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La scuola serve a vivere meglio, non a produrre di più
(Nando Cianci)

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Scuolaslow è una piazza nella quale incontrarsi, discutere, raccontare le riflessioni, le esperienze, le pratiche intrecciate con l'idea di una scuola slow, vale a dire sottratta...

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specchioQuale sviluppo per l’Italia, di Patrizio Bianchi, il Mulino, Bologna, 2020, pp. 184, € 13,00.

 

È tempo di investire in educazione, non solo per superare l’emergenza Covid, ma per guardare oltre, per ritrovare quel cammino di sviluppo che sembra essersi perduto nei lunghi anni in cui hanno prevalso individualismo e populismo e che deve fondarsi sui valori definiti nella nostra Costituzione. Il nuovo secolo della connessione continua ha bisogno di cittadini portatori, oltre che di contenuti, di creatività, lavoro di squadra, capacità di astrazione e di sperimentazione, senso di orientamento per poter navigare in mari aperti. La scuola deve rispondere a queste esigenze e muoversi, insieme al Paese, nel senso di marcia di uno sviluppo inclusivo e sostenibile.

 

La recensione: Cogliendoci impreparati ad affrontarla, la pandemia ha trasformato in modo spesso scioccante alcuni dei fondamenti del nostro vivere comunitario, intervenendo pesantemente sulla vita di relazione. Fra quei fondamenti si colloca certamente la scuola, intorno alla quale ruota l’organizzazione della vita quotidiana di migliaia e migliaia di famiglie. Col venir meno dello spazio fisico nel quale essa aggregava, del tempo convissuto scandito secondo ritmi noti e rassicuranti, dell’incontro con coetanei ed adulti in carne ed ossa con i quali imbastire il processo educativo, sono venuti alla luce anche ritardi e croniche lacune della scuola italiana. Proprio questo palesarsi di limiti e lacune fa sì che l’augurarsi un ritorno alla “normalità” precedente appare una strada non praticabile e, per certi aspetti, non auspicabile. Patrizio Bianchi affronta il groviglio del presente scolastico con l’occhio dell’economista e instaura un legame simbiotico fra scuola, sviluppo e democrazia. Lo fa attraverso un percorso che punta ad una nuova crescita non dimenticando per strada la solidarietà. Perché la scuola, che per definizione è il luogo dove si rimuovono ostacoli e disuguaglianze, nella realtà non sempre lo è. Anzi, le ha a lungo perpetrate, fino a giungere ad una nuova povertà educativa. Una sintetica, ma efficace, ricostruzione storica mostra come la scuola abbia nel tempo svolto funzioni sociali di vario segno, a seconda dei movimenti e delle comunità politiche che l’hanno mossa: acuire la differenza fra le classi, ma anche «formare il popolo ai valori identitari della comunità» e, con l’affermarsi del capitalismo «formare i lavoratori e tutto il personale che a diversi gradi gestiva i sistemi produttivi». Infine, si è fatta strada, a partire dal Settecento, l’idea della formazione della persona.

È tempo ora, secondo l’autore, di costruire nuovi percorsi e nuove competenze, avendo di mira una nuova strada per lo sviluppo e come stella polare la Costituzione. Valorizzando, al suo interno, il ruolo delle autonomie e dei territori. Una strada che non può prescindere dall’inversione di tendenza negli investimenti che, sono andati progressivamente riducendosi, a partire dal 2009, proprio nel momento in cui la necessità di uscire dalla crisi e lo sviluppo delle tecnologie avrebbero richiesto il contrario. E che non dimentichi mai che, prima di tutto vengono le persone.

È tempo, anche, di un dibattito nazionale sulla scuola e lo sviluppo, al quale l’autore fornisce un primo contributo attraverso questo libro che si muove con perizia tra passato, presente e futuro e ponendo, a conclusione, «tre questioni e dieci temi» per il dibattito stesso. Poiché una nuova strada per la scuola non potrà venire che da un fecondo dibattito che si ponga il problema di «quale paese vogliamo per noi e per i nostri figli e quindi quale scuola predisporre per realizzare un paese che non sia sempre in balìa dell’emergenza, ma sia capace di guardare avanti».

 

L’incipit: Esiste uno stretto legame fra educazione e sviluppo. Uno sviluppo socialmente ed economicamente sostenibile nel tempo si fonda sulla capacità di organizzare le competenze, le abilità manuali e il giudizio critico delle persone, e di trasformare queste in quel valore aggiunto che è la vera ricchezza di una comunità. La scuola è il luogo in cui si formano quelle competenze, quelle abilità, quel giudizio, elementi costitutivi della personalità degli individui, ma ne strutturano anche la partecipazione alla vita collettiva.

Tuttavia non è vero che la scuola sia «di per sé», per sua natura, luogo di integrazione e di eguaglianza. Storicamente la scuola è stato il luogo in cui si evidenziavano le differenze sociali e si consolidavano le disuguaglianze fra le classi. Per questo le parole scritte nella nostra Costituzione sono ancora più rilevanti, quando statuiscono che la scuola italiana deve essere aperta a tutti ed essere il primo presidio di uno Stato che vuole rimuovere ogni ostacolo che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impedisca «il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese». Per questo la nostra Costituzione resta nei momenti più difficili della repubblica la guida sicura per capire quale paese volere. […]

Questo libro vuole essere il mio contributo al percorso di orientamento in quel complesso insieme di legami che riuniscono la scuola, lo sviluppo, la democrazia in questo nostro tormento presente. Attraverso lo specchio della scuola possiamo prefigurare quale democrazia volere per il nostro paese, ma attraverso la scuola possiamo anche domandarci quale sviluppo predisporre per noi e per i nostri figli, esplorando il legame fra organizzazione e risultati della nostra scuola e modalità di crescita del nostro paese.

 

L’autorePatrizio Bianchi è professore ordinario di Economia applicata e titolare della Cattedra Unesco in Educazione, crescita ed eguaglianza presso l’Università di Ferrara, dove è stato Rettore fino al 2010. Assessore alla scuola, università, ricerca, formazione e lavoro della Regione Emilia-Romagna fino agli inizi del 2020, ha poi coordinato il Comitato degli esperti presso il ministero dell’Istruzione. Con il Mulino ha pubblicato numerosi volumi, tra cui Il cammino e le orme. Industria e politica alle origini dell’Italia contemporanea (2017) e 4.0. La nuova rivoluzione industriale (2018).

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