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PASSATOdi Mauro Bonazzi, il Mulino, Bologna, 2023, pp. 129, € 12,00.

Il libro: Possiamo ancora avere speranza nel passato? O nemmeno il passato è più quello di una volta? Nella società del presentismo, in un mondo in perenne accelerazione, il passato è ormai condannato a un destino di rimozione collettiva? E in che senso possiamo ancora parlare di quella tradizione europea e occidentale contro cui sempre più spesso ci si scatena? Non è certo questa la prima volta che una società si focalizza sul presente, ma oggi più che mai ci si identifica con «un immediato» che non sembra avere - né volere - un passato e un futuro. Il passato non parla più una lingua conosciuta, ma certo pone un problema che riguarda tutti noi. Senza cedere alle tentazioni della nostalgia, questo libro lo riscopre come un processo dinamico in continua negoziazione col presente. Del resto, ritornare al passato è un modo eccellente per prepararsi al futuro e cominciare a costruirlo.

L’incipit: 1. Sempre più veloce. La macchina prende velocità, corre, ai lati il paesaggio si sfuoca. Il corpo, la schiena sono schiacciati contro il sedile, l’adrenalina sale, e sale anche l’attenzione. Macchine davanti, ai lati, dietro, corrono tutte. Gli ostacoli entrano nel campo visivo solo all’ultimo, quando è quasi troppo tardi; la mente, sempre tesa, cerca di reagire agli imprevisti. Il paesaggio cambia di continuo. Quanto alla direzione presa, da dove si sta arrivando e dove si sta andando, sono questioni a cui si penserà dopo, ora non c’è tempo. Ora bisogna pensare alla strada. Mantenere adesione con il terreno, non rimanere indietro, tenere la carreggiata, non andare a sbattere. È una sensazione esaltante, ma all’ebbrezza si accompagna anche la paura che le cose possano andare male, sfuggendo al controllo. Come in un videogioco, la velocità aumenta ancora. Ma non è un videogioco.
Poi si ferma tutto.

2. Nel 2010 Hartmut Rosa ha scritto un breve libro, tanto intenso quanto illuminante. È un «saggio sulla vita moderna», scrive nella prima frase. E già nel titolo compare la parola chiave per capire questa «vita moderna», il mondo e i tempi in cui viviamo, o forse in cui vivevamo. Accelerazione e alienazione. Fino a poco tempo fa, vivevamo in un mondo in continua accelerazione, in cui le novità arrivavano con ondate sempre più burrascose, senza che ci fosse tempo di adattarsi ai cambiamenti perché intanto stava già succedendo qualcosa d’altro, di non meno importante, e di ancora più urgente. Come in un videogioco, la sfida era esaltante, ma all’ebbrezza della novità si accompagnava la paura di perdere il controllo, o ancora peggio di rimanere indietro, scivolando conseguentemente sempre più in fondo. In un mondo in cui tutto va veloce ci si divide velocemente tra vincenti e perdenti, tra chi si sa adattare alle nuove situazioni (o ha i mezzi per farlo) e chi è condannato a una condizione di precarietà. Non si trattava soltanto dell’accelerazione prodotta dalle innovazioni tecnologiche, per quanto proprio questo sia il fenomeno più visibile: si pensi alla crescita di velocità nei trasporti o nelle comunicazioni nel nuovo mondo globalizzato. Nella nuova realtà digitale tutto è connesso, dunque simultaneo e istantaneo. Altrettanto importanti erano le conseguenze sulla realtà sociale.

L’autore: Mauro Bonazzi insegna Storia della filosofia antica presso l'Università degli Studi di Milano. Ha insegnato anche a Clermont-Ferrand, Bordeaux, Lille e all'École Pratique des Hautes Études di Parigi. Specialista del pensiero politico antico, di Platone e del platonismo, tra le sue pubblicazioni ricordiamo: I sofisti (Carocci, 2010), Platone, Menone e Fedro (Einaudi, 2010 e 2011), À la recherche des Idées. Platonisme et philosophie hellénistique (Vrin, 2015), Il platonismo (Einaudi, 2015), Atene, La città inquieta (Einaudi, 2017), Piccola filosofia per tempi agitati (Ponte alle grazie 2019) e Creature di un sol giorno. I greci e il mistero dell'esistenza (Einaudi, 2020).

