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LincantesimoStoria di Gerberto che diventò Papa Silvestro II, di Massimo Oldoni, Marietti, Bologna, 2022, pp. 192, € 18,00.

Il libro
Il 12 maggio 1003 muore a 63 anni Gerberto d’Aurillac, già abate di Bobbio, arcivescovo di Reims e di Ravenna, papa con il nome di Silvestro II. Dialettico, matematico e inesauribile bibliofilo, l’inafferrabile papa dell’anno Mille è stato uno straordinario protagonista del Medioevo europeo e dell’evoluzione del sapere sperimentale. Si narrava tuttavia che fosse diventato famoso e potente grazie ai favori del diavolo. I detrattori e gli inesauribili avversari delle sue scalate al potere hanno osteggiato in ogni modo la sua cultura eterodossa. In un intreccio di scienza e magia, di vita reale e di leggenda ha così preso forma un mito che va oltre la biografia del personaggio e oltre il Medioevo, in un mutevole paesaggio di episodi e avventure che si organizzano in un indimenticabile quadro storico.

L’incipit
Gerberto d’Aurillac, nato intorno alla meta del X secolo in Alvernia nel cuore della Francia, era un tipo aggressivo e nervoso, sicuro dei propri obiettivi, pronto alle lotte, un leader incline al potere. E un uomo così è diventato un mito. Dentro questo mito c’è tutta la sua vita di sapient artista (da ars, conoscenza, abilità, capacità tecnica, artificio) e di scienziato (mathematicus da mathesis, scienza, matematica), di uomo politico, vincente o perdente, di pontefice e di protagonista in un mutevole paesaggio di episodi e avventure che si organizzano in un indimenticabile quadro storico. E dopo il dibattito di Ravenna con Otrico di Magdemburg, nel 980, la fama di Gerberto si diffonde in Europa; poi, dopo la sua morte come Silvestro II nel 1003, si sviluppa in varie direzioni un mito che va oltre la biografia del personaggio e oltre il Medioevo.
I grandi mjiti del Medioevo nascono tutti dal desiderio di recuperare l’Antico e di rappresentare un oltre. Alessandro Magno: un modello di re non-biblico alle origini delle conoscenze etnico-geografiche; Virgilio: il riporto della grandezza di Roma nelle taumaturgie del Medioevo; il Prete Gianni: un tentativo di ripercorrere le geografie sconosciute di mondi ignoti, seguendo il cammino dei Tre Re, i Magi; Aristotele: il pretesto per esaltare e poi contestare il pensiero antico nel confronto con lo sviluppo creativo delle dottrine fra XII e XIV secolo. Tutti miti tradotti dall’Antico. Anche il mito di Roma di inserisce in questo quadro. Talvolta il mito di Roma diventa un’ossessione, o può essere un’utopia.

Le recensioni:

«Il mito di Gerberto nasce dall’eccezionalità del personaggio, e si forma dal X secolo in poi a seguito della diffusione del suo nome nell’Europa medievale come espressione di una cultura fuori dagli schemi, fatta di dottrina scritturale, di sapienza umanistica e di conoscenze sperimentali fisico-matematiche. In più, il suo presunto rapporto con il diavolo, la sua capacità di evocare Satana e la facilità di lasciarsi coinvolgere in episodi a sfondo sessuale gli procurano una serie di eventi magici ed erotici che ne accrescono a dismisura la fama. Il più famoso mito originale sorto nel Medioevo che arriva fino all’età moderna».
(letture.org, intervista all’autore)

La fama del pontefice scienziato divenne oggetto di una trasfigurazione leggendaria. A questa, ma anche al contributo alla scienza e al ruolo di Gerberto nel rinnovamento che cominciava a investire la società cristiana, dedica un bel saggio Massimo Oldoni: L’incantesimo della scienza. Storia di Gerberto che diventò papa Silvestro II (Marietti 1820, pp. 190, euro 18). Gerberto d’Aurillac resta, per noi, una straordinaria figura di religioso, di politico, di scienziato.
La fama della sua cultura era diffusa fin da quando era giovane. Prediligeva la matematica e l’astronomia, andava alla ricerca non solo di libri, ma anche di strumenti per lo studio delle stelle, e insomma aveva della cultura una visione almeno in parte nuova, in un mondo nel quale essa era ancora considerata come lettura ed esegesi dei testi sacri. Già da Reims e poi da Bobbio, Gerberto aveva organizzato la ricerca, la raccolta, la copia, la circolazione degli antichi codici. Soprattutto nel campo dell’astronomia la sua opera, fondata sulla trasmissione araba del pensiero tolemaico, fu di grande importanza.
Poteva essere sinonimo di magia, di interessi illeciti, addirittura di un patto con il diavolo? È l’aspetto più affascinante della vicenda, che molto dice sul suo tempo, e che Oldoni dipana come in un romanzo.
(Marina Montesano, ilmanifesto.it, giugno 2022)

«Si chiamava Gerberto, fu monaco nella diocesi di Aurillac; ma abbandonato il monastero, rese omaggio al diavolo affinché ogni cosa gli riuscisse proprio come desiderava, e il diavolo promise». Che un religioso smetta l'abito e giunga a contrarre un patto con il demonio è cosa già di per sé piuttosto sconvolgente. Il fatto che questo personaggio sia divenuto Sommo Pontefice, diciamolo pure, fa rabbrividire. Eppure, scorrendo il Liber pontificalis, nel quale sono riportate le vite dei papi, una volta giunti al nome di Silvestro II, che sedette sul trono di Pietro dal 2 aprile 999 al 12 maggio 1003, troviamo quelle terribili note biografiche, redatte nel XV secolo da un anonimo diacono. Chiariamo subito: la notizia è sicuramente falsa, come sostenne il celebre cardinale Cesare Baronio (1538-1607), che nei suoiAnnales Ecclesiastici riabilitò definitivamente Gerberto, diradando le tenebre di quella leggenda nera che lo aveva accompagnato in vita e, a lungo, anche dopo la morte. Resta tuttavia il fatto che il personaggio in questione conserva per gli studiosi un grande interesse, come testimonia il bel libro di Massimo Oldoni, L'incantesimo della scienza. Storia di Gerberto che diventò papa Silvestro II (Marietti 1820, pagine 190, euro 18), nel quale l'autore, già docente di Lingua e letteratura mediolatina nell'università di Roma La Sapienza, ricostruisce la biografia e le opere di questo protagonista.
(Maurizio Schoepflin, Avvenire, 23 aprile 2022)

L’autore
Massimo Oldoni è professore emerito di Lingua e Letteratura Mediolatine all’Università di Roma “La Sapienza”. Visiting professor nelle Università di Heidelberg, Turku, Berkeley, Valladolid e Copenhagen, nel 1986 ha ricevuto il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Direttore della collana di studi “Nuovo Medioevo” per l’editore Liguori, è stato tra i fondatori di “Galassia Gutenberg” Salone del Libro di Napoli e, dal 1979 al 1996, ha lavorato ai Programmi Culturali della RAI.

 

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