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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
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ALBERI NON RISPONDONOLo spazio urbano e i destini dell’abitare, di Carlo Sini e Gabriele Pasqui, Jaka Book, Milano, 2020, pp. 92, € 16,00

Vivere insieme nella città non è una scelta ma un destino, che da qualche tempo coinvolge la maggior parte degli abitanti del pianeta. Legato agli sviluppi della globalizzazione economica e tecnologica, questo fatto pone problemi nuovi agli urbanisti e a tutti noi. Come vivere insieme nella attuale città plurale, nelle grandi città-mondo che mescolano il sublime e il kitsch, la bellezza e l'orrore? Come fronteggiare la crescita inarrestabile delle disuguaglianze tra la città dei ricchi e la città dei poveri? Come favorire aggregazioni compossibili e risolvere questioni ambientali ed ecologiche di proporzioni mai conosciute? Domande ineludibili e problemi urgenti: la questione urbanistica è oggi la questione stessa del sapere.

L’intervista
[…]
– La città è sempre stata un elemento centrale e fondante non solo nella cultura occidentale. Il libro che lei ha scritto, insieme al professor Sini e che riprende la forma greca del dialogo, inizia con una citazione del Fedro di Platone. In questo testo, Socrate, come ripropone il titolo del libro, ci dice che gli alberi non insegnano e non rispondono mentre è possibile imparare dagli uomini di città. Perché Socrate sostiene questa tesi?

– Naturalmente la citazione è apparentemente estrema, provocatoria, in un momento in cui  i temi ambientali, della qualità dell’ambiente, sono importanti per chi riflette sulla città. L’intenzione non era certo di sottovalutare questi temi, ma semplicemente di osservare come la città sia il palinsesto nel quale si è costituisce  il sapere dell’occidente.  Noi l’abbiamo ripresa semplicemente per evidenziare come oggi le città siano i luoghi fondamentali, costitutivi, gli epicentri  dei  grandi processi di trasformazione globale, compresi  quelli legati alla crisi ambientale, a cui noi nel nostro dialogo facciamo riferimento. Dentro la forma del dialogo (che è propria della “polis” greca) si istituisce lo spazio filosofico, lo spazio della riflessione del pensiero. La collana di Jaca Book, Percorsi Mechrì, si inserisce in questo percorso, è proprio quello in cui Carlo Sini ha scelto di discutere, in una prospettiva transdisciplinare, con altri esponenti del mondo culturale.

[…]
-Qual è il punto d’incontro, tra il filosofo e l’urbanista, nel fruttuoso dialogo contenuto in questo volume che ha come sottotitolo “Lo spazio urbano e i destini dell’abitare”?

– Sia io che il professor Sini abbiamo teso nel costruire un’idea, secondo la quale, il vivere insieme nella città, oggi, deve essere al centro di tutte le nostre attenzioni. Altrimenti si corre il rischio che la città si frantumi, si frastagli, i conflitti prevalgano su una base che non può più essere la tradizionale base comunitaria, ossia di condivisione culturale completa, siamo troppo diversi. Carlo Sini mette in evidenzia l’ idea  di condivisione senza comunità. Un’idea che mi trova pienamente d’accordo, molto interessante, ed è questo è il punto più radicale e profondo di sintesi.

Il professor Sini evidenzia molto  la dimensione memoriale, che non è una dimensione di esclusivo recupero del passato,  ma una sorta di narrazione della città  e della sua tradizione, dalla sua  storia, fatta da tutti gli abitanti e dalle persone, anche da coloro che vengono da altri paesi e che hanno loro storie con il loro immaginario urbano. Questo è molto utile, ma secondo me, noi dobbiamo costruire una condizione di maggiore accettazione di alcune dinamiche che la città ci evidenzia. Ad esempio pensiamo al centro commerciale come ad un luogo esteticamente brutto ma che, in parte, ha sostituito alcuni luoghi tradizionali della nostra città.  Non si tratta quindi di demonizzare il processo di mutamento, si tratta di governarlo e comprenderlo con i suoi elementi di autoregolazione. Occorre considerare quali siano le possibilità positive che ci sono in alcune di queste trasformazioni, anche se discutibili.
(http://www.exagere.it/governare-la-pluralizzazione-radicale-delle-forme-di-vita-nella-citta-intervista-a-gabriele-pasqui/), intervista di Federica Biolzi a Gabriele Pasqui)

L’incipit: Sini: Vorrei cominciare questo dialogo ricordando un libro di Jacques Cauvin che la Jaca Book ha tradotto nel 2010 e che ha questo bel titolo: Nascita della divinità, nascita dell’agricoltura. La rivoluzione dei simboli nel Neolitico. Quello che mi importa di questo libro è che esso propone una tesi nel complesso nuova, frutto di una scoperta recente: il fatto, cioè, che i villaggi, i primi villaggi della storia, non sono la conseguenza dell’affermarsi e del diffondersi, al tempo del Neolitico, dell’agricoltura e dell’allevamento; essi invece, cosa per noi sorprendente, hanno una nascita autonoma, che precede, forse di qualche secolo, forse di millenni, la rivoluzione economica del Neolitico. Sembra un invito a leggere la situazione con gli occhi della teoria evoluzionistica dei nostri giorni: prima l’organo, che nasce per spontanea variazione accidentale, poi la funzione che lo avvalora e lo rende efficace e imprescindibile. Cauvin documenta il passaggio per tappe dalle comunità preistoriche di cacciatori e raccoglitori ai primi contadini, ai primi allevatori e, 100 mila anni fa, le prime sepolture. Parliamo di un periodo che va dal 12000 al 6300 a. C. e 12000 anni fa accadde appunto quella grande rivoluzione che illustrò fra i primi Gordon Childe nel suo famoso libro del 1936 (La rivoluzione neolitica). Gli studi e le analisi di Couvin si riferiscono in particolare alla zona più a est del Vicino Oriente. Nel 1955 si è scoperta, nella valle del Giordano, una serie di villaggi di cacciatori e di raccoglitori che sono anteriori addirittura di 2 millenni ad ogni agricoltura.

 

Gli autori:


Carlo Sini ha insegnato per trent’anni Filosofia teoretica all’Università degli Studi di Milano. È Accademico dei Lincei e membro di altre accademie e istituzioni culturali italiane. Tra i volumi di filosofia pubblicati di recente da Jaca Book ricordiamo: Lo specchio di Dioniso. Quando un corpo può dirsi umano? (con C.A. Redi, 2018, ult. ed. 2019); Trittico (2018); Inizio (2016); Del viver bene (2011, ult. ed. 2015). Jaca Book ha in corso di pubblicazione le sue Opere in sei volumi.


Gabriele Pasqui insegna Politiche urbane e Analisi della città e del territorio al Politecnico di Milano, dove ha diretto il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani. Si occupa dei mutamenti sociali e spaziali e delle forme del governo nella città contemporanea. È membro del Comitato scientifico dell’associazione Mechrí-Laboratorio di filosofia e cultura.

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