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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)

Cos'è Scuolaslow

Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

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UNA SCUOLA FELICEDiario di un'esperienza educativa possibile, di Luciana Bertinato, Franco Angeli, Milano, pp. 192, € 18,00.

 

Che cosa desiderano i bambini? “Vivere in una scuola accogliente, dove incontrare compagni con cui imparare e con cui giocare in modo sereno, ricevere fiducia, essere accolti nello sguardo e nello spazio dell’altro”. Non vogliono essere stressati da tempi troppo stretti, da richieste di performance sempre più competitive (quelle interessano di più ai genitori). Chiedono tempo, e spazio per la relazione. Ce lo ricorda Luciana Bertinato nel suo Una scuola felice. Diario di un’esperienza educativa possibile (FrancoAngeli). Un libro controcorrente, perché chiede agli adulti di rallentare, e di ascoltare i più piccoli. Non in un’ottica passatista (le nuove tecnologie ci sono e vengono utilizzate) ma di rispetto e accoglienza, oggi più importanti di sempre.

“L’obiettivo che unifica le attività didattiche è uno: stare bene. La scuola deve accogliere tutti e avere cura delle relazioni, passare dall’io al noi. Non è un percorso facile, anzi, è una conquista” dice la maestra, che dal 1995 fa parte della Casa delle Arti e del Gioco fondata da Mario Lodi a Drizzona (Cremona). “Lo studio non è arrivare primi ma amare quel che si fa. La vera rivoluzione educativa è dare a ognuno il tempo giusto. Non significa perdere tempo ma guadagnarlo: se il bambino rallenta e apprende attraverso l’esperienza, quel sapere gli resta“.

Una scuola collaborativa e non competitiva mette al centro l’esperienza. E questo vale per ogni realtà, anche quella cittadina. Per conoscere la natura “non serve avere vicino un parco. Basta il cortile della scuola, un davanzale dove fare la semina delle erbe aromatiche. Basta il racconto di un nonno sul suo orto. La natura insegna ad aspettare, ad avere cura, a prendersi delle responsabilità, a diventare autonomi”. Si può imparare anche da uno spazio piccolo, non c’è bisogno di una scuola nel bosco. Ma tra tante attività belle ed emozionanti, che spazio resta per lo studio? Niente paura: lo spazio c’è, ed è fondamentale. Ma un conto è la fatica, che è utile se motivata. Un altro è la sofferenza: quella no, non è formativa. “La scuola felice non è semplice, anzi” spiega la maestra. “Si parte dall’esperienza per una rielaborazione e un approfondimento. Prima c’è il fare, poi la riflessione e lo studio. le nuove tecnologie aiutano nelle ricerche, noi usiamo molto la Lim. Ma non devono essere prevalenti, lo sviluppo dev’essere equilibrato”.  Per un insegnante è molto più facile assegnare lo studio del sussidiario da pagina x a pagina y. Impegnativo è invece, dopo l’osservazione degli alberi, fare una ricerca di botanica, osservare i quadri naturalisti di pittori celebri, leggere testi, connettersi in rete con altre scuole che stanno approfondendo le stesse tematiche, pubblicare un giornalino scolastico. E tutto sempre insieme, puntando sul noi e su un’idea di cittadinanza basata sulla nostra Costituzione.

Proprio per non dimenticare i valori fondanti della nostra Carta, è nata la Rete di Cooperazione educativa, dove genitori ed educatori, seguendo l’esempio di don Milani e Mario Lodi, puntano insieme a una formazione fondata più sulla collaborazione che sul tanto sbandierato merito (inteso come formalizzazione): “Fin dalla prima elementare i bambini possono vivere da cittadini liberi, imparando a rispettare le norme di convivenza civile, a tenere in ordine i materiali, a  svolgere a turno incarichi di lavoro. La cooperazione nella gestione della classe dà buoni risultati. Anche se non serve a vincere il primo premio”.

(Cristina Lacava, blog.iodonnait del Corriere della Sera,

Il risvolto:Educare è intraprendere un cammino felice e faticoso. Ci vuole un incedere lento per camminare con i bambini e le bambine. Occorre muoversi con fiducia, soprattutto nelle radure buie quando sembra che nulla accada nell'acquisizione delle conoscenze. Ci vogliono scarpe buone, un bagaglio leggero e una bussola per orientarsi, occhi attenti a scorgere i dettagli del paesaggio e riflessi pronti per affrontare l'imprevisto.
Oggi educare è più difficile di un tempo perché i bambini sono cambiati: vivono spesso dentro una rete di sistemi complessi, in mondi virtuali e nella solitudine di fragili ecosistemi familiari. Incrociano sul sentiero altri piccoli viandanti che hanno sguardi diversi sul mondo, parlano lingue e culture differenti.
Quali strumenti e quali sguardi occorrono per mettere in atto una buona azione educativa?
Come si individuano i bisogni autentici di ciascun bambino e si disegna la metodologia del gruppo classe? Come si scelgono gli strumenti più adatti per costruire una scuola dove tutti siano protagonisti del fare e del pensare, dell'impegno e del gioco, del lavoro e della festa?
Questo libro è il diario di una maestra - si legge d'un fiato come un romanzo - ma è insieme uno splendido manuale di didattica e pedagogia, una miniera di idee e pratiche da studiare e riprodurre ogni giorno nelle classi.
Esso racconta gli anni di scuola di un'insegnante vissuti attraverso pratiche didattiche innovative: le attività laboratoriali, i linguaggi dell'arte e della scienza di utile bellezza, la ricerca di soluzioni positive ai conflitti, l'elaborazione di regole e abilità sociali, i giornalini e la corrispondenza con Mario Lodi, le parole dei bambini.
Narra anche le difficoltà quotidiane nell'agire pratiche didattiche cooperative in una scuola priva di risorse, spazi e attrezzature adeguate. Descrive un cammino possibile a chiunque sia disposto a mettere nel proprio zaino l'osservazione attenta e l'ascolto, la cura della parola e l'esercizio del silenzio, il fare consapevole e il lavoro cooperativo, accanto ai mezzi tecnologici per imparare a navigare sicuri nel mare della rete.
Esso si rivolge agli insegnanti di scuola primaria ma anche ai genitori dei bambini e delle bambine che la frequentano, attori tutti dell'imprescindibile alleanza educativa. A scuola insieme si può coltivare la speranza e vincere la rassegnazione. Con ostinata pazienza, oltre ogni apparente impossibilità.