Le recensioni:

Se, almeno noi occidentali, per qualche secolo abbiamo creduto nel progresso delle condizioni materiali e della razionalità dell’uomo, se dopo le due guerre mondiali abbiamo pensato come possibile una condizione di ordine mondiale, accompagnata da una prosperità che con il tempo avrebbe raggiunto tutti, ora certamente non la pensiamo più così.
Ora consumiamo il nostro presente nel timore di un futuro che incombe e ci spaventa. Le alterazioni ambientali a livello globale, i conflitti tra gli stati, quelli sociali, e anche un’aggressività generalizzata a tutti i livelli generano inquietudine e sconcerto.
Guardare al passato farebbe pensare a una sorta di rifugio, sicuro, perché almeno questo non corre pericoli, ciò che è stato è stato, nessuno lo può cambiare. Ma non è questo il messaggio che possiamo cogliere dal libro di Mauro Bonazzi, professore di storia della filosofia all’Università di Utrecht, intitolato appunto Passato, riferito all’Europa e a tutto l’Occidente in rapporto con il resto del mondo.
[…]
Il passato che ci è giunto dalle varie narrazioni, come il presente delle altre civiltà, non è qualcosa di univoco, anche se le visioni stereotipate hanno ancora largo spazio.
[…]

Noi, l’Occidente, siamo un soggetto collettivo, come lo è l’Oriente; per questo declina al plurale i due termini nel titolo che dà al capitolo V. Potremmo aggiungere alla pluralità il dinamismo, al quale Bonazzi accenna a pagina 93, anche perché il cambiamento, costante in ogni epoca storica, ha raggiunto ai nostri giorni un’intensità vorticosa.
Cambia il mondo ed è cambiata pure la posizione che l’Occidente deteneva rispetto al resto del mondo. La superiorità economica e tecnologica era accompagnata a un dominio che rivestiva anche un aspetto culturale e che noi occidentali avevamo forse sopravvalutato. E ora cosa possiamo fare?
[…]
Se c’è una linea di demarcazione non è certo tra Oriente e Occidente ma tra chi, distribuito da una parte e dall’altra, ha fiducia nella ragione umana dialogante e chi non scorge questa possibilità. Nella situazione in cui siamo, guardando il nostro passato certamente non esente da colpe, Bonazzi esprime la sua speranza, il suo ottimismo per quello che si può ancora fare: «Al netto di tutte le critiche possibili, andrebbe comunque riconosciuto che la consapevolezza del problema, e la fiducia nella ragione come mezzo per trovare una possibile soluzione, rimangono un tentativo appassionante».
(Raffaele Pisani, http://www.instoria.it, n.192, dicembre 2023)

“Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli! Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Siamo immersi nel presente, viviamo dell’immediato, il passato è già accaduto, il futuro deve ancora venire. Da dove proviene questa fiducia nel presentismo? Tra il Cinquecento e il Seicento attraverso Bacon e Comte si profetizzava un mondo libero dalle catene della tradizione. Del resto il termine “moderno” deriva dall’avverbio modo che sta a significare ora, recentemente. Quindi siamo perennemente connessi, viviamo convinti di trovarci nell’epoca migliore e idealizziamo solo una fetta del passato: quella che più ci conviene. Da occidentali tendiamo a prediligere alcune epoche, veneriamo l’età greco romana perché ne valutiamo solo una parte; nessun periodo storico, come ci spiega Mauro Bonazzi, può essere considerato privo di vizi e brutture. Il movimento della cancel culture vuole appunto mettere da parte una buona fetta del mondo antico. Omero era razzista, Ovidio raccontava troppo spesso di stupri, quindi da bravi “cancellatori” ci interessa salvare tutto ciò che apparentemente non crea un danno. Non dobbiamo però dimenticare i tanti cancellatori della storia. Se i nazisti furono capaci di sopprimere un popolo, i cristiani si impegnarono nel disfacimento di tutto ciò che poteva essere considerato “pagano”. Quindi tutte le epoche storiche e le religioni che professiamo hanno avuto un decorso colmo di aberrazioni. Occorre a questo punto considerare che non siamo atomi isolati e provare a non dimenticare il passato. Quello che è accaduto prima di noi deve servirci da lezione. Il futuro deve fornirci la giusta motivazione, dobbiamo ricordarci da dove siamo venuti e capire dove possiamo andare.
(https://quattrolibri.info/passato-mauro-bonazzi/)

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