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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

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TUTTE LE RAGAZZENel tanto discutere di donne e diritti, discriminazioni e #metoo, arriva un libro che si muove nell’ambito dei nuovi femminismi ma che più che dare risposte pone domande. Attualizzando l’invito che le «riot girl» Bikini Kill facevano al pubblico in apertura dei loro concerti, Tutte le ragazze avanti, il volume pubblicato da Add e curato da Giusi Marchetta, si chiude con una serie di questioni rivolte alle lettrici per spingerle a tirare fuori la propria storia, un po’ come in passato succedeva nei famosi gruppi di autocoscienza. «E tu, sei femminista?
Perché?» è la prima domanda a cui hanno risposto le «ragazze» chiamate a farsi avanti per far emergere sfumature e contraddizioni della terza ondata femminista, quella delle figlie dei movimenti post Sessantotto. Come la Giulia Blasi, ideatrice dell’hashtag #quellavoltache, per cui «è venuto il momento di parlare con gli uomini, però da pari», perché «il femminismo non è l’opposto del maschilismo: non vuole sottomettere i maschi, questa sarebbe discriminazione al contrario». Se la scrittrice ricorda che «le ragazze vogliono piacere ai ragazzi e se fanno le femministe non piacciono più ai ragazzi», la poetessa Marzia D’Amico si sente spaventata quando qualcuno dice di non sentirsi femminista: «Mi inquieta perché vuole dire che non ha a cuore i diritti umani. I diritti delle donne sono diritti umani».
Serve un nuovo femminismo inclusivo, che abbracci minoranze e movimenti come quello lgbt, sottolineando diversi interventi, come quello della giovane Marta Corato che cura il sito «Soft Revolution», e quello dell’esperta musicale Giulia Cavaliere che sottolinea: «Essere femministi vuol dire prima di tutto lottare per l’uguaglianza, e tutti dovremmo esserlo».
La copertina è di Giulia Sagramola, che poi disegna pagine in cui spiega: «Lemie storie non sono neutre». E le vostre?

(Francesca Bellino, Il Mattino, 28 novembre 2018)

 

 

La curatriceha raccolto le parole di undici autrici – scrittrici, blogger, esperte musicali e di serie tv, ricercatrici, social manager – che hanno raccontato cosa voglia dire crescere femminista e che significato abbia per loro questa parola.

Il libro nasce da domande come: perché è importante oggi, in Italia, parlare di femminismo? E perché è importante parlarne con le ragazze e i ragazzi?

Durante i concerti delle Bikini Kill, Kathleen Hanna urlava sempre dal palco: “Tutte le ragazze vengano avanti!”. Solo dopo la band cominciava a suonare. Così, in un mondo abituato a escluderle, riservava alle ragazze un posto in prima fila da cui osservare lo spettacolo, ascoltare la musica, partecipare al concerto cantando la propria rabbia e la semplice gioia di esserci.  30.01.2017

Tra le voci che contribuiscono al libro troviamo Giulia Gianni, Giulia Perona, Maria Marchese, Giulia Cavaliere, Marta Corato, Lucia Brandoli, Marina Pierri, Claudia Durastanti, Giulia Sagramola, Marzia D’Amico e Giulia Blasi.

Lo sguardo e le esperienze sono diversificati, ma colpisce l’impegno verso se stesse che tutte hanno assunto e la consapevolezza che questo non può andare disgiunto da un essere ‘assieme alle altre’ se si aspira davvero al cambiamento.
(da https://www.illibraio.it/tutte-le-ragazze-avanti-908057/)

 

 

L’incipit: Ho pensato questo libro per te, perché ti sia utile, e per me, perché avevo bisogno di perdonarmi.

Il ricordo più vivo che ho della mia infanzia è che non volevo essere una bambina. Mi sembrava che ci fosse qualcosa di diverso nel mio modo di stare al mondo rispetto a quello di mio fratello e dei suoi amici maschi: c’erano più regole sull’andare in giro da sola e più servizi da fare in casa; muri spessi separavano i piatti da lavare, i pavimenti e i panni sporchi dagli uomini come mio padre e mio nonno: per questo non li vedevano e non se ne occupavano. E poi c’erano parole solo per le ragazze, quelle che servivano per indicare chi metteva gonne troppo corte, rideva troppo forte, rincasava troppo tardi.

Dall’altra parte invece esisteva un mondo che mi pareva senza confini: per i maschi nulla era troppo. Potevano ridere forte, correre, sudare; non aiutare mai in casa; nessuno di loro sbagliava a vestirsi o a dare retta a una ragazza per tutta la sera. Non c’era una parola per dire che un ragazzo era una puttana; l’avevo anche cercata sul vocabolario: non esisteva. Al contrario si poteva dire Presidente, e poi ingegnere, architetto, sindaco, meccanico e, in certi casi, trovare specificato sul giornale che si trattava di una femmina come una piccola stortura o un imprevisto. Alcune parole poi, se usate per una femmina diventavano insulti: la parola “camionista” ad esempio, poteva essere molto offensiva per una ragazza. C’erano dunque parole che in quanto donne ci appartenevano e parole che se rivolte a noi diventavano offese e questo voleva dire che maschi e femmine erano diversi e che le cose per loro dovevano andare in modo diverso.

Per quanto mi sforzassi, però, ai miei occhi questa differenza continuava a rimanere invisibile: mi piaceva giocare a calcio in mezzo al cortile e detestavo le bambole, le gonne, i primi lucidalabbra delle mie compagne preadolescenti. Mi comportavo da maschio anche se non potevo diventarlo. Al massimo potevo essere considerata un maschiaccio, una parola che odiavo e che avrei fatto di tutto per scrollarmi di dosso. Era un rimprovero: ero una femmina che si comportava da maschio quindi doveva esserci qualcosa in me di sbagliato. Mai a dieci anni avrei immaginato che a essere sbagliata potesse essere una parola. […]

Sono passati molti anni. Non so dirti esattamente quando, ma a un certo punto mi sono ritrovata a combattere con le parole. Cercavo quelle giuste per esprimere la sensazione di timore nel tornare a casa la sera tardi in una strada deserta ma l’unica che mi veniva in mente era “esagerata”.

 

 

La curatrice: Giusi Marchetta, nata a Milano nel 1982, è cresciuta a Caserta, poi si è trasferita a Napoli. Oggi vive a Torino dove è insegnante. Per Terre di Mezzo ha pubblicato le raccolte di racconti Dai un bacio a chi vuoi tu (2008), con la quale ha vinto il Premio Calvino, e Napoli ore 11 (2010). Nel 2015 è uscito, per Einaudi, Lettori si cresce, per Rizzoli ha pubblicato Dove sei stata (2018).

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(G. Leopardi, Zibaldone, 16. Settem. 1832).

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