Statistiche

2295278
Tot. visite contenuti
2295278

Cerca

Newsletter

Iscriviti al servizio newsletter di Scuolaslow!

Novità

Scuola Slow è anche su Twitter (https://twitter.com/Scuolaslow) e su Facebook (https://www.facebook.com/scuola.slow)Twitter  Facebook

 

La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)

Cos'è Scuolaslow

Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

LEGGI TUTTO >>>

Condividi

BELVEDERE In terra d’Abruzzo, lungo la costa vi è un luogo noto come il belvedere dannunziano. Chi da questo lembo rialzato di costa, si affaccia sull’Adriatico in un pomeriggio autunnale gode di un paesaggio incantevole. Il cielo imperlato da strisce di nuvole e vergato dai raggi di un pallido sole, il mare del colore che ti immagini avesse nel giorno della creazione. Si sente, in quel momento, la grandezza antica del mondo che affiora alla superficie del mare e dell’animo di chi osserva. Una piccola strada ferrata  rugava il costone che degrada verso il mare. Quando, in questo scenario fatato, fino a qualche anno fa, sbucava il piccolo treno locale che da Termoli conduce a Pescara, con il suo incedere lento e discreto, dal promontorio si vedeva scorrere insieme l’Ottocento e il Novecento. E quando l’Eurostar che a gran velocità va da Lecce a Milano irrompeva in questo lembo di paesaggio eterno, doveva rallentare la sua corsa e procedere con il rispetto che si deve alla maestà della natura. Si assaporava il gusto dell’uomo che viaggiava con l’uso della tecnica

 

ma con il suo ritmo biologico. Non erano gli occhi della nostalgia a guardare. Era l’animo di chi vuole stare nel mondo, invece che essere spettatore di una rappresentazione che non lo riguarda.
    La linea ferrata ora è stata spostata e i treni che risalgono l’Italia dal Meridione scorrono tra rotaie che si snodano in interminabili gallerie sotto le colline dell’interno. Quella piccola ferrovia incastonata nella roccia è dunque liberata dal grande traffico nazionale e potrebbe essere tutta destinata al piacere degli uomini. Potrebbe rappresentare una bella risorsa per il turismo, oltre che per la storia. In Abruzzo esiste già un “trenino della valle”, che congiunge Pescara alle montagne attraversando colline, laghi e monti di grande suggestione. Lasciando in vita quei binari che scorrono sotto il promontorio, a un passo dalle acque del mare, si potrebbe realizzare un “trenino della costa” che, insieme a quello della valle, formerebbe una accoppiata di trenini turistici che darebbe la possibilità di godere di paesaggi irripetibili, sul mare e sui monti. Una qualunque nazione civile pagherebbe chissà quanto per avere una ferrovia così in un posto così.
   
Certo: mantenere questo tratto di ferrovia adriatica costerebbe molto. Ma esiste un turismo a costo zero? E perché si suonano sempre le fanfare del progresso quando ha luogo un insediamento “produttivo” che produce oggetti inutili (e che appena possibile, incassati i soldi pubblici, vanno a “delocalizzarsi” dove il lavoro costa meno), mentre non si potrebbe investire per consentire agli uomini di godere della natura e nutrire gli animi (con annesse occasioni di lavoro)? Ancora: perché si possono costruire costosissimi impianti di risalita e per “sparare” la neve dove non c’è e non si potrebbe mantenere, accettandone i costi, un patrimonio enorme che già esiste sul mare?
   
