno assunto, in sostanza, una presenza tale nella nostra quotidiana esistenza da rendere difficile immaginare la nostra vita senza di essi. Ciò vale per chi si è formato quando il loro sviluppo era ancora incipiente. E vale, soprattutto per i giovanissimi, venuti al mondo e cresciuti insieme agli ultimi sviluppi della tecnologia.
I media hanno accresciuto in maniera smisurata il numero di informazioni che in ogni istante ci raggiungono. Ma, soprattutto, modificano il nostro modo di relazionarci con il mondo, con gli altri, persino con noi stessi.
Si tratta di un processo di cui spesso si parla, ma di cui ai più sfuggono le conseguenze profonde che genera in noi.
Un libro intenso, meditato, frutto di osservazione attenta della realtà (e scritto con la chiarezza che lo rende fruibile a tutti) viene ora ad aiutarci in quest’opera di comprensione che è urgente per tutti e, in modo particolare per genitori, educatori, docenti. Con chiunque, insomma, interagisce con il processo di crescita dei ragazzi. Anche se, va ricordato, il fenomeno riguarda, e molto, anche i comportamenti degli adulti. È Il tramonto della realtà, di Vanni Codeluppi, che Carocci ha da poco mandato in libreria.
Il libro analizza  il problema nelle sue molteplici dimensioni: la realtà virtuale e il suo inserirsi nel reale, la cosiddetta postverità, la “transtelevisione” , il modificarsi del nostro rapporto con il tempo e con lo spazio, che sta portando ad una vera  e propria fusione tra uomo e media, l’oblìo digitale, l’illusione di essere parte di una grande comunità e di interagire con essa nel mentre si è isolati nel proprio spazio privato. Fino a configurare problemi davvero epocali, come l’appannarsi del ruolo svolto dalla cultura e dagli individui nella società. Con un finale, ripreso da Stiegler, che sottolinea la doppia valenza dei media: «è necessario considerare ogni dispositivo tecnologico, mediatico e non, come un vero e proprio pharmakon per l’intelligenza umana. In quanto tale, esso opera simultaneamente come veleno e come rimedio, come dipendenza e autonomia, come passività e creatività». Il che lascia una considerevole libertà di scelta e di intervento all’uomo.

Il risvolto: Se ci guardiamo intorno, in qualsiasi città del mondo, ovunque vediamo persone con la testa bassa rivolta allo schermo di uno smartphone. Tuttavia abbiamo una scarsa consapevolezza dei cambiamenti che i media possono indurre nei nostri modi di pensare e di vivere la realtà. I media contemporanei, in particolare, devono gran parte del loro successo alla capacità di confezionare un mondo più piacevole e attraente di quello reale, privo di difetti e problemi. Per quanto tempo la realtà avrà ancora un senso per noi? Avremo ancora la necessità di vivere direttamente le nostre esperienze? Il libro descrive il ruolo sempre più invasivo dei media nella società contemporanea e il processo di progressiva fusione tra media e corpo umano, per farci riflettere sulle conseguenze di tali fenomeni per la nostra vita quotidiana.


L’incipit
: Basta guardarsi intorno in un qualsiasi luogo pubblico di una qualsiasi città del mondo: troveremo gli adolescenti con la testa china e impegnati a fissare il piccolo schermo di uno smartphone. Visto che i giovanissimi, come si suol dire, rappresentano la società del domani, è lecito supporre che stiamo progressivamente andando verso un futuro in cui non sarà possibile rinunciare a un contatto pressoché costante con gli strumenti di comunicazione e con i messaggi che tali strumenti propongono. Eppure, a tutt’oggi, la gran parte della società sembra essere poco consapevole del ruolo sempre più centrale rivestito dai media, probabilmente a causa della notevole capacità di questi di entrare in sintonia con il corpo umano, funzionando come protesi, cioè come strumenti tecnologici o artificiali in grado di estendere le facoltà sensoriali. I media, infatti, sono sempre stati utilizzati dagli esseri umani per interagire con l’ambiente e, in quanto tali, essi hanno prodotto effetti sugli stessi sensi del corpo, determinando, di conseguenza, una trasformazione delle modalità adoperate dagli individui per percepire e pensare la realtà culturale e sociale che li circonda. Pertanto la principale funzione svolta dai media

nella società dev’essere considerata non quella che concerne la trasmissione delle informazioni, dei suoni e delle immagini, ma quella che tende a modificare il modo di sentire, il gusto personale, ecc. […]
Quindi e ai tempi di McLuhan si poteva già sostenere che i media modificano il modo di pensare e di vivere la realtà delle persone, a maggior ragione lo si può dire oggi. Ciò del resto è stato ampiamente dimostrato da parte di numerose ricerche empiriche condotte negli ultimi decenni in tutto il mondo, le quali hanno fatto vedere che i media producono degli effetti sulle persone e sulla società e che a volte tali effetti possono anche essere estremamente potenti. Tra gli effetti più significativi c’è quello che possiamo chiamare “tramonto della realtà”. I media contemporanei, infatti, devono gran parte del loro successo alla capacità di confezionare un mondo più piacevole e convincente di quello vero. Un mondo cioè privo di difetti e problemi. E se il mondo che attrae è quello collocato dentro gli schermi, tende a sparire presso le persone la necessità di vivere direttamente le proprie esperienze. Così, nel tempo, la realtà fisica viene sostituita da quella artificiale prodotta dai media. La distanza tra gli esseri umani e i media si annulla. E gli individui in carne ed ossa vengono progressivamente sostituiti da dei simulacri che li rappresentano all’interno dell’esperienza mediatica
.

 

 

L’autore: Vanni Codeluppi è professore ordinario di Sociologia dei media all’Università IULM di Milano. Ha insegnato nelle Università di Urbino, Palermo e Modena e Reggio Emilia. Le sue ricerche riguardano l’analisi dei media, della cultura di massa e dei consumi. Per Carocci editore ha pubblicato fra l’atro: Che cos’è la pubblicità (11a ristampa 2015), Manuale di sociologia dei consumi (10a ristampa 2916), Il divismo (2017).

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