L’incipit
: I bambini e le bambine sono i protagonisti della nostra ricerca-azione educativa, ciascuno con il proprio bagaglio di esperienze, conoscenze e competenze acquisite attraverso il gioco; bambini curiosi e diversi gli uni dagli altri per le storie che hanno vissuto, le caratteristiche personali, la cultura e le condizioni socio-economiche delle famiglie di provenienza. Prima di entrare a scuola hanno imparato a esplorare il mondo usando i linguaggi del corpo, sperimentato sentimenti ed emozioni, incontrato i confini tracciati dagli adulti nella relazione.

Come li accogliamo? Siamo in grado di porci in continuità con le loro esperienze precedenti, di offrire idee, strumenti e spazi adatti a sviluppare le personalità, aiutandoli a “imparare ad apprendere” per mezzo di attività didattiche e coinvolgenti? L’acquisizione di una buona competenza professionale non può prescindere dal compito essenziale dell’educare nel suo significato profondo di avere cura: provare empatia, nutrire le menti, allevare passioni. Declinare il concetto di cura in tutte le sue sfaccettature educative significa innanzitutto porre l’attenzione sull’uso della parola che accoglie, include, educa. È la parola il mezzo che ogni educatore deve utilizzare per relazionarsi con il bambino, non sostituendosi ad esso ma mantenendo una giusta distanza tra l’essere presente e il farsi da parte, per consentirgli di camminare da solo affrontando le difficoltà e gli inciampi. Ritorniamo a donare il nostro tempo per coltivare il pensiero secondo l’antica arte della maieutica. Occupiamoci – come affermava Socrate – di suscitare negli allievi la passione per la verità e la virtù, senza le quali non c’è “la saggezza dell’umano e del politico”.

 

L’autrice: Luciana Bertinato, già insegnante di Scuola primaria, dal 1995 fa parte della "Casa delle Arti e del Gioco", fondata da Mario Lodi a Drizzona (Cremona), che promuove corsi di formazione per insegnanti e laboratori creativi per bambini. Dalla cascina del maestro, nel 2011, ha preso vita la Rete di cooperazione educativa "C'è speranza se accade @": un movimento d'insegnanti e genitori impegnati a promuovere lo scambio di buone pratiche educative fondate sui valori della Costituzione.

L’indice

Monica Guerra, Presentazione
L'accoglienza. Sono Bassma El Mir, vengo dal Marocco
Dall'io al noi. Abbiamo votato le regole per alzata di mano
Pensare, leggere, scrivere. Ho letto la prima parola sul pigiama di papà
I giornali dei bambini e la corrispondenza con Mario Lodi. Non avevo mai scritto un giornalino prima d'ora
Alberi bambini. L'acero è un corallo bianco nel buio della notte
Un orto e una cucina in ogni scuola. La salvia ha l'odore del bastone del nonno
Incontri, la linfa vitale. Bruno scriveva le poesie pensando al bosco
Tutta mia è la città. "Soave è uno castello sopra uno collecino di monte..."
La scienza e le energie rinnovabili. Abbiamo cotto le uova con un forno solare
La carovana dei Pacifici. Pacifico è chi giustifica le zanzare
Risorse web. Per una navigazione di utile bellezza
Bibliografia essenziale.

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A passo d'uomo

Parole al vento

VECCHIAIA

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La parabola della parola "vecchiaia": da evocatrice di saggezza e rispetto a termine da nascondere e negare- La vuota retorica "del nuovo"

Grande studio (ambizione) degli uomini mentre sono immaturi, è di  parere uomini fatti, e quando sono uomini fatti, di parere immaturi.   
 
(G. Leopardi, Zibaldone, 16. Settem. 1832).

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PUNTATE PRECEDENTI

Magnanimità
Gradimento 
Flauto 
Curiosità 
Tablet ai lattanti 
Fannulloni 
E allora? 
Penelope e 'a carogna 
Stare in fila
Truccati per la competizione  
La rivincita del somaro 
Psicofarmaci ai bambini 
Asfaltare l'avversario

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VIANDANTI E NAVIGANTI. EDUCARE ALLA LENTEZZA AL TEMPO DI INTERNET

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L'EDUCAZIONE NON E' FINITA

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