Niente da fare: ci si è precipitati ad asportare immediatamente i binari della linea dismessa. […] Di questa ruga ferrata si è inappellabilmente decretata la scomparsa. E viene da chiedersi: da dove ci viene  questa furia distruttrice che ci porta a cancellare il sudore degli uomini che l’hanno costruita, la gioia e il dolore di migliaia di persone che l’hanno risalita per andare a cercare un nuovo mondo e sono poi tornate dopo aver scoperto che il nuovo mondo stava a casa loro? Quanta cecità di fronte alle grandi possibilità che la natura  e il lavoro degli uomini ancora ci offrono…
   
La nostra generazione si sta assumendo questa brutta responsabilità storica: far scomparire i segni di un mondo. Ma chi ci ha autorizzati? In fondo la nostra generazione non è la padrona del pianeta, è solo in transito nel mondo. Sarebbe bene lasciare qualcosa anche a chi viene dopo.
   
E tra le cose da lasciare, per quanto di scarsa importanza di fronte ai grandi problemi del pianeta, ci dovrebbe essere una scuola che fosse la metafora dell’andare del treno in quel lembo di costa: capace di usare le tecnologie lasciando vivere l’uomo secondo il suo ritmo biologico; consentendogli di sostare, tacere, ascoltare, accelerare quando occorre e procedere lentamente quando la vita lo esige; di fermarsi a guardare il cielo e il mare; di ascoltare le profondità ancestrali della sua umanità; di ricordare «a quale silenzio bisogna dunque ridiscendere per ascoltare le pietre che cantano, e con esse il mondo»[1]; di percorrere in libertà i territori del Grande Tempo[2], quello che sta nell’animo degli uomini e che l’orologio della competizione non potrà mai misurare.    
(Nando Cianci, Gioventù scippata.Bambini e ragazzi tra cronaca e scuola, Teaternum, pp.152-155)



[1] Carlo Sini, Il gioco del silenzio, cit, p. 68

[2] Il Grande Tempo è la dimensione che sottrae gli uomini, gli animali, l cose, i sentimenti., le emozioni all’oblio che scaturisce dal loro consumo immediato e quotidiano.

Condividi

A passo d'uomo

Parole al vento

VECCHIAIA

di NANDO CIANCI

La parabola della parola "vecchiaia": da evocatrice di saggezza e rispetto a termine da nascondere e negare- La vuota retorica "del nuovo"

Grande studio (ambizione) degli uomini mentre sono immaturi, è di  parere uomini fatti, e quando sono uomini fatti, di parere immaturi.   
 
(G. Leopardi, Zibaldone, 16. Settem. 1832).

Leggi tutto...
PUNTATE PRECEDENTI

Magnanimità
Gradimento 
Flauto 
Curiosità 
Tablet ai lattanti 
Fannulloni 
E allora? 
Penelope e 'a carogna 
Stare in fila
Truccati per la competizione  
La rivincita del somaro 
Psicofarmaci ai bambini 
Asfaltare l'avversario

Libri lenti

VIANDANTI E NAVIGANTI. EDUCARE ALLA LENTEZZA AL TEMPO DI INTERNET

                                                   COPERTINA COPIA LAVORO

 di Nando Cianci

Youcanprint, Tricase pp. 120, € 10,00

Leggi tutto...
SLOW SCHOOL

RITSCHERdi Penny Ritscher, Giunti, Firenze, pp. 144, € 10,00

Leggi tutto...
LAVORARE CON LENTEZZA

LAVORARE_LENTEZZA

di Bruno Contigiani, Dalai Editore, Milano, pp. 112,      € 13,00

Leggi tutto...
GIOVENTU' SCIPPATA
copertina_libro
 
di Nando Cianci                  (con presentazione di Carlo Sini),Teaternum, pp. 160, € 10,00
Leggi tutto...
LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA

PedagogiaLumaca 1

   di Gianfranco Zavalloni, EMI, Bologna, pp. 153, € 12,00

Leggi tutto...
ELOGIO DELL'EDUCAZIONE LENTA

FRANCESCH

di Joan D. Francesch        La Scuola, Brescia,                 pp.192, € 9,50

Leggi tutto...
L'EDUCAZIONE NON E' FINITA

di Duccio Demetrio
RaffaelloCortina Editore, pp. 155, € 11

Leggi tutto...