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ALBERI E MITIAlla scoperta delle piante sacre, di Gabriele BurriniIllustrazioni di Maurizio Marco Rossi, Edilibri, pp. 64, €10,90

Il libro: Ogni fiore, ogni arbusto, ogni albero d’alto fusto potrebbe raccontarci una storia appassionante o forse una bella leggenda. Però non tutti i vegetali sono così nobili e antichi da essere al centro di un mito, ovvero di una narrazione che comporta la presenza di un dio o un eroe. Certo, molti ricorderanno che la quercia era sacra al padre degli dèi greci Zeus o che l’ulivo era sacro a sua figlia, la dea Athena, detta dai romani Minerva. Ma molte altre sono le piante che hanno un mito da raccontare. Nasce da qui l’esigenza di questo volumetto, che vuol far conoscere gli dèi e gli eroi attraverso gli alberi e, di rimando, i più rinomati vegetali attraverso le figure divine. Ma i protagonisti saranno sempre loro: il loto, il grano, il vischio, il cipresso, il frassino, l’alloro e altri esemplari della natura verde.

L’incipit:I vegetali ­come è ben noto- per poter crescere si alimentano delle forze nutritive che assorbono dal suolo attraverso le loro radici e delle forze vitali dei raggi solari, insomma della luce, assorbita tramite l’apparato fogliare. Ogni pianta cresce dunque come fosse cittadina di due mondi: da un lato è figli della Terra, dall’altro è figlia del Cielo, o, meglio ancora, del Sole.
La fantasia degli antichi si dimostrò pertanto tutt’altro che ingannevole e credulona quando personificò queste energie terrestri e solari in figure divine o semidivine. Nel mondo vegetale le principali figure semidivine erano le ninfe, o “spose” (
nymphae appunto) degli alberi.
[…]
In altri casi, invece, le forze solari erano rappresentate non dalle ninfe ma dagli stessi dèi: per esempio la dea Demetra che insegnò la coltura del grano agli umani, la dea Athena che donò agli ateniesi l’ulivo.
Insomma per gli antichi le piante erano sacre, anzi erano un dono proveniente dal mondo divino, come attestano le tradizioni di diverse civiltà.
Dall’Egitto all’India uno stesso simbolo vivente parla, per esempio, un medesimo linguaggio: il loto, culla del dio egizio Horus, è in Estremo Oriente anche un ricettacolo delle anime pure che nell’aldilà rinascono nel paradiso del Buddha della Luce.
L’alloro, il cedro, l’ulivo, la quercia, la rosa di Natale, l’erica, il grano, il melograno e la betulla -per citarne solo alcuni- sono ancora oggi per noi “dotati di favella” e depositari di un lontano mito o di una suggestiva favola. Allora lasciamoglieli raccontare.

L'autoreGabriele Burrini, giornalista e storico delle religioni, ha curato interessanti antologie, tra cui (con Alda Gallerano) una raccolta di preghiere delle religioni antiche e moderne (Padre nostro che sei nei cieli, Bompiani) e un’antologia sulla letteratura d’amore (Pagine d’amor platonico, Edilibri). Per le Dehoniane ha redatto la raccolta I grandi temi della mistica ebraica. È autore di saggi sull’Oriente e dei volumi Karma e Antroposofia, scritti con A. Gallerano, e Omeopatia (Xenia). Ha edito racconti per adulti (Il cappellaio di Urmak, Edilibri) e piccini (Antichi mestieri, Alberi e miti, Edilibri). Sulla figura di san Michele Arcangelo ha scritto L'Angelo dei Nuovi Tempi (Edilibri).

Indice

  • Il primo ciuffo d’erba
  • L’alga dell’immortalità di Gilgamesh
  • Il loto blu e il loto bianco
  • L’erica di Iside
  • Il cipresso, l’albero di Zarathustra
  • Il melograno, l’immortalità secondo Zarathustra
  • Il grano di Demetra
  • L’ulivo della dea Athena
  • La quercia di Zeus
  • L’alloro di Apollo
  • Le mele d’oro nel giardino delle Espéridi
  • Il vischio dei drùidi
  • Il frassino di Odino
  • La betulla e lo sciamano
  • La rosa di Natale
  • L’albero del Paradiso